Ancora reduci dalla scarica di adrenalina accumulata ieri, eccoci al nostro secondo appuntamento. Diamo i numeri. Come sempre. Prima e diversamente degli altri. Buon viaggio
10 alla Grandeur di Francia e ai polpastrelli di Boris Diaw. La prima è l’esprit di una Nazione cestisticamente frutto di un meltin pot, quasi apolide, che però in un anno vince prima gli Europei, innalza Tony Parker al ruolo di Le Roi, poi arriva in Spagna depotenziata, sembra debole e vanesia, eppure centra la partita perfetta, abbatte la Spagna, intona la Marsigliese al cospetto di un Palacio ammutolito. Boris Diaw, al di là dei 15 punti e delle tre sofficissime triple, sciorina una pallacanestro deliziosa quanto i piatti di Alain Ducasse, di Marc Veyrat, del pollo di Bresse chez Paul Bocuse… Manicaretti aristocratici, forse leziosi, che fanno anche arrotondare, però schiantano il pan y tomate spagnolo, borioso e alla fine inconcludente. Rubio 4 e meno 8 di plus minus, Marc 3 e meno 14, Ibaka non pervenuto… E la Spagna affonda, travolta dai troppi vaticini positivi
9.5 all’orgoglio serbo, rimasto ben vivo e vegeto sotto i bombardamenti democratici che negli anni Novanta seppellirono Belgrado. Giunta agli ottavi con pochissime speranze e tanti nei, la Serbia di Sale Djordjevic ha dapprima cacciato dai Mondiali la lanciatissima Grecia, imbrigliandola col suo gioco fatto di talento, rudezza e cazzimma balcanica. Infine ha sepolto sotto 28 punti il Brasile farcito di lunghi Nba, dimostrando che anche chi rimane al di qua dell’Oceano, forse, ha qualcosa da dire..
9 alla scuola europea, al Vecchio Continente deriso e preso d’assalto dalle nuove forze mondiali. 3 formazioni europee si 4 in semifinale, e alla guida di Team USA c’è un quasi polacco…
9 a Milos Teodosic e Bogdan Bogdanovic, presente e futuro della nazione Serba, prosecuzione ideale della grande scuola ex Jugo. Dopo Sasha Danilovic, Bodiriga, Djordjevic, e nel ricordo di altr grandissimi campioni, anche se la modernità mette e a rischio le cattedre cestistiche, il Sacro Fuoco del Basket arde ancora, dalle parti di Belgrado
8.5 a Heurtel, 13 punti e 16 di valutazione, il comprimario che contro la Spagna sembrava il Larry Wright del 1983, quello elevato a imperitura grandezza dal Vate Bianchini.Impressionante
8+ all’esplosiva coppia di lunghi di Team USA: Faried viene dalla stella Fleed, Davis è caduto nella pozione magica dei Galli, come Obelix. Per quello ha braccia e spalle grosse come un Caterpillar…
8 alla Lituania, forse orfana di un grande leader, eppure capace di approdare in semifinale. I vecchi Lavrinovis, il redivivo Seibutis, l’aitante Valanciunas (quando non perde la testa). Ciò detto, contro gli USA noi metteremmo in campo un’arma illegale e offriremmo al mondo un grande coup de theatre: Arvydas Sabonis in campo per 10 minuti, uscendo l’ultimo istante dal tunnel e lasciando in silenzio tutto il palazzo
7/8 a Sale Djordjevic, a cui palle e coraggio non sono mai mancati, ieri come oggi
7/8 a Collet, che forse non sarà mai Gregg Popovich, ma che dopo il trionfo europeo ricostruisce un’idea di squadra
7.5 alla Turchia di Ataman, che zitta zitta rimedia al disastro di Slovenia 2013 e finisce tra le prime 8 del mondo. E a chi critica Boscia Tanjevic, vorremmo chiedere: ma di chi sono i meriti della scoperta di Preldzic??
7 alla Nuova Zelanda, che esce con onore
6.5 alla Repubblica Dominicana, idem come sopra
5.5 alla Croazia, che disponeva di un potenziale idoneo a raggiungere risultati migliori. Peccato per Dario Saric, meritava di più
5 all’Australia, formazione ricca di talenti e classe, ma molle come un fico
5- alla Grecia, che aveva il potenziale per arrivare (almeno) in semifinale, ma le cui stelle – Papanikolau, Calathes e Bourousis – devono fare bagni d’umiltà ed esami di coscienza. I vincenti sono fatti diversamente
4.5 alla Spagna, che avrà anche avuto troppi favori del pronostico, avrà generato troppe illusioni, eppure aveva mostrato un basker spettacolo nelle prime fasi, ancorché (forse) sovrastimato in alcune parti, specie rispetto a Team USA. I passaggi a vuoto di campioni come Rubio, Gasol Jr ed Ibaka sono del tutto imperdonabili. Come la faccia perennemente triste di Orenga, anche prima che diventasse un trend topic su Twitter con l’invito alla dimissioni
PS: non ci ripetiamo per evitare la piaggeria, ma il servizio reso da Sportitalia durante questi Mondiali, la qualità dei commenti tecnici e lo sforzo produttivo sono davvero manna per gli amanti del basket. Un’indigestione di palla a spicchi come non si vedeva da Londra 2012, ma questa volta tutta in chiaro… Chapeau