Abbandonati all’incuria i totem che raffigurano la storia della Pallacanestro Cantù, nel centro della città. Ma all’assessore alla Cultura non importa, perché “ci sono bisogni più urgenti”. Dichiarazioni che gridano vendetta…
CANTU’ – Ci sono (anzi, c’erano) campioni del calibro di Tom Boswell, Antonello Riva, Charlie Recalcati, Sam Hines. Ci sono, anzi c’era, la storia della Pallacanestro Cantù, la più piccola città d’Europa a fregiarsi di due Coppe dei Campioni. Ci sono ma rischiano di sparire, rovinati da incuria, dall’imbecillità senza freno dei vandali di oggi, dal tempo e dalle incredibili, inudibili e per il sottoscritto veramente fastidiose dichiarazioni recenti dell’assessore alla Cultura del Comune di Cantù, Francesco Pavesi.
I totem sono immagini plastificate, poste nel centro di Cantù, che raffigurano e rimandano diretti alla storia di Cantucky. Sono effigi importanti, che trasmettono la gloria, la passione, la fatica e il sudore di una storia gloriosa, dell’epopea di Aldo Allievi. Oggi sono preda dell’incuria, ma come detto anche minacciate a morte dalle parole riportate da Christian Galimberti- cronista della Provincia di Como- in un pezzo sul triste destino dei totem.
Leggiamolo, questo virgolettato (NON SMENTITO) che ci ha letteralmente fatto sobbalzare sulla sedia: “Nella situazione attuale e non avendo le risorse le priorità che abbiamo sono altre. Quello che c’è, lo indirizziamo verso bisogni più urgenti. Non abbiamo la possibilità di rifare i teli”.
Siccome ci occupiamo di giornalismo e cronache politiche da almeno due decenni, questa dichiarazione – a nostro avviso – entra a pieno diritto nella Top Five della insulsaggini. E ci spieghiamo.
Caro assessore Pavesi, noi speriamo – ardentemente – che Lei abbia detto certe cose in preda a stato febbrile. Perché, posto che chi scrive conosce piuttosto bene la situazione devastante dei bilanci degli enti locali, noi non possiamo credere che l’Amministratore di una città come Cantù possa aver detto certe cose. Non possiamo credere che un Assessore alla Cultura ignori, dimentichi, seppellisca, liquidi con certe parole la storia di una società sportiva che è innervata nei gangli più profondi di Cantù, una società che ha reso Cantù famosa nel mondo (ignoriamo – colpevolmente – le sue intraprese in campo culturale, caro Pavesi, ma dubitiamo fortemente che di esse parleranno a Madrid, dove nella sala dei trofei del Real, al Santiago Bernabeu, il nome della Pallacanestro Cantù è posto in bella evidenza al cospetto delle centinaia di migliaia di visitatori che visitano quel luogo, dove risuonano i nomi di Alfredo di Stefano, assieme alle più grandi gesta sportive europee e mondiali).
La cultura è tutt’uno col senso di comunità, con l’identità, la tradizione e il senso di appartenenza di un popolo. E ricordi che, benché sprovvisto di mezzi finanziari, un assessorato o un Comune può sempre attivare le forze vive della società, può appellarsi a quel mondo dell’impresa che – benché sfibrato da anni di crisi – resta, a Cantù e nel Comasco, un segno distintivo dell’operosità straordinaria che vi ha reso un esempio.
Tutto si può dire o fare, caro assessore. Tranne certe bestialità. Quindi, auspicando che si sia trattato di un infortunio dialettico (ancorché grave), attendiamo con ansia la correzione del tiro. E che dei gloriosi Totem, e della loro gloriosa storia, si occupi finalmente qualcuno.
Si ricordi che Nandokan Gentile, quando seppe che il Palamaggiò di Caserta era chiuso per una morosità di 3 milioni di lire verso l’Enel, si mise in coda alle Poste, saldò il debito di tasca sua e fece riaprire il palazzo. Quindi crediamo che, appellandosi a qualche gloria canturina del passato – una fa anche il presidente del Coni lombardo – una soluzione si possa trovare. Così, tanto per rimediare. O per cominciare, a rimediare.
Grazie per l’attenzione, gentile assessore.
Fabrizio Provera
(la foto in evidenza è tratta dall’archivio della Provincia di Como)