La crisi economica e il caos societario, con il club in liquidazione, non frenano la Montepaschi. Per il coach bianco verde, però, non ci sono segreti: “Vedo quotidianamente nella squadra il piacere, l’attenzione e la voglia di applicarsi sul parquet”

Marco Crespi (foto Fabrizio Stefanini 2013)

Marco Crespi (foto Fabrizio Stefanini 2013)

Siena – La Mens Sana c’è e rimarrà a lottare per il vertice fino in fondo. La convincente affermazione della Montepaschi sulla Sidigas Avellino di domenica scorsa ha ribadito che sul parquet Siena non risente affatto dell’instabilità societaria che sta mettendo a repentaglio il futuro del club dominatore assoluto delle ultime stagioni. Il coach bianco verde Marco Crespi, però, non si considera artefice di alcun miracolo e vive con la massima naturalezza quanto i suoi stanno dimostrando sul campo.
Nonostante la rivoluzione estiva e la successiva partenza di Hackett, Siena si sta confermando ad alti livelli. Quale il segreto?
“La squadra era stata costruita per supportare un leader tecnico ed emotivo come Daniel che aveva tanti punti e tanti possessi nelle mani. Dopo la sua cessione è stato necessario rimodellarla, pensando ad una diversa distribuzione del gioco. Una situazione facile da fotografare a parole, ma più difficile da mettere in pratica sul campo”.
Un cambiamento abbastanza radicale…
“Si, ma anche un opportunità di lavoro molto stimolante sotto tutti i punti di vista. Abbiamo elaborato soluzioni tattiche diverse ed offerto ai giocatori un nuovo copione nel quale potersi esprimere al meglio”.
La squadra sta evidenziando grande coralità. Contro Avellino nel primo quarto erano già sette i giocatori a referto…
“Quando un allenatore vede che ogni singolo elemento si muove in funzione dei compagni non può non essere soddisfatto. Questo spirito è in primo luogo un obbiettivo da conseguire, poi una volta raggiunto qualcosa da coccolare, nutrire, riscaldare affinché non si esaurisca”.

Marco Crespi (foto di E.Zito 2013)

Marco Crespi (foto di E.Zito 2013)

La società è in liquidazione e il futuro appeso ad un filo. Come riuscite a rimanere impermeabili a quanto sta accadendo fuori dal parquet?
“I veri professionisti sono imprenditori di se stessi. Non cerchiamo scuse o alibi. Vedo quotidianamente nella squadra il piacere, l’attenzione e la voglia di applicarsi in campo. Parliamo solo di contenuti tecnici e non abbiamo bisogno si commentare quello che succede fuori”.
Alcuni giorni fa ha ricevuto la visita di Beretta, tecnico del Siena calcio che sta vivendo una situazione simile alla vostra. Vi siete fatti coraggio a vicenda?
“Siamo entrambi lombardi e ci eravamo già incontrati in passato. Farsi coraggio, però, spetta alle persone prive di un occupazione e non è il nostro caso. Noi abbiamo soltanto saper trasmettere ogni giorno passione all’ambiente che ci sta attorno. E il modo migliore per riuscirci è ascoltare il piacere che si ha dentro per questo lavoro”.
È il secondo posto l’obbiettivo della regular season per Siena?
“Già con Hackett in squadra puntavamo ai playoff e adesso li abbiamo praticamente raggiunti. Mi sembra un ottimo traguardo. Ora siamo attesi da sei sfide difficili, ma anche stimolanti. Cercheremo di ottenere il massimo, senza pensare alla classifica”.
L’eliminazione in Eurocup, tra l’altro, vi consente di sfruttare al meglio il lavoro settimanale…
“L’Eurolega prima e l’Eurocup poi sono state davvero importanti per dare motivazioni ed accrescere l’autostima della squadra. È chiaro che non eravamo attrezzati per andare oltre le Top 16, che abbiamo mancato di un soffio. Non avere più il doppio impegno ci ha consentito di aggiungere all’autostima acquisita in ambito internazionale più tempo per il lavoro individuale, fisico, tecnico e tattico”.

Marco Crespi

Marco Crespi

Si chiede mai “perché proprio nel mio anno il caos societario a Siena”?
“Questa situazione non è stata un fulmine a ciel sereno. Quando ho accettato l’incarico di capo allenatore sapevo già che prospettive erano cambiate. E per la qualità delle persone con le quali mi torvo a collaborare sono soddisfatto della mia scelta”.
L’ex gm Minucci, nuovo presidente di Lega, in città è una figura molto dibattuta. Cosa ne pensa?
“Non me la sento di dare giudizi. Io mi occupo solo di vicende di campo. Posso dire che Minucci è stato il motore principale del percorso della Mens Sana. Questi sono gli unici fatti sui quali mi voglio basare”.
La pallacanestro italiana è in difficoltà. Quale futuro prevede per il nostro basket?
“Parlare di visione pessimistica o ottimistica significa esprimere un giudizio. Qui però non servono commenti, ma idee. Soltanto mettendo in pratica nuove e positive idee il basket può tornare a crescere”.

Autore: Giacomo Luchini
Fonte: Repubblica.it