A campionato appena concluso  possiamo provare a tirare le somme di una stagione che comunque sia è già entrata nella storia del basket brindisino come la migliore di sempre. Mai infatti Brindisi aveva centrato la salvezza in Serie A, cullando oltretutto, e  per buona parte della stagione, anche il sogno Play off. Nel nostro pronostico di inizio stagione avevamo posizionato l’Enel tra la decima e la sedicesima posizione finale in “lotta continua” fino all’ultimo per la salvezza. Almeno in parte è andata proprio così, nel senso che la compagine brindisina ha terminato la stagione regolare al dodicesimo posto, con 22 punti in classifica sebbene in realtà la permanenza nel massimo campionato non sia mai stata in discussione. Analizzare la stagione appena trascorsa nel suo complesso non è comunque impresa facile perchè, pur non cambiando in corsa alcunchè , la squadra ha avuto almeno  tre volti differenti coincisi con tre fasi ben precise della stagione.

La prima fase è stata di rodaggio come prevedibile per una neopromossa che in estate aveva profondamente modificato il roster cambiando 4/5 del quintetto base che aveva portato alla promozione, anch’essa storica perchè la prima conquistata vincendo i play-off, serbando tra gli starters il solo Gibson, tra l’altro l’ultimo arrivato dell’anno passato ed, in questa fase, impiegato da Play-maker,  un ruolo diverso rispetto al suo naturale di shootin’guard. Questa fase di rodaggio è durata per le prime 5 gare, 4 delle quali perse, nelle quali il team guidato da Piero Bucchi aveva evidenziato un ottimo attacco ed una difesa rivedibile.

Piero Bucchi e Scottie Reynolds (foto di E.Zito 2013)

Piero Bucchi e Scottie Reynolds (foto di E.Zito 2013)

Alla sesta di andata la svolta: Reynolds prende in mano la conduzione del  gioco, Gibson mette da parte l’idea di fare il play, il lavoro svolto in allenamento comincia a dare frutti anche in difesa e si vince a Sassari, impresa poi riuscita solo a Milano. La squadra mette in mostra, oltre ad innegabile talento offensivo, una propensione al pressing ed alla difesa forte che la porta ad inanellare tutta una serie di ottime prestazioni coincidenti con le  vittorie che valgono a Brindisi il settimo posto alla fine del girone d’andata , con  conseguente accesso alla Final-Eight di Coppa Italia, con addirittura una gara di anticipo . Questa fase culmina con la vittoria su Siena alla seconda di ritorno e  prosegue fino alla quarta di ritorno quando l’Enel piega  Cantù non ancora in profonda crisi.

A questo punto nella testa dei giocatori brindisini avviene qualcosa di scarsamente comprensibile all’esterno: forse un senso di  appagamento per aver già, praticamente se non aritmeticamente, raggiunto l’obiettivo stagionale, forse per qualcuno affiora la  nostalgia degli States, forse incomprensioni tra i giocatori più in vista generano contrasti interni allo spogliatoio, forse ancora un calo fisico in uomini provati dal continuo correre per quasi tutti i 40 minuti. Probabilmente in realtà, l’insieme di tutti questi fattori porta ad un blocco totale della squadra che non difende più, perde fluidità e coralità nel gioco d’attacco e conseguentemente perde partite su partite, ottenendo un unica vittoria, contro la derelitta e retrocessa Biella, nelle restanti undici partite.

Questo finale sciagurato  finisce per gettare un’ombra su una stagione comunque positiva  ma che poteva addirittura essere esaltante e porterà quasi sicuramente all’ennesima profonda modifica del roster: certi di restare anche il prossimo anno , almeno al momento, tutto lo staff tecnico ed i soli Simmons ( già confermato) e Zerini e Formenti con ancora un altro anno di contratto. Partiranno quasi sicuramente sia Gibson che Reynolds, artefici massimi nel bene e nel male del risultato finale, attratti il primo dall’N.B.A. e l’All American da un ingaggio presso uno dei top-team europei, in  buona sostanza quelli che disputano le “coppe”. Fortemente in dubbio anche la riconferma per Robinson , sul quale la società vanta un’opzione per il prossimo anno, che pur non  demeritando (12.9 punti di media e 5.7 rimbalzi in 29.5 minuti di impiego) ha evidenziato insieme alla classe cristallina un’ evidente mancanza di leadership. Quasi certa la partenza dell’altro americano Grant forse ancora non del tutto maturo per un campionato di questo livello e penalizzato vieppiù dal passaporto statunitense (udite udite, nel basket italiano siamo riusciti a discriminare anche gli yankee) in caso di più che probabile passaggio alla formula dei 4 “comunitari/cotonau” + 3 extracomunitari (in pratica solo gli statunitensi e pochi altri) + cinque italiani (un oriundo compreso). Il passaggio a tale formula mette in dubbio anche le riconferme di Ndoja e Viggiano che, pur contentissimi della piazza, dovrebbero accettare un posto di minor rilievo nelle rotazioni e conseguentemente anche un più che probabile ridimensionamento dell’ingaggio.

Jeff Viggiano (foto di E.Zito 2013)

Jeff Viggiano (foto di E.Zito 2013)

A quest’ultimo proposito abbiamo appreso dal, dimissionario per sopraggiunti limiti di età, GM Santi Puglisi che, nell’ultima riunione di LegA, le società si sarebbero accordate per una moratoria  generalizzata, se non addirittura per  un drastico ridimensionamento, dei compensi dei giocatori italiani cresciuti negli ultimi anni esponenzialmente ed  in maniera assolutamente sproporzionata al loro reale valore sul mercato globale, appaiono infatti pochissimi, non più di una decina,  i giocatori italici che potrebbero trovare conveniente collocazione al di fuori dei nostri confini.

Tornando alle ipotesi di riconferma , appare, ad oggi, come un miraggio quella del deludente Fultz ( ci sono state autorevolmente confermate le voci che, ad un certo punto, della stagione davano Brindisi sul mercato alla ricerca di un altro  play italiano)  alla sua peggior stagione da professionista e che a Brindisi avrebbe perso, sempre per bocca del “Santone” Puglisi, una grande occasione per far definitivamente decollare la sua carriera sportiva.

Deto delle ipotesi di” partenze” sugli ipotetici arrivi non trapela ancora  assolutamente niente anche perchè, a meno di un clamoroso ripensamento di Puglisi, tale da far impallidire il Presidente Napolitano per intenderci, bisognerà attendere l’arrivo del nuovo general manager. A tal proposito sono stati ammessi i contatti, se non le pressioni, con Alessandro Giuliani lo scorso anno a Brindisi come direttore sportivo e poi rientrato nella sua Verona per motivi familiari, ed un ingaggio al quale non si poteva restare indifferenti ci sentiamo di aggiungere, ma che potrebbe ripensarci nel caso Verona restasse nella seconda serie nazionale che ricordiamo dal prossimo anno avrà , pur con due stranieri tesserabili, status dilettantistico.