DJO a Marquette

DJO a Marquette

Darius Johnson-Odom non è trino perché (forse) non può giocare da ala piccola ma è “combo”, ebbene sì, è una famigerata combo-guard che fa tremare i puristi della Palla al Canestro, quelli che sognano la saggezza di Pino Brumatti, l’astuzia di Mike D’Antoni e la leggiadria di Pierluigi Marzorati, esempi certamente virtuosi di… una pallacanestro che non esiste più.

Se andiamo ad analizzare le migliori point guards della Serie A (gli americani hanno saggiamente dimenticato la parola playmaker ovvero creatore di gioco) dello scorso anno troviamo in ordine sparso: Brad Wanamaker, Joe Ragland, Curtis Jerrells, Marquez Haynes, Jerome Dyson… orbene non vediamo nemmeno un barlume di playmaking in loro, bensì delle famigerate combo guard. Se proprio vogliamo dirla tutta il solo Travis Diener assomiglia ad un play anni ’80, più che altro perché il fisico lo costringeva a quel tipo di gioco e non certo per l’attitudine mentale non essendo stato nemmeno lui un metronomo.

Se vogliamo poi allargare il campo a livello europeo non è che Sergio Llull, Spanuolis (che in cuor ci sta), Diamantidis (che sta nel cuor del nostro Provera) o Teodosic brillino nemmeno loro per il fosforo.

Diciamolo  con coraggio: il Registasauro è estinto, è stato darwinianamente cancellato.

Ma torniamo al nostro DJO, che la Pallacanestro Cantù ha inchiostrato  in un interessante progetto di incastro con altri due combo italici come Stefano Gentile e Marco Laganà e magari un secondo combo USA (non è detto che l’ultimo acquisto della Vitasnella sia un due puro… vedremo)

Nasce a Raleigh in North Carolina nel pieno Triangle del basket e della tecnologia, ove è situata North Carolina State (Jim Valvano we love you), ed a poche miglia da Durham (Duke) e Chapel Hill (UNC) ma il nostro Darius non ha i voti per puntare a questi college e deve deviare in uno Junior College all’Hutchinson Community College nel Kansas dove li aggiusta tanto da ottenere l’agognata chiamata in Division I a Marquette.

Per chi non lo sapesse Marquette è il college privato, cattolico ed un po’ esclusivo di Milwaukee, decisamente non una città attraente, in perenne lotta con la statale Winsconsin di Bo Ryan, che invece è sita nella fredda ma deliziosa Madison, ma è anche il college dove hanno insegnato grandissimi coach come Al McGuire, Rick Majerus, Tom Crean e durante il periodo del nostro combo-bi-name Buzz Williams che proprio quest’anno verrà sostituito da Steve Wojciechowski, detto Wojo, ex play (lui si che non era un combo) e poi assistente di Coach K a Duke.

140313_djo_shotchartL’impatto di questa guardia di 1.85 (le guide che lo danno 1.88 come al solito scherzano…) è clamoroso ed in coppia con l’ala Jae Crowder fa furore, la coppia più fisica ed esplosiva della NCAA. Nei Golden Eagles poi si difende, da sempre, cosi Johnson-Odom, che è cavallo bajo da praterie, recupera palla e parte per attaccare il canestro opposto. Al suo arrivo a MU non è un tiratore in uscita dai blocchi ma ci lavora e migliora, cresce pure la sua media di punti a possesso su tiri dal palleggio (specie in step back) diventando una vera minaccia con il palleggio arresto e tiro che, come vediamo dal grafico qui accanto, lo rende pericoloso dalla media distanza. Nel 2011-12 esce dal college con 18.3 ppg in 32’, il 44% dal campo ed il 38% da tre, 76% dalla lunetta, 3.5 rimbalzi e 2.7 assist. Ha pure ormai la nomea di oggetto di culto per la passione e l’intensità che mette in campo cosicché viene chiamato alla 55 da Dallas e subito girato ai LA Lakers nella notte del draft.

In due anni di professionismo però le sue apparizioni al piano di sopra sono sporadiche:  4 coi Lakers e 3 con i 76ers in un decadale della scorsa stagione, fa anche delle piccole apparizioni all’estero in Russia (dove dura poco, solo 13 partite di cui solo 4 in quintetto al San Pietroburgo) e Cina (dove scappa presto dopo 5 gare ad oltre 20 di media nel Sichuan),  gioca invece di più in D-League a Bakersfield (21 e 5.2 assist di media) ed a Springfield (22 con 6.1 assist a gara) e quest’ultimo è il dato più interessante, come lui stesso dichiara nel video qui sotto (da notare il sorriso simpatico e la mascella tipo Bubba di Forrest Gump) se vuole diventare un giocatore importante deve progredire nella capacità di coinvolgere i compagni e negli Armor, con tutta la complicità delle non-difese della D-League sia chiaro, lo ha mostrato alzando durante la stagione la sua media assist senza però intaccare la sua innata capacità di fare canestro.

Miglioramenti che pure un altro neo-canturino DeQuan Jones ha mostrato nei suoi due anni da professionista, uscito da University of Miami era un’atleta mostruoso ma non un giocatore di basket, dopo due anni fra Orlando Magic e Reno Bighorns ha mostrato progressi nel ball handling e nella tecnica di tiro in sospensione.

Insomma i playmakers non esistono più e (forse) la NBDL non è totalmente inutile e dannosa.

Se ci aggiungiamo che quest’estate piove ogni giorno forse la Fine del Mondo sta arrivando sul serio?