Piccola riflessione verso la fine dell’estate.

Vanni Zagnoli con la moglie Silvia Gilioli

Vanni Zagnoli con la moglie Silvia Gilioli

Hackett. Io sto dalla sua parte, sempre, Petrucci a mio avviso stavolta ha esagerato. Lo sport per me, come la vita, è pari opportunità per tutti. Ciascuno ha il proprio carattere, spiegatemi la differenza tra Bargnani che rinuncia ogni volta che riesce alla nazionale, Belinelli che salta, Gallinari che in passato ha saltato, almeno una volta, e Hackett che non se la sente. Certo, io sto con Datome, vorrei essere Datome, mi è bastato parlare con lui 15’ al telefono un anno e mezzo fa per capire che uomo sia, ma nessuno è perfetto. Si pensi che nel maggio 2013 scesi sul parquet di Reggio Emilia durante il suo riscaldamento, per stringergli la mano. Un altro mi avrebbe dato una pallonata in faccia. Non tutti sono bravi, educati, rispettosi, sensibili.
Poi torno indietro di qualche mese. Gara 4 dei quarti di finale fra Reggio Emilia e Siena, Siena vince con arbitraggio discutibile, il famoso fallo fischiato da Biggi a Silins. Tensione al PalaBigi, fra i giornalisti e io che in sala stampa chiedo a coach Marco Crespi: “Coach, mi ricorda Dan Peterson, con le sue movenze. La osservavo in gara 3, sembrava un burattino”. Mi avvicino, mi ero presentato. “Coach, il dibattito è da settimane, sul basket, gli scudetti di Siena lei li leverebbe?”. Infine: “Coach, sente ancora Minucci?”

Marco Crespi in conferenza stampa

Marco Crespi in conferenza stampa

L’addetta stampa di Siena, Ylenia Girolami, mi fa avvicinare da quella della Reggiana, Gaia Spallanzani, pregandomi di parlare di basket e basta. A Gaia, rispondo, sorpreso: “Faccio le domande che voglio”. Finisce la conferenza stampa e mi apparto con un personaggio di Reggio, gli faccio domande particolari, escono su Tuttosport tre righe. Quegli replica su Facebook: “Messa giù così è inventata, non avrei neanche tempo, non dovrei neanche rispondere”. La sua risposta era iniziata così: “Puoi scrivere che…”. Non mi ha detto: “Questo non scriverlo, però”. Via l’amicizia con il personaggio, da Facebook, pazienza. Ma la morale, in generale, è: fuori dal calcio è vietato fare polemica? O meglio è vietato chiedere le cose di primo piano?

Un collega mi scrive: “Se nessuno te lo dice, hai superato il limite. Cancella i miei contatti”. E pubblicamente, pur senza fare il mio nome ma si capiva, aveva scritto: “Da un po’ di tempo dico che questo collega ha seri problemi mentali”. Qual è il problema? L’analisi è ampia e amareggiante. Esiste il diritto di criticare, di formulare domande scomode, di uscire dalla partita, anche se volete di sbagliare. Mi sono già scusato privatamente in lungo con quel personaggio, per averlo messo in difficoltà, non volevo. Ho spiegato in lungo a Ylenia e a coach Crespi, anche in bacheca, che Libero, in particolare, ama affrontare i temi di primo piano in un certo modo.

In conferenza stampa, per esempio, di Milano, l’addetto stampa Claudio Limardi mi disse: “Chiedi pure qua, quel che vuoi, a parte non chiedi nulla”. Spiego meglio, una volta di più, la domanda su Minucci. Pensavo fosse già in libertà – 4 giorni dopo lasciò gli arresti domiciliari – e volevo arrivare a un pensiero, a una dedica, a un qualcosa di umano nei confronti di un personaggio che è finito male ma che era centrale nel basket italiano. Non lo conosco, resta la vicenda nazionale, per il basket, della stagione.

Con una postilla, quando formulo certe domande, in pubblico, ma anche molto più leggere, mi pare di morire. Ansia, paura, tensione, depressione, insonnia. Non è facile per me affrontare i temi di primo piano, pubblicamente, con chi conosco o meno. Avrei trattato l’argomento allo stesso modo se la sfida fosse stata fra Reggio Calabria e Siena, certamente Reggio Calabria è a 1000 chilometri da Reggio. Non sono un giornalista tifoso, prima di tutto viene la professione e il rispetto. Ho studiato tanto Crespi, è un grande, me ne parlano bene in tanti, non tutti. Infine, visto che amo Siena e la verbena, spiegatemi perchè il Bari in serie B di calcio è fallito durante la stagione ed è rimasto in B.
Onore a Siena, ai suoi tifosi, ai biancoverdi. Mi scuso per la prima persona, da Reggio Emilia.