Zare Markovski

Zare Markovski

Dal ritorno nella massima serie, Venezia ha sempre interpretato il ruolo dell’outsider, regalando nel primo anno una stagione memorabile e replicando nel successivo, raggiungendo i playoff. Quest’anno, le grandi aspettative derivate dall’imponente mercato e dal desiderio di alzare l’asticella, sono però sfociate nella grande delusione di un campionato con pochi alti e molti, troppi bassi.

COSA HA FUNZIONATO

Quasi nulla, a dire il vero, perché il filotto di vittorie arrivate con il subentro di Zare Markovski ha reso ancora più amaro un finale di stagione disastroso, culminato col suicidio contro Roma. Anche l’arrivo di Sasha Vujacic non ha sortito gli effetti sperati, rianimando una speranza di centrare i playoff obiettivamente insensata, visto il rendimento della squadra sul campo.

Andre Smith (foto Alessia Bruchi)

Andre Smith (foto Alessia Bruchi)

COSA NON HA FUNZIONATO

Il mercato, innanzitutto, perché portare Tony Easley in laguna e poi decidere di non correre è come tirarsi la zappa sui piedi. Per non parlare della costruzione di una squadra di ottimi giocatori che però non hanno mai raggiunto quella simbiosi che, ad esempio, la squadra di “gregari” delle stagioni precedenti aveva. Sembrava quasi mancasse un obiettivo comune, impossibile da trovare quando gli individualismi prendono il sopravvento. Donell Taylor, uno degli uomini di punta della Reyer di quest’anno, ha giocato con un atteggiamento indisponente per lunga parte della stagione, per non parlare di Andre Smith, che pur avendo permesso a Venezia di salvarsi, ha chiuso l’anno in maniera davvero orribile con la polemica contro i tifosi nell’ultima casalinga. A questo possiamo aggiungere anche la polemica del presidente Brugnaro contro i tifosi ed i cori contro Treviso, che ha decisamente scosso l’ambiente non aiutando il già fragile equilibrio di squadra costruito con fatica.

IL FUTURO

Il più grande dei punti di domanda. Perché Zare Markovski l’anno prossimo non ci sarà, così come molto probabilmente Smith, Taylor e gran parte del roster di quest’anno. I punti fermi dovrebbero essere Peric, Linhart, Vitali e Rosselli, i migliori in quest’anno difficile, così come Nicola Akele, uno dei migliori 1995 d’Italia in grado di collezionare quasi 10 minuti di media a partita. C’è bisogno di rifondare nuovamente, dopo il fallimento di quest’anno, lasciando durante questi mesi grandi interrogativi sulla prossima stagione. A livello economico, fortunatamente, la società sta bene, ma come Milano ha insegnato, molte volte il denaro non basta a costruire una mentalità ed una squadra vincente. L’intenzione c’è, come quella di trattenere Sasha Vujacic ed eleggerlo come volto simbolo del rilancio orogranata, ma la partenza del coach e l’assenza di competizioni europee non gioca a favore della permanenza dell’ex Lakers. Resta però intatto l’affetto di una città che è ritornata a respirare l’aria del basket che conta, e che difficilmente si tirerà indietro. L’attesa sarà lunga, ma le energie spese dalla società verso il progetto sono davvero tante, e difficilmente si vorrà ripetere un’annata come questa.