Raffaele Iavazzi (Foto Serpe)

Raffaele Iavazzi (Foto Serpe)

All’ombra della Reggia hanno inizio due binari che significano presente e futuro della Pasta Reggia Caserta. Due rotaie che non si toccano, attraversando locazioni differenti, ma che vanno a ripercuotersi l’una sull’altra con le loro sfumature, impercettibili ma importanti nonostante non possano essere toccate con mano , aventi come unica finalità il benessere di una società sportiva. E la Juve non può sorridere da entrambi i lati per dinamiche completamente diverse.

Partiamo dal lato più nascosto al pubblico, quello societario. È noto a molti, da anni la squadra bianconera non naviga nell’oro. Sin da quando Rosario Caputo mollò il timone dopo le prime cinque sconfitte della stagione 2010/2011, la Juve  ha vissuto alla giornata, o meglio ‘alla stagione’, tirando avanti fino a maggio per poi dover riacquisire nuove  forze economiche per potersi presentare ai nastri di partenza dell’annata successiva. L’odierno numero uno casertano è il ben noto Raffaele Iavazzi, oramai in società dal 2012, prima come vicepresidente di Francesco Gervasio per poi prendere in mano le redini della situazione dopo il ben noto affaire-Galimberti all’alba del 2013/2014. Da allora a fianco all’imprenditore di Terra di Lavoro si sono avvicendati diversi nomi come quello di Carlo Barbagallo, ancora detentore del 10% della società fino allo scorso mese, e una scappatella estiva di Rosario Caputo: troppo poco per consegnare alla squadra di Pezza delle Noci un futuro solido. E lo stesso Iavazzi sembra intenzionato a voler passare la mano nel prossimo futuro, vista l’impossibilità di trovare dei partner di buon livello per questa avventura nella pallacanestro. In molti puntano il dito verso di lui, per non essere riuscito a rimpolpare le casse della società, per non aver avviato un progetto, parso possibile soltanto nel suo primo anno di gestione; ma non è semplice investire in toto dentro una società sportiva in uno sport in cui, se non si raggiungono risultati veramente importanti, si producono più perdite che introiti. In più le persone che si sono interessate alla Juve non hanno mai fatto una mossa dopo determinate dichiarazioni: il riferimento è alla fondazione CE di Barbagallo ed altri soci, di cui si è cominciato a discutere dallo scorso febbraio quando l’imprenditore siciliano si fece da parte e che ha avuto durante l’estate il modo per concretizzare le proprie parole. L’imprenditoria locale intanto non accenna a smuoversi. Basti pensare al gruppo Ferrarelle che ha dichiarato in un’intervista sul sito CasertaPrimaPagina che, attraverso le parole del Direttore Generale Giuseppe Cerbone ha dichiarato che ‘lo sport non è una priorità per la nostra azienda’ quando la stessa azienda, con il marchio Acqua Vitasnella (marchio acquisito dalla società nata a Riardo nel gennaio 2012 e facente parte della stessa famiglia) sponsorizza Cantù, creando un controsenso non da poco. A Caserta si è abituati a remare contro le difficoltà e lo stesso Iavazzi ne è consapevole: nonostante la poca risposta l’imprenditore va per la propria strada, mettendo su lo Juvecaserta Store e pensando anche all’altro binario, quello del campo.

Viktor Gaddefors festante con Ghiacci dopo la vittoria con Bologna (Foto Gennaro Buco, Juvecaserta Basket Official)

Viktor Gaddefors festante con Ghiacci dopo la vittoria con Bologna (Foto Gennaro Buco, Juvecaserta Basket Official)

Perché nonostante gli infortuni la squadra di Dell’Agnello è arrivata a un niente dal soffiare il posto alle Final Eight alla Sidigas Avellino poi finalista a Milano. Dei giocatori che sono sempre andati con il cuore oltre l’ostacolo nonostante gli innumerevoli problemi di questa stagione e ad oggi i bianconeri sono avanti a una squadra che ha speso dieci volte di più come Cantù. Ma la grandine continua a cadere al Palamaggiò: dopo aver perso Nika Metreveli bisognerà rinunciare anche a Viktor Gaddefors, vittima di un trauma distorsivo al ginocchio che potrebbe fargli saltare l’ultimo terzo del campionato. Se si è cercato di dare uno sguardo al mercato dopo il ko del georgiano-italiano, adesso diventa d’obbligo. Sarà impossibile mettere mano al portafogli per la partita contro Capo d’Orlando e le rotazioni al PalaFantozzi resteranno ridotte all’osso. Ma i sogni possono ancora concretizzarsi se Iavazzi riuscirà a fare un altro, ennesimo sforzo economico. Che forse può essere anche il modo per mettere entrambe le situazioni sui binari giusti. A Caserta è quantomeno poco probabile vedere in questo momento delle associazioni o dei consorzi (tentativo già fallito anni fa) che possano ridare linfa alla Juve. Per far innamorare di nuovo chi può investire nel basket a Caserta sono rimasti soltanto i risultati, che passano sì dai giocatori ma in questo momento anche dai movimenti della proprietà. E se questi arrivassero, il cuore e la grinta di chi veste la casacca bianconera risalterebbe ancora di più e farebbe innamorare nuovamente qualcuno di buon cuore e di buon portafogli della palla a spicchi. Perché se i progetti non esistono bisogna inventarli, e quando non c’è la forza di una Trento o di una Reggio Emilia, bisogna costruire prima quella forza.