“Ei Fu. Siccome immobile (…)”
Ci sono talmente tante cosa da dire che è difficile, in un momento così emotivamente carico, cercare di fare ordine. Perché come è vero che il periodo di tempo che ha legato Carlo Recalcati e la Reyer Venezia è stato relativamente breve (27 maggio 2014-14 febbraio 2016), è altrettanto vero che una delle due figure più importanti della pallacanestro italiana ha ricevuto il secondo benservito della sua onorata carriera, a vent’anni di distanza dal primo (1996, Teorema Arese), in uno di quei tonfi che tanto sordi non è.
Iniziato come un giuramento che sembrava di amore eterno, il rapporto tra società (Luigi Brugnaro) ed allenatore ha vissuto il momento più alto al termine della regular season dello scorso anno terminata al secondo posto, prima di cominciare ad incrinarsi durante i playoff. Memorabile infatti è stata la “corsa” del patron orogranata durante l’ultimo periodo di gara-7 dal parterre alla panchina dei lagunari, con l’attuale sindaco della città a suggerire al tecnico le proprie idee.
Quello, probabilmente, fu solo l’inizio.
Dopo una stagione nella quale tutta Venezia aveva sognato assieme ad una squadra che giocava una grande pallacanestro di transizione, completata da una difesa solida e tremendamente intensa, l’asticella degli obiettivi è stata spostata ancora più in alto, raggiungendo picchi che hanno poi portato al mercato di rinforzo di quest’estate.
Ma forse, gli innesti non hanno saputo reggere la pressione che l’ambiente ha sentito su di se.
La Reyer dell’anno passato infatti, poteva contare su un trio di ex-Siena in grado di fare una grande differenza, assieme ad un giocatore che riusciva davvero a spostare gli equilibri della gara pur essendo decisamente atipico. Julian Stone, infatti, garantiva una fisicità che quest’anno è mancata come il pane, ed un maggior spazio ad un giocatore come Goss che questa stagione non ha saputo trovare la necessaria alchimia con Mike Green, il giocatore scelto per rimpiazzare l’ex play USA.
La stagione è iniziata da subito con alti e bassi, con una chimica di squadra davvero difficile da trovare, ed un impegno in Eurocup che alla lunga, per quanto tutti avessero detto avrebbe aiutato, ha lentamente indebolito la squadra.
Riportando alla mente quella squadra di “figurine” vista nel pre-Recalcati, chiusa nella orribile sconfitta casalinga contro Roma che vide Smith litigare furiosamente con i tifosi e Vujacic uscire con il naso rotto.
Una cosa va sicuramente detta: non è ancora chiaro chi sia a “comandare” in via Porto di Cavergnago, perché quando il coach espresse le necessità di rinforzare il reparto lunghi, il presidente Casarin rispose che non ce n’era bisogno.
È proprio sulla dirigenza che ora i tifosi orogranata puntano il dito, nonché sui giocatori che quest’anno hanno reso davvero meno rispetto alle aspettative di inizio stagione.
Detto questo, avendo cercato di fare luce sulle situazioni che hanno portato a questa decisione, non resta che ricordare il punto di non ritorno: durante la partita tra Reyer e Zenit di Eurocup, una furibonda lite nello spogliatoio orogranata ruppe definitivamente il rapporto tra Recalcati e Brugnaro, con quest’ultimo protagonista di una sfuriata nell’intervallo lungo che portò il coach ad un silenzio di riflessione di tre giorni.
Successivamente, le due sconfitte fatali, ambedue maturate ai supplementari, durante le quali si può chiaramente vedere la pessima gestione dei secondi finali da parte di Venezia.
Alcune indiscrezioni parlano anche di malumori nella gestione del minutaggio da parte dello spogliatoio, che in ogni caso farebbero comunque fatica a spiegare involuzioni clamorose di alcuni giocatori ed i tanti, troppi errori su tiri aperti.
La sfortuna (infortuni di Peric, Ress, Green) ha fatto la sua parte, così come non la hanno fatta quegli elementi (Viggiano, Goss) che l’anno scorso hanno saputo dare qualcosa in più su ambedue i fronti.
Comunque sia andata, domenica si è chiuso un ciclo, che ha visto sedersi sulla panchina della Reyer un uomo che ha lasciato tanto non solo sul piano sportivo, ma anche su quello umano, con un comportamento ed una educazione che pochi altri possono vantare.
Il futuro ora è incerto come non mai, perché seppur vero che a Walter De Raffaele si deve il grande lavoro difensivo dei lagunari, è altrettanto vero che sembra arduo vedere un grande scostamento dalle idee del suo ex-capo allenatore. Il pensiero comune è quello di un traghettatore, premiato per gli anni in cui ha fatto da ombra ad Andrea Mazzon e Zare Markovski, vivendone gioie e dolori. A meno di clamorosi innesti, questa resta una squadra che solo viaggiando oltre il 35-40% dall’arco può essere insidiosa, vista la clamorosa mancanza di gioco interno che ha caratterizzato la parte di stagione già trascorsa. La Final Eight contro Milano può essere un valido indicatore di come i giocatori avranno reagito alla notizia, anche se sembra davvero distante la possibilità di competere contro l’EA7.
Corrono già i pensieri ad un possibile arrivo di Meo Sacchetti per la prossima stagione, anche se l’attuale roster sembra tutto tranne che adatto al tipo di gioco che l’ex allenatore di Sassari propone. Ma prima di far volare la fantasia a possibili scenari, è bene concentrarsi sul presente, e ad una squadra che se dovesse fallire la qualificazione alla post-season si rivelerebbe la più grande delusione dell’anno.
A Charlie Recalcati nel frattempo arrivano messaggi di stima ed affetto da ogni dove, compreso quello di Luigi Brugnaro, che lo spinge verso la presidenza di Lega.
A naso, siamo sicuri ne avrebbe fatto volentieri a meno.
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