La Generazione Vincente Napoli ha vinto la Coppa Italia 2024. Partiamo da qui, perché può sembrare una cosa banale, ma questo successo è l’ennesima dimostrazione che quando ci sono organizzazione, competenza e professionalità Napoli ed i napoletani possono competere con chiunque.

La squadra di coach Milicic arrivava a Torino con una qualificazione conquistata solo all’ultima giornata del girone di andata. Sul tabellone ha il numero 7 e le tocca affrontare la capolista Brescia, la stessa squadra che 10 giorni prima aveva vinto alla Fruit Village Arena PalaBarbuto con una superiorità disarmante. E dopo Brescia, la Gevi aveva perso anche a Cremona, mostrando di avere testa e gambe un po’ scarichi.
Si va a Torino. Il resto è storia. Domina Brescia nei quarti, con coach Magro che le prova tutte ma alla fine deve arrendersi. In semifinale c’è Reggio Emilia, che conduce per tutti i 40 minuti, ma Napoli non molla e punto dopo punto la porta al supplementare e conquista la finale. Domenica 18 febbraio. La Finale. Affronta la corazzata Milano, il pronostico è a senso unico, ma ancora una volta con carattere e determinazione batte anche coach Messina che sperava di conquistare la sua decima Coppa Italia. Il trofeo invece torna a Napoli, dopo 18 lunghissimi anni.
Parliamo prima dell’aspetto tecnico. Coach Milicic, l’uomo dalla camicia bianca, è riuscito a plasmare una squadra che aveva come unico obiettivo quello di salvarsi. Inizialmente utilizzava poco tutte le rotazioni, ma poi dopo la sconfitta sul campo di Brescia ha cominciato a dare minuti a tutti i membri della panchina. Questo ha permesso di avere alternative e soprattutto di far arrivare i “titolari” lucidi nei momenti decisivi. La difesa è il suo pallino, alterna la zona a quella ad uomo ed in alcuni momenti della partita fa pressare a tutto campo. In attacco chiede di tirare appena si ha un tiro buono, senza aspettare e soprattutto senza farsi condizionare dall’eventuale errore. Domenica ha rinunciato alla sessione di tiro della mattina per evitare che i suoi ragazzi sentissero troppo la pressione. Ha in Sokolowski (miglior giocatore delle Final Eight) il suo fidato guerriero, lo fa sedere in panca solo per rifiatare. Pullen è la quota di pazzia che ogni roster dovrebbe avere, la tripla che ha spezzato le gambe a Milano è un misto di genio, talento e follia. Ennis è il ragioniere della squadra, sembra sapere sempre cosa fare. Zubcic non si tira mai indietro e spesso trascina i compagni. Owens è mister utilità e ha un atletismo incredibile. Brown ha delle doti tecniche uniche e la sua “spiata” durante il colloquio tra Messina e i suoi giocatori lo colloca di diritto nella storia del basket napoletano. Poi ci sono il capitano De Nicolao, Alessandro Lever, Bamba, Mabor Dut Biar ed Ebeling, oltre ai giovani Sinagra e Grassi.
Dietro questo successo però c’è un cambiamento epocale che la Generazione Vincente Napoli ha compiuto all’inizio di questa stagione. I tre soci (Amoroso, Grassi e Tavassi) hanno deciso di fare un passo indietro e di creare un organigramma societario con tutti i crismi. Hanno affidato le chiavi ad Alessandro Dalla Salda, una vita a Reggio Emilia, che ha rivoltato la società come un calzino, dando un ruolo preciso ad ognuno e chiamando come responsabile sportivo Pedro Llompart. Dalla Salda poi si è prodigato per portare sponsor, partecipando a tantissime manifestazioni che si sono svolte a Napoli, ha ottenuto la gestione del PalaBarbuto cambiandogli anche nome (Fruit Village Arena) e ha aperto la sede in città, a viale Gramsci, che casualmente si trova esattamente di fronte agli uffici dove 18 anni prima nasceva la squadra di Lynn Green che poi avrebbe trionfato a Forlì.
La dimostrazione della solidità della società si è avuta dopo la trasferta di Scafati, quando gli infortuni di Ebeling e soprattutto di Jaworski avevano ridotto all’osso le rotazione. In pochissimo tempo è stato preso Markel Brown, non un semplice sostituto.
Ora manca solo un palazzetto. Napoli è l’unica grande città ad non avere una struttura al coperto che possa ospitare manifestazioni sportive e non. La storia del Mario Argento ormai viene studiata a scuola insieme agli antichi romani, le due tribune che ancora svettano a Fuorigrotta presto diventeranno sito archeologico.
Lunedì sera, durante la premiazione al Municipio, il sindaco Manfredi (grande appassionato di basket) ha promesso che questa volta il palazzetto si farà. L’area verrà individuata entro un mese nella zona di Napoli Est, il Comune darà i terreni in concessione ma per la realizzazione verranno utilizzati solo capitali privati. Non ci tocca che aspettare e vedere se stavolta le promesse diventeranno fatti.
Napoli nel frattempo non vuole smettere di festeggiare. Lunedì già all’arrivo in stazione c’erano tanti tifosi ad accogliere la squadra, cosi come poi la sera a piazza Municipio. La partita con Treviso di domenica 3 marzo è già sold out, ma in tantissimi vorrebbero essere alla Fruit Village Arena PalaBarbuto per acclamare i vincitori della Coppa Italia.
Molti in questi giorni cercano di fare un parallelo tra la vittoria del 2006 a Forlì e quella di Torino. Threebute sui suoi canali social ha pubblicato i video di Mason Rocca e Michel Morandais che facevano i complimenti alla Gevi. Io ho sentito l’Avv. Maione che mi ha detto di essersi emozionato e che se avesse avuto qualche anno in meno sarebbe stato a Torino dove Federico Grassi lo aveva invitato. Valerio Spinelli ha detto che i ragazzi hanno fatto un’impresa battendo squadre più organizzate e con budget più alti e che è contento che hanno riportato la coppa a Napoli. Capitan Morena era commosso, lui domenica è volato a Torino per assistere alla finale ed è meravigliosa la foto con De Nicolao per l’ideale passaggio di consegne della Coppia Italia.
Permettetemi un passaggio sul Presidente Federico Grassi, perché nel bene e nel male rappresenta la passione che Napoli ha per il basket. A Torino tutti i tifosi si immedesimavano in lui quando faceva gesti apotropaici immortalati dalla tv, quando esultava abbracciando la figlia, quando si ricomponeva e parlava pacatamente ai microfoni di Eurosport per poi correre verso i tifosi insieme a coach Milicic.
Napoli non vuole svegliarsi. Il mondo della palla a spicchi napoletana sta vivendo una favola, come ha detto coach Milicic, e non ha alcuna intenzione di smettere di sognare. Cenerentola ha ritrovato la scarpetta. E…come cantano i tifosi al palazzetto (sulle note di Italiano di Toto Cotugno) “lasciatemi cantare perché ne sono fiero, sono napoletano, napoletano vero”.