(Fonte pagina FB di Niccolò Trigari)

Manca oramai pochissimo all’inizio della 96esima edizione del massimo campionato di pallacanestro. Dopo un’estate molto complicata, che ha visto l’esclusione di Caserta, il ripescaggio di Cremona, i guai di Cantù non ancora del tutto risolti e la Nazionale che ha fatto la sua figura agli Europei, si ricomincia a pensare al campionato, passato sotto l’egemonia televisiva di Eurosport. Per quale motivo facciamo questa premessa? Perché abbiamo avuto il piacere di parlare di pallacanestro con l’uomo che quest’anno ne sarà nuovamente la principale voce: Niccolò Trigari.

Partiamo dalla fresca vincitrice della Supercoppa, Milano, che vuole riscattare una stagione deludente

Anche l’anno scorso l’EA7 aveva vinto la Supercoppa (e la Coppa Italia), ma nella memoria sono rimaste più le sconfitte in EuroLega e quelle della serie contro Trento. E’ il primo passo per riscattarsi e i segnali sono incoraggianti, soprattutto se Jordan Theodore e Andrew Goudelock sono quelli ammirati a Forlì. La rotazione dei lunghi, che pure è molto profonda, mi sembra avere meno certezze (i problemi di Young non hanno aiutato): l’inserimento di Gudaitis è stato positivo, mentre Cory Jefferson rimane un corpo estraneo. Anche gli italiani sono apparsi in difficoltà, ma le fatiche dell’estate Azzurra possono essere una giustificazione. Rimane il fatto che, con quel roster, se non alzeranno il loro rendimento in maniera sensibile, in Europa, dove non esistono limitazioni al numero degli stranieri, troveranno spazio molto limitato.

I campioni d’Italia della Reyer Venezia vorranno provare a confermarsi

Sin dal ritorno in Serie A la Reyer ha programmato l’ascesa ai massimi livelli: poco più di tre mesi fa ha raccolto, anche un po’ a sorpresa, i frutti dell’ottimo lavoro svolto, che peraltro aveva già portato alle Final Four di Champions League. Confermarsi ad alti livelli (il che non significa necessariamente vincere nuovamente lo Scudetto) è sempre difficile, ma l’impresa è meno complessa quando i risultati sono figli della programmazione. L’Umana riparte da alcune certezze, coach De Raffaele e Peric in particolare, e ancora una volta sembra sbilanciata verso gli esterni: Mitchell Watt viene da un’ottima annata, ma ad alti livelli è un’incognita, e Tomas Ress ha un anno in più.

E delle altre squadre? Chi pensi possa dire la sua?

Avellino vuole fare un altro passo in avanti dopo aver sfiorato la finale per due anni consecutivi e la conferma delle ambizioni è nella coppia scelta per la cabina di regia: Fitipaldo e Filloy rappresentano un ottimo punto di partenza per costruire una grande stagione. Sassari è quella che ha cambiato più di tutte tra le inseguitrici e, aldilà delle indicazioni date a Forlì, dove mancavano due pedine importanti come Hatcher e Bamforth, il roster è interessante. La vedo come una mina vagante dell’alta classifica: potrebbe sorprendere. Reggio Emilia va rivalutata alla luce del ritorno di Julian Wright e sono molto curioso di osservare la coppia di playmaker Mussini – Candi, due ragazzi giovani e di talento in un ruolo dove il basket italiano non ha prodotto molto negli ultimi anni. Trento ha mantenuto buona parte del nucleo arrivato alla finale scudetto, ma ha perso pedine importanti e confermare l’exploit della scorsa stagione sarà difficile. Le squadre protagoniste di un mercato ambizioso, peraltro, non si fermano qui.

Chi c’è ancora?

Mi soffermo sulla Virtus Bologna, che vorrà confermare la tendenza delle neopromosse a ben figurare da subito. Ha italiani di livello, basti pensare ai fratelli Gentile e ad Aradori, affiancati da un gruppo di stranieri con discreta esperienza: è una squadra assemblata per puntare ai playoff e, per una piazza simile, non potrebbe essere altrimenti. Poi bisogna fare attenzione a Torino, che forse avrà fatto un mercato diverso da quello che si aspettava, ma il ritorno di Banchi in panchina è un bel punto di partenza, e poi sono curioso, come tutti gli appassionati, di rivedere nei nostri campi Sasha Vujacic. Le otto squadre di cui abbiamo parlato non sono però le uniche a giocarsi un posto in post season: tra la sorpresa dello scorso anno Capo D’Orlando, la splendida Pistoia di Enzo Esposito che ha giocato tre volte i playoff da quando è tornata nella massima serie e Brescia, che lo scorso anno si è fermata non distante dal traguardo, penso che la competizione non mancherà. Se poi arrivasse alla post season una delle cinque squadre che non ho nominato, sarebbe semplicemente l’ennesima sorpresa delle ultime stagioni.

Parliamo delle cinque innominate allora

La situazione è intricata. Non vedo chi possa essere la maggiore indiziata per la retrocessione, anche se parlarne adesso è molto complicato, con squadre in perenne divenire. Prendi Pesaro, che si presenta con una squadra imbottita di rookie, o Varese che ha scelto di investire in ragazzi cresciuti in A2: prima della prova del campo, diciamo di un paio di mesi di assestamento, è complesso immaginare che squadre possano diventare. Posso dire però chi vedo favorita per togliersi prima dai guai.

Cioè?

Brindisi. Ha un allenatore esperto in salvezze come Sandro Dell’Agnello e diversi elementi che possono fare la differenza: Brian Randle, visti i problemi fisici del recente passato, è una scommessa, ma se dovesse trovare continuità, è di un’altra categoria, come del resto Milenko Tepic e, potenzialmente, Cady Lalanne. Il rendimento di questo terzetto determinerà l’obiettivo della stagione.

A Cantù non si sta vivendo un gran momento…

Direi che è un eufemismo… E arriva dopo la vicenda di Caserta, con la quale mi auguro non abbia punti in comune. Rimane il fatto che non è un bel segnale da parte del movimento e non è una bella pubblicità verso gli appassionati. Quando sento parlare dell’idea di allargare la massima serie a 18 squadre, penso sempre che prima mi preoccuperei di trovarne 16 con la solidità finanziaria e la volontà a lunga scadenza di onorare con regolarità le spese che questo campionato comporta.

Credi che le perenni rivoluzioni delle squadre nel nostro campionato, con ben pochi elementi confermati, possa incidere sul pubblico?

Sono sicuro che non aiuti, ma le rivoluzioni nel nostro campionato sono spesso inevitabili e non frutto di una scelta. La mia idea è che la mancanza di continuità possa allontanare quella parte di tifosi più ‘distratta’, che potrebbe avvicinarsi alla pallacanestro, ma fatica a trovare punti di riferimento. Chi è abituato ad andare al palazzo non fatica troppo a orientarsi. D’altro canto, un movimento che voglia espandersi ha bisogno di raggiungere gli ‘indecisi’ e da questo punto di vista avere almeno un paio di punti fermi per squadra sarebbe prezioso. Ripeto, laddove si potesse scegliere e spesso non è così: banalizzando, quando sei una squadra dal budget modesto, tenti a scommettere su giocatori non troppo conosciuti a basso costo. Al termine del campionato, se avrà fatto bene andrà a prendere più soldi altrove, mentre in caso di rendimento modesto, nessuno avrà interesse a confermarlo.

Il mercato NBA quest’estate è stato il più frizzante degli ultimi anni

Da loro le rivoluzioni funzionano! Il mercato in continua evoluzione, i giocatori che saltano da una franchigia all’altra, creano interesse, invece che diminuirlo. Ma qui bisognerebbe aprire il capitolo sulla capacità di creare le stelle, i personaggi: anche questo sarebbe un argomento molto lungo e complesso. In ogni caso, la tendenza, che la Lega non combatte (anzi…), è evidentemente quella di riunire i giocatori più rappresentativi in un numero ristretto di squadre: la mia impressione è che l’obiettivo sia di attrarre tutti i riflettori nella parte iniziale e in quella finale della stagione e poco importa se il lungo avvicinamento ai playoff è diventato meno interessante.

Quest’estate ha tenuto banco la Nazionale, che ha chiuso un ciclo con un quarto di finale agli Europei

Era presumibilmente l’ultima opportunità di una generazione che sembrava destinata a grandi risultati e che alla fine non ha raccolto niente. Quest’estate ho sentito tanti complimenti per l’impegno, per il fatto che ognuno abbia dato tutto quello che aveva e non mi permetto di dissentire, ma non mi è piaciuto leggere che un posto nei quarti di finale dell’Europeo fosse il massimo cui l’Italia potesse ambire. E’ stata una delusione, come le precedenti, come da 13 anni a questa parte: il concetto di ‘bravi lo stesso’ può reggere all’inizio di un ciclo, non alla fine. Poi si può e si deve discutere sulle cause che hanno portato a questa situazione e lavorare per risolvere i problemi, ma questo è un discorso molto più lungo e complesso.

Un’ultima cosa: ci fai un pronostico sulle prime quattro del nostro campionato?

Non amo i pronostici e ritengo che la storia recente del nostro campionato sconsigli dal farne. E’ l’aspetto più eccitante della Serie A: ogni estate sento dire che l’Olimpia è strafavorita, ma nelle ultime 3 stagioni hanno vinto 3 squadre diverse, Sassari per la prima volta e Venezia dopo 74 anni. Inoltre, Reggio Emilia e Trento hanno giocato per la prima volta le finali: vedremo a chi toccherà stavolta.