Cameron Moore (foto: sportcasertano.it).

Cameron Moore, morto a 25 anni durante un allenamento ad Ohrid (foto: sportcasertano.it).

Un lutto improvviso colpisce il mondo del basket. Cameron Moore, passato in Italia con le maglie di Pasta Reggia Caserta e Reyer Venezia, si è accasciato in una palestra di Ohrid, Macedonia, per non risvegliarsi più. Secondo le parole dell’autorevole David Pick, il centro, al primo allenamento con il KK AMAK SP, aveva appena eseguito una schiacciata, l’ultima della sua carriera e della sua giovane vita. Un ragazzo che avrebbe  compiuto 26 anni il prossimo 12 novembre, morto seguendo la più grande passione per il quale ha voluto dare la vita, al quale brillavano gli occhi al solo vedere il parquet ed i tabelloni, che aveva la sua massima in ‘Il duro lavoro batte il talento quando il talento non si dedica al duro lavoro. In molti lo ricordano sottotraccia a Venezia, dove non riuscì ad imporsi come uno dei pezzi importanti dell’Umana, ma in tanti all’ombra della Reggia pensano principalmente al suo sorriso quando il suo nome fa capolino, tra una chiacchiera e l’altra degli appassionati che, inevitabilmente, nel momento in cui parlano di basket ritagliano uno spazio anche per coloro che vestirono il bianconero.

Perché Cameron, nonostante il suo breve stint a Caserta, ha lasciato un’immagine pulita, quella di un bravo ragazzone di quasi due metri e dieci che non aveva problemi a scambiare due parole con i tifosi, come se si sentisse una persona come loro e non un giocatore da idolatrare per la stagione. L’impatto con l’atmosfera casertana basta per descrivere la sua genuinità: occhi sgranati nella palestra posteriore del Palamaggiò in un giorno di fine estate 2013, reso caldissimo dai mille tifosi che accolsero lui ed il resto della Juve in occasione del primo raduno del roster di Lele Molin. Tra alti e bassi, riuscì ad imporsi come una delle colonne casertane, sfoderando un’incredibile prestazione da 27 punti e 15 rimbalzi il 22 dicembre 2013 contro Varese. In quell’occasione fu letteralmente inarrestabile, segnando in qualunque modo sfruttando le sue lunghe leve e la sua ottima coordinazione, concretizzando al meglio gli assist di Hannah. Quella sera invernale in molti pensarono fosse nata una stella, invece fu la sua ultima gara con la casacca della Juve. Durante quella partita si procurò una distorsione al ginocchio destro con lesione del menisco annessa e andò in America per operarsi, ma al rientro non se la sentì di tornare in campo per non stressare troppo il suo ginocchio. Rientrò l’anno dopo in Laguna, ma con la casacca orogranata non riuscì, complice i postumi dell’infortunio per un giocatore verticale come lui, ad imporsi venendo tagliato a dicembre. Ed è qui che cambia la storia: dopo il ritorno negli USA e qualche partita con i Baskerfield Jam, il primo di giugno 2015 arriva la notizia che Cameron Moore è in coma. La diagnosi è cardiomegalia, o detta comunemente ‘cuore ingrossato’. Il ragazzo si riprende nella giornata stessa, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti gli appassionati, e le sue tracce cestistiche scompaiono fino alla giornata di oggi, fino all’annuncio del suo addio al mondo.

(Foto Gennaro Buco, Juvecaserta Basket Official)

(Foto Gennaro Buco, Juvecaserta Basket Official)

Ci sono cose che fanno pensare, come la morte di un ragazzo di nemmeno 26 anni. Ma ciò che emerge è la rabbia che questa tragedia potesse essere evitata. Poco più di un anno fa ebbe una grave avvisaglia di ciò che poteva succedere, ma dopo un anno di stop gli è stato concesso di tornare a giocare a pallacanestro. Non voglio accusare i medici che lo avranno tenuto sotto osservazione da giugno 2015, ma i rischi di una cardiomegalia sono abbastanza noti anche senza una laurea in medicina, come insufficienza cardiaca, formazione di coaguli sanguigni e, appunto, arresto cardiaco. E dal primo articolo in assoluto che annuncia la morte del giocatore, che vi lasciamo qui, non emerge nessun rimando al malore che ebbe lo scorso anno, dichiarando che ‘non ci sono segni di violenza sul corpo dell’uomo, le cause della morte saranno rivelate dopo l’autopsia’, lasciando dunque il sospetto sui controlli medici eseguiti all’arrivo ad Ohrid. Il sapore che rimane alla fine di tutto questo? Non c’è, scorrono solo le lacrime per un ragazzone morto inseguendo il sogno di tornare a stupire tutti con il suo atletismo, e che invece ci ha lasciato amaramente in un campo sperduto in Macedonia.