cameramen mi-va

Il dato è importante: la sfida tra EA7 Emporio Armani Milano e Montepaschi Siena di domenica, comunica Legabasket, “ha fatto registrare il miglior risultato in termini di audience media della Serie A BEKO 2012-13 con 168.191 spettatori, 700.174 contatti e uno share del 0.57%. Il dato più alto del campionato in termini di ascolto sino ad ora era stato di 154.960 ed era riferito alla sfida Siena-Milano dell’andata disputata il 5 novembre 2012”. Chiaro che il pubblico televisivo riconosca queste due squadre come leaders del movimento nazionale, chiaro come il basket italiano, con questi numeri, sia solo un bel prodotto di nicchia. La Fip si sta interrogando sulla formula magica per rinvigorire l’appeal dei campionati di serie A e Legadue, con proposte varie. L’ultima in ordine di tempo, perché il presidente Petrucci si è appena insediato, è il ritorno alle due leghe con 12 squadre ciascuna, playoff e playout incrociati oltre il recupero delle piazze più interessanti (Treviso, Torino, Genova, Firenze ad esempio) per allargare la base di audience o bacino di utenza che dir si voglia. Ci sarebbe la possibilità di trovare spazi per la nazionale in inverno (come ha stabilito la Fiba dal 2015) oltre quella di alleggerire il carico di partite per le squadre che giocano le Coppe europee. I playout assicurerebbero partite e incassi importanti sul finire della stagione, moltiplicando “n” volte l’interesse del pubblico.

Senza merito i tentativi di resuscitare piazze importanti non sono andati bene, come la storia Rieti/Napoli ha insegnato. Senza merito non si creano nelle società dirigenti competenti che imparino a gestire le avventure importanti. Abbiamo una dirigenza del basket italiano autoreferente, come l’elezione dello stesso Petrucci ha ampiamente dimostrato, ma l’attenzione che il neopresidente ha sempre avuto verso il principale media dovrebbe far sperare in un cambio di passo. Perché altrettanto importante alle formule di competizione sarà l’approccio con la televisione. E tutto quello che ne consegue sul mondo di internet, smartphone e tablet compresi, che se anche non considerati dall’auditel sono preferiti dalle nuove generazioni (i dati di vendita dell’elettronica di consumo parlano chiaro, no?). I siti di basket all news presenti su mobile ne sanno qualcosa. In questa stagione televisivamente parlando si è toccato il fondo del barile. Abbiamo subìto una programmazione suicida da La7 con il basket sedotto e poi supinamente abbandonato su La7d (canale di programmazione al femminile, non presente sul satellite), tra l’altro mal commentato, a nostro avviso. Leggermente migliore è stata la conduzione di Raisport, ma per entrambe un abisso di inferiorità rispetto a Sportitalia: per le prime due televisioni budget e risultati low cost, che possono solo aver danneggiato la pallacanestro. Scarsa qualità nel commento, scarsa qualità nelle immagini, con troppi alti e bassi e troppe regìe differenti per taglio e impostazione. Ci sono troppi palazzetti non pensati per le riprese televisive, è vero, ma certe gare soffrono di trasmissione sconcertante. E per gli stakanovisti della pallacanestro la soddisfazione di godere ogni venerdì di “Sottocanestro” alle 1:35 della notte con Francica Nava e Bianchini a parlare ai gufi (loro malgrado).

Quando la televisione non c’era si facevano altri numeri. Per esempio, Antonini Siena- Emerson Varese del 21 gennaio 1979 (13° di andata, valida per il primo posto in classifica, finita 69-79 con 26 punti di George Bucci e 30 di Bob Morse) vide la presenza di 7500 spettatori entusiasti. Numero a cui la pur intensa sfida del 3 febbraio 2013 (Montepaschi-Cimberio 89-75, con Varese prima in classifica avanti Siena Campione d’Italia) non ha avuto la stessa cornice di pubblico, benché il palazzetto fosse pieno. Eppure la città toscana con 4511 spettatori/gara nel campionato 2011-12 ha ottenuto il quarto posto nella classifica degli spettatori della Legabasket dietro Bologna, Milano e Pesaro. Forse è ora che in Legabasket si pensi a fare un po’ di ordine, di marketing, di promozione autentica. Per esempio nella scuola, dove adesso impazza il rugby. Si potrebbe pensare che alcune gare della stagione possano prevedere il mancato svolgimento di gare a tutti i livelli (amatori compresi), per dare a tutti i praticanti la possibilità di veder giocare basket al massimo livello. Idea semi-assurda dirà qualcuno, ma durante le Final Eight di Coppa Italia quante partite si sono giocate dal minibasket alla Legadue? Si potrebbero tirare fuori dal cilindro vecchie idee delle pubblicità anni 70/80 come la sponsorizzazione delle classifiche sui quotidiani sportivi o applicare un bel marchietto sulla grafica che rimane in sovraimpressione durante le azioni di gioco con tempo e risultato. Roba superata dagli esperti del marketing contemporaneo, evidentemente. Come incentivare il pubblico a sedersi nelle tribune e nelle curve inquadrate dalla televisione, che le sedie vuote fanno tristezza: chissà se questa potrebbe essere una buona idea.