Luca Dalmonte

Nel frenetico susseguirsi di partite tra una festività e l’altra spesso si perde il filo conduttore per commentare situazioni, presentare analisi, raccogliere appunti e spunti per cui se si gioca di martedì pensi invece che sia domenica e giocando di venerdì non comprendi perché poi ci siano due giorni festivi, uno addirittura con tanti botti e colori in cielo. E finisci per meravigliarti di come la Fabi Montegranaro riesca a regalare la partita di Cremona e fermarsi sul perimetro contro Teramo, più pronta alla Legadue che alla serie A. E ti sorprendi come la società abruzzese abbia ingaggiato due giocatori, uno il 30 dicembre e l’altro il 2 gennaio ma ne potrà giocare solo uno perché già piena di extra ma li tiene entrambi in tribuna poiché gli uffici della Lega, per regolarizzare l’iscrizione, erano chiusi per il ponte di fine anno.

E’ necessario fermarsi un attimo,  riflettere.
La Fabi mi aveva illuso, ci aveva illuso. Le tre vittorie in quattro partite

Giorgio Valli

avevano fatto dire e scrivere che era uscita dal tunnel. Non è vero, non
ancora. Anzi sembra esserci ripiombata di nuovo e più a fondo. Trova difficoltà a gestire il possesso palla, non azzecca più il gioco sui centri, non sa come si attacca una zona e soprattutto non ha tiratori (i 23 di Zoroski solo la classica eccezione che conferma) e se li ha o non hanno il coraggio di tirare o tirano male. L’amara conclusione è che nelle due partite che contavano veramente per la classifica anziché trovarsi a due punti dalla zona play off si trova a due punti dalla retrocessione.
Oh certo, il campionato è ancora lungo ed equilibrato. Ma è come dire che l’agonia sarà fino all’ultima del calendario. Il prossimo trittico, a Caserta, in casa con Cantù ed infine a Siena, è di quelli che è meglio non pronosticare, sennò dicono che porto jella.
Porta fortuna invece la testa di maiale. A Pesaro hanno scoperto che dopo la zampa di coniglio, il corno e il gobbo il cranio dell’unico mammifero di cui non si butta via niente favorisce le grandi imprese. Tra l’altro in un periodo in cui per posta arrivano bombe e proiettili ricevere un simile pacco e soprattutto nel periodo più grasso dell’anno non poteva che essere beneaugurante.
E così dopo Milano e Cantù sotto i colpi (pardon i colpetti) di Pesaro è caduta anche Siena. Il più 3 finale dice solo vittoria ma non è così: Pesaro ha controllato sempre avanti, o quasi, la partita, ha avuto +11 e poi +9 di vantaggio e nei vari momenti di gioco ha saputo adeguarsi alle iniziative dei toscani. Quando la Montepaschi ha alzato i ritmi della gara, ha tenuto Siena lontana dal canestro lasciandola senza punti per sei-minuti-sei nel secondo quarto e quando la partita è scivolata nella sagra degli errori ha sbagliato meno dei campioni d’Italia. E tutto lo starting five è finito in doppia cifra. Bravi e bravo coach.
A proposito consiglio a Luca Dalmonte la ricetta per la testa di maiale: arrosto con frequenti pennellate di olio e una bella e rossa mela nella bocca del suino. Una porchetta perfetta. M’inviti?

 

Fonte: Corriere Adriatico, Massimo Carboni