Intervista di Dailybasket al sindaco di Cantù, Claudio Bizzozero, che in vista della serata di giovedì 10 ottobre palesa ‘l’ottimismo della ragione’. E intanto tiene calati nella manica degli assi. ‘Coinvolgeremo tutti: Allievi, Corrado, Polti, Pierlo Marzorati. E non lasceremo Cantù orfana del basket. Ce la faremo’

CANTU’ (Como) – Tipo interessante Claudio Bizzozero, sindaco di Cantù dal 2012, quando a capo di più liste civiche sconfisse le corazzate di Pdl, Lega e Pd. Mica pizza e fichi. Non conoscevo Bizzozero, non ci avevo mai parlato, ma la chiacchierata che gentilmente il primo cittadino concede a Dailybasket è interessante. L’uomo non è affatto uno sprovveduto. E’ un misto di passione ma anche di furbizia, di sagacia, di operosità canturina (alla quale si appella spesso). L’idea della serata pubblica- giovedì 10 ottobre, ore 21 al glorioso Pianella, ‘Diamo un futuro alla Pallacanestro a Cantù’- è sua. Ed è una bella idea. Capace di coniugare basket e territorio, basket e comunità, passato, presente, futuro. Identità. Tradizione. Bizzozero ha già incassato l’appoggio di Eagles e dell’associazione Tradizione Canturina. Bizzozero va come un treno. Chi rimane a terra, in questo caso, è proprio un ottuso. Sentiamolo, Bizzozero.

D. Sindaco, io non sono di Cantù. Ci spiega come ha fatto a battere Pdl, Lega e Pd con una lista civica? La cosa ci incuriosisce…

R. Non solo… A Cantù il Movimento 5 stelle non ha neppure fatto una lista. Il motivo è il lavoro della coalizione civica, che prosegue da 12 anni. Questo ha consentito di coinvolgere tante persone, questa è la nostra forza.

D. Un bilancio di questo anno e rotti alla guida di Cantù. Che esperienza è?

R. Entusiasmante perché fare il sindaco della tua città è la cosa più bella, disastroso per la situazione che ci troviamo a gestire. La cosa più intelligente che oggi un sindaco potrebbe fare è dimettersi, e lasciare tutto in mano ai cialtroni che stanno a Roma. Il nostro bilancio, ormai, è ridotto al lumicino. Ma non paragonato a 20 anni fa, a 4. Si va avanti per senso di responsabilità.

D. Cosa vuol dire essere canturino, oggi?

R. Sentirsi parte di una terra, di una comunità, che va avanti con forza nonostante i grandi problemi. Qui c’è gente che ha il culto del lavoro. Se mandi un canturino in pensione lo fai morire. Conosco dei vecchi amici, di oltre 90 anni, che van amò in butega a fa un quai cos, parché ga la fa no a sta acà (bello, l’utilizzo del dialetto, NDA).

Il vecchio e glorioso Pianella, luogo dell'incontro di giovedì 10 ottobre

Il vecchio e glorioso Pianella, luogo dell’incontro di giovedì 10 ottobre

D. E perché Cantù è diventata famosa nel mondo per il basket?

R. Cantù è diventata famosa grazie al basket. E’ avvenuto perché il basket nasce a Cantù negli anni Trenta, questo ha fatto crescere una passione precocemente, facendo diventare il basket lo sport per antonomasia. E siccome noi canturini tendiamo a fare le cose bene, tranne quando qualcuno si impelaga nella costruzione di palazzetti strani, abbiamo ottenuto i risultati che conoscono tutti. A Cantù c’è il gusto del lavorare bene.

D. Immagino che in questi giorni lei si sia svegliato con un pensiero: non voglio essere il sindaco sotto il cui mandato scomparirà la Pallacanestro Cantù..

R. E’ un pensiero che non mi passa neppure, perché sono convinto fideisticamente che il rischio non ci sia. Adesso c’è una famiglia che manifesta il desiderio di fare un passo indietro, ma il territorio ha reagito e sta reagendo. Bene.

D. La sua iniziativa del 10 ottobre sembra aver smosso le acque…

R. Guardi, sin da luglio Anna Cremascoli mi anticipò la notizia del disimpegno. Da allora ho cominciato a lavorare, ma adesso è tempo di dare un’accelerata. Non possiamo far passare il tempo come se nulla fosse.

D. Cosa si sente di dire, alla famiglia Cremascoli?

R. Grazie, assolutamente. La prima cosa che farò giovedì sarà ringraziare Anna e la sua famiglia, fermo restando che dobbiamo ancora capire che intenzioni hanno. Se anche il disimpegno fosse totale, ci sarà solo gratitudine.

D. Senta, ci può dire se negli ultimi giorni ha avuto riscontri positivi e manifestazioni d’interessa da imprenditori e persone disposte a intervenire..

R. Sì, assolutamente. E’ questo che mi tranquillizza, e da venerdì sarà più chiaro a tutti cosa intendo.

D. La cosa più interessante della sua proposta è mischiare il riferimento al consorzio (tipo Varese), al coinvolgimento territoriale (come in Catalogna) e all’azionariato popolare.. Può essere questa, la forza del progetto?

R. Sì, ho in mente il concorso di più realtà. Tuttavia l’esperienza della lista civica mi ha insegnato che è sempre bene inventarsi cose nuove, facendo emergere le peculiarità, Quindi è tutto interessante quello che lei cita, ma noi aspiriamo a fare qualcosa di nuovo. Cantù ha fatto scuola per decenni, da molti punti di vista cestistici. Io penso che l’esperienza in campo possa segnare un precedente importante, anche per la storia del basket moderno.

D. E’ possibile, secondo lei, legare il rilancio del basket a quello dell’industria canturina del mobile?

R. I nostri imprenditori del settore continuano a lavorare in tutto il mondo, e nonostante le difficoltà vanno avanti grazie a decenni di storia e solidità. Credo però che questo connubio tra basket e mobile possa crescere, e giovedì parlerò anche di una novità che ho in mente e che non anticipo. E’ un connubio vincente, possiamo lavorarci.

Il popolo canturino  (foto R.Caruso 2013)

Il popolo canturino
(foto R.Caruso 2013)

D. Gli Eagles la stanno appoggiando con entusiasmo…

R. Mi fa piacere, del resto molti di loro sono amici da anni. Molti non lo sanno, ma ho fatto il corrispondente Ansa dal palazzetto per molti anni.Quando smisi subentrò un giovane molto bravo, che mi fu presentato da Pino Sacripanti. Quel ragazzo era Guglielmo De Vita.

D. Politicamente come hanno reagito e cosa si aspetta dalle opposizioni?

R. Guardi, l’iniziativa di giovedì non è politica. Le beghe politiche devono rimanere fuori. Il sindaco fa questa cosa nell’interesse della comunità. Tutta. L’importante è remare tutti insieme.

D. Cosa le piacerebbe sentirsi dire, giovedì sera?

R. Mi piacerebbe che al termine della serata si potesse sentire nell’aria il grande spirito di questa città. E secondo me accadrà.

Il Pierlo

Il Pierlo

D. Tra le tante persone che potranno aiutarla ce n’è una, credo, particolarmente importante: Pierluigi Marzorati.

R. Pierlo mi ha già confermato che ci sarà. E’ una certezza, giovedì al tavolo ci saranno lui, Anna e i nostri storici presidenti: dagli Allievi ai Corrado passando da Polti. Non so se lui ci sarà, ma potrebbe darsi.

 D. Sull’ipotesi della cosiddetta ristrutturazione del Pianella lei cosa pensa?

R. Cosa penso lo tengo per me. Ci sono altissimi rischi di contenzioso sulla vicenda attuale del nostro palazzetto, quindi s’impone la cautela. D. Ma lei ritiene possibile uscire dalla querelle del palazzetto e ottenere un risultato positivo?

R. Guardi, qualsiasi cosa io dica sul palazzetto può essere usata contro di me, quindi è un argomento che non toccherò giovedì. Ce ne occupiamo come Amministrazione, al meglio delle nostre possibilità. La partita principale è quella di mantenere la società, il palazzetto viene dopo. Al Pianella si gioca, giovedì, la partita più importante di stagione.

D. C’è qualcosa che in relazione a lei e al basket qualcuno ha detto e che le è spiaciuto, perché falso e ingeneroso?

R. Forse solo una:  dopo aver vinto le elezioni, leggevo che qualche tifoso commentava sarcastico che al Pianella non c’ero mai andato prima. Purtroppo questi tifosi, forse perché giovani, non sapevano del mio passato di corrispondente Ansa da Cantù. Poi ho fatto l’abbonamento per molti anni, in seguito ho smesso quando ho avuto il primo figlio. Adesso ne ho tre, mi tocca venire in quanto sindaco e mia moglie deve accettare il fatto che sia tornato sulle tribune del Pianella…. Alla vittoria di Rimini, tuttavia, ero presente proprio con lei.

D. Concludiamo: mi sembra di cogliere un ‘ottimismo della ragione’, in vista dell’incontro del 10 ottobre…

R. Esattamente così, è della ragione e non della volontà. E’ ragionevole pensare che questa città possa ancora fare molto, per il basket.

D. Grazie, sindaco. Non faccia morire il basket a Cantù…

R. Non accadrà. Salveremo il basket canturino. Tutti insieme.

Finisce qui. L’intervista, non certo la storia del basket a Cantù: di questo siamo certi. Le tribune del Pianella sono già pronte a cantare insieme l’urlo di battaglia: ‘I colori che noi portiamo/sono la storia/sono la gloria. Tutti insieme, Cantù!’

Fabrizio Provera