Drew Nicholas

Il turno di riposo di Siena, più che mai opportuno per recuperare energie dopo un periodo intensissimo – culminato con la grande impresa infrasettimanale contro il Barcellona – ma complicato dai tanti infortuni, consegna al campionato una coppia al vertice. Avremmo potuto trovarci un trio se la serie positiva di Biella non si fosse fermata a 3 (inutili i 27 di Coleman che è comunque diventato 3° tra gli scorer, scavalcando proprio il compagno Pullen), cortesia di quella Varese – guidata da un grande Stipcevic – che si conferma squadra ondivaga ma decisamente casalinga (percorso netto a Masnago, segnando circa 8 punti in più e subendone circa 6 in meno che in trasferta). E dunque in vetta ad una classifica comunque corta (dal 3° posto in giù ci sono 10 squadre in 4 punti) c’è la coppia di formazioni indicate dai più come le favorite: c’è la Montepaschi ma c’è anche l’Emporio Armani Milano, virtualmente prima per aver vinto lo scontro diretto, che in settimana ha tenuto vive le ultime fiammelle di speranza di qualificazione in Eurolega e sabato ha frenato i crescenti entusiasmi di una Montegranaro reduce da due vittorie consecutive. L’EA7 ha sofferto relativamente poco, nonostante l’assenza di Hairston e Bourousis, ed ha vinto davvero di squadra, trovando contributi importanti da tanti, come dimostrato dai 4 uomini in doppia cifra o dai 7 che hanno firmato almeno 8 punti. Erano 7 anni che Milano non partiva 8-2, confortanti i segnali di ripresa di Nicholas, che sta trovando la sua collocazione e la sua tranquillità nel ruolo di sesto uomo (in quintetto è partito Filloy), in crescita Melli, sorprendente Radosevic, sicuramente uno dei maggiori beneficiari della partita tutta altruismo di Cook, che ha servito 9 assist senza prendere neppure un tiro. Il play di passaporto montenegrino è un elemento che ama far girare la squadra e creare occasioni per gli altri prima di mettersi in proprio, è un tipo di giocatore adatto ad una squadra di Scariolo, anche se forse, soprattutto in ottica europea, il suo essere poco attaccante può essere un limite significativo. Dopo 10 partite di campionato, segna appena 6.0 punti di media, con l’aggiunta di 3.4 rimbalzi (non pochissimi per un play) e soprattutto 5.3 assist che lo collocano stabilmente tra i migliori nella classifica di specialità. Ma in un’epoca dominata da play realizzatori, sono cifre decisamente in controtendenza, come sono da altri tempi gli appena 5.1 tentativi medi dal campo e solo 1.7 dalla linea dei liberi, segno che attacca veramente poco. Quando si riesce a spartire l’attacco come contro la Sutor, i limiti offensivi di Cook possono anche scivolare via inosservati, ma il futuro italiano ed europeo di Milano, attesa dal fondamentale spareggio di Belgrado, passa anche e soprattutto dalle sue mani.

Alessandro Gentile

In misura minore passerà anche da quelle di Alessandro Gentile che sarà già in trasferta con la sua nuova squadra giovedì, dopo essere stato rilevato ufficialmente dalla Benetton (in cambio di Viggiano e soldi) e firmato fino al 2015. L’accordo prevede una clausola “NBA escape” nel 2013 e rientra nel progetto che vede la società milanese impegnata sul presente ma anche nel medio-lungo termine. Alessandro sarà il terzo membro della famiglia Gentile a vestire la maglia milanese (dopo il papà Nando e il fratello maggiore Stefano) e lo farà dopo aver contribuito alla vittoria della Benetton sul Banco Sardegna di un pallido Travis Diener e di uno Steven Hunter ancora non pronto per giocare tanti minuti. Un risultato andato contro molti pronostici, ma che ha visto Treviso prevalere con merito e centrare così quella che, Eurocup compresa, è la quarta vittoria consecutiva. Segno che l’inversione di tendenza dopo un periodo difficile c’è stata, nonostante le difficoltà dovute ai tanti cambiamenti in organico e – fa piacere dirlo – c’è stata quando Djordjevic, anziché allenare americani poco motivati e molto distratti, si è potuto trasformare in una sorta di capitano non-giocatore alla guida di una truppa molto giovane e soprattutto con una forte matrice italiana. Gentile è solo la punta dell’iceberg di un gruppo che ha trovato una crescita importante da De Nicolao, ormai stabilmente in quintetto, sempre maggiore concretezza da Cuccarolo e minuti preziosi da Sandri. Intorno a loro sta emergendo un altro giovane di buone prospettive, il rumeno Vlad Moldoveanu: il figlio della presidentessa della federazione cestistica rumena è un’ala forte perimetrale che si ispira a Nowitzki ed è approdato a Treviso dopo il college negli Usa, chiuso con ottimi numeri ma in conference non di altissimo livello. In Eurocup ha già inciso parecchio, ora anche in campionato sta iniziando a farsi sentire con continuità e nelle ultime 3 partite, cioè da quando parte in quintetto base, ha segnato 13.3 punti di media col 53.3% da tre. Gentile se ne andrà, non ha nascosto l’emozione e l’attaccamento a Treviso, ma gli altri rimarranno per crescere e fare ancora bene, ma soprattutto adesso la classifica ha ritrovato un po’ di ossigeno.

Peppe Poeta

Un’altra formazione che sta avendo molto dalla propria pattuglia azzurra è la Canadian Solar che, anche nel successo contro Venezia (bene il trio ClarkSlayBowers, che ha prodotto 62 degli 80 punti di squadra, quasi nulli gli altri) con cui conferma l’inviolabilità del proprio campo, ha visto Poeta, Gigli e finalmente anche Vitali ergersi al ruolo di protagonisti. Molto ispirato il play, che ha prodotto 17 punti con 6 assist e fatto giocare bene la squadra davanti a circa 7800 spettatori, mentre Gigli sta riducendo Lang al ruolo di cambio e sta formando con Sanikidze una coppia davvero solida contro cui è difficile battagliare sotto canestro. La crescita di Angelone, 16.0 di media nelle ultime due e 100% al tiro con Venezia, può essere importante anche in ottica azzurra. E sta migliorando finalmente anche il processo di inserimento di Vitali, autore nel finale della tripla che di fatto ha chiuso i conti.

LA SORPRESA – Casale batte Cantù, questa è la sorpresa della giornata. La Bennet sta pagando dazio in campionato agli splendidi risultati europei. Il doppio impegno realisticamente lo sta reggendo solo Siena, Cantù invece non vince fuori casa da due mesi e contro una Novipiù al 3° successo nelle ultime 4 ha avuto il merito di reagire ad una falsa partenza (-12 dopo il 1° quarto) ma la colpa di non concretizzare un vantaggio arrivato in doppia cifra al 28’. La squadra di Crespi – che deve ritrovare Temple (0 canestri su azione nelle ultime due) – ha letteralmente cambiato volto dall’inserimento di Shakur (22.0 punti, 3.5 rimbalzi e 2.8 assist) ed ha avuto un’altra prova consistente da Janning, 17 punti e la pesantissima tripla che ha sparigliato la gara nell’ultimo minuto. Seppur ancora invischiata nelle zone basse, la classifica di Casale, prima molto pallida, ora ha decisamente ripreso colore e l’entusiasmo generato da una vittoria di questo prestigio può fare solo bene per il futuro.

 

Jumaine Jones

MAL DI CASA – Più facilmente si sente parlare del cosiddetto “mal di trasferta”, quando una squadra, magari capace di raccogliere anche buoni risultati in casa, finisce per soffrire dannatamente lontano dal proprio campo, dal proprio ambiente e dal calore dei propri tifosi. E’ un andamento abbastanza comune, non a caso tutte le squadre hanno un bilancio interno migliore di quello esterno, a parte Siena, capace di mantenere lo stesso identico ritmo in casa e fuori (stesso bilancio: 4-1). Ma c’è un’eccezione: l’unica squadra che rende meglio quando viaggia (il record attuale è 3-2) è Pesaro che, non casualmente, ha avuto bisogno di una trasferta per tornare a vincere dopo tre sconfitte (due scivoloni in casa, dove il bilancio è negativo: 2-3) e rendere un po’ meno traballante la panchina di Luca Dalmonte. Pur senza brillare, a Cremona è arrivato il successo grazie ad un ottimo Cusin e alle risposte incoraggianti di Hickman e White – più il finale di Jones – per dare più attacco ad una squadra troppo poco ispirata nelle ultime uscite. Anche se continua il momento difficile di Hackett (il suo 1/2 ai liberi a 13” dalla fine poteva costare caro), si conferma la tendenza: se Pesaro supera gli 80 punti, vince. E non dovrebbe essere una cifra impossibile per una squadra con quel talento, ma invece è successo pochissime volte. Contro la Vanoli Braga, squadra rianimata da Caja e diventata davvero coriacea – con tre ex pesaresi, Milic, Tusek e Daniele Cinciarini, tutti ottimi protagonisti di questa sfida in cui invece è totalmente mancato Lighty – i marchigiani hanno invece sofferto tantissimo a rimbalzo, segno che il lavoro per Dalmonte è ancora parecchio.

Nemanja Gordic

LA CRISI DI ROMA – Roma è sempre corta per gli infortuni, stavolta mancavano Maestranzi e Datome, e non è bastato neppure eliminare la “mela marcia” Dasic – come l’ha definito il g.m. Riva – sostituendolo con Kakiouzis per ritornare alla vittoria. E’ partito in quintetto Tonolli, per tenere Slokar a rinforzare la pattuglia dei cambi, ma l’Acea ha perso ancora: quella rimediata in casa con Avellino è la terza sconfitta in fila e la quarta nelle ultime 5. Il bilancio di 4 vittorie in 11 partite certamente non rispecchia le premesse di una stagione che doveva essere ben diversa. Ma Lardo pare avere ancora la fiducia della società e non sembra a rischio, anche se la sua posizione non può evidentemente essere solidissima. Sembrano maggiormente probabili al momento altre modifiche al roster, con un deludente Djedovic che potrebbe presto fare la fine di Dasic. Ma diventa importantissimo recuperare al più presto Datome e pure Maestranzi, perché Gordic in regia da solo non basta e in più rende meglio quando può guardare il canestro, cosa che tende a fare a volte anche quando non dovrebbe. Magra consolazione la prova da 31 punti di Tucker, inclusa la tripla allo scadere che ha mandato tutti all’overtime. Nell’occasione l’ex Real Madrid ha sfruttato anche un’ingenuità di Dean, che – usando un’interpretazione molto americana di queste situazioni – con Avellino sopra di 3 non ha fatto fallo. L’eroica Sidigas, a sua volta con rotazione accorciata dall’assenza dell’infortunato Spinelli, ha poi evitato di perdere il terzo supplementare di fila, incorniciando con la vittoria una prova semplicemente spaventosa di Marques Green. 35 punti, 13 assist, 8 rimbalzi, 7/11 da due, 5/6 da tre e 47 di valutazione per il folletto di Vitucci: dopo qualche gara normale (non casualmente Avellino ne aveva perse 4 delle ultime 5), è stato assolutamente dominante. E poco importa se le 8 palle perse hanno sporcato il foglio. Quando gioca così è uno spettacolo e Avellino vince (18.2 di media nelle vittorie, solo 8.0 nelle sconfitte).

IN CODA – Se la classifica di Roma piange, non può certo ridere quella di Teramo. Gli abruzzesi, chiaramente in difficoltà per la perdurante assenza della guardia americana, a Caserta sono arrivati fin dove è riuscito a portarli un Robert Fultz alla quarta doppia cifra (ma primo ventello) stagionale, più positivo di uno scentrato Dee Brown. Ma non è bastato e certamente sono rientrati a casa mordendosi le mani, per essere riusciti a perdere una sfida a lungo condotta e che li aveva visti arrivare a +10 al 30’, e ancora a +9 al 37’. L’orgogliosa Pepsi di Sacripanti invece ha recuperato nel finale dei regolamentari ed ha finito per dilagare nel supplementare, riuscendo a piazzare un clamoroso +25 negli ultimi 15 minuti di gioco. Clamorosa partita di Righetti (30 punti, 10 rimbalzi, 40 di valutazione), a livelli da seconda giovinezza in Campania, dove sta segnando 11.1 punti di media, che però sono diventati addirittura 18.5 nelle ultime 4 uscite.


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