Jacob Pullen

Vincono Siena, Milano e Cantù nella 10ª giornata di Serie A, ma soprattutto continua a vincere Biella. La squadra piemontese, la più grande sorpresa del primo terzo di stagione, è sicuramente la più in forma del momento e, anche se Cancellieri continua a gettare acqua sul fuoco ricordando che l’obiettivo è la salvezza, per 24 ore si è goduta anche la leadership alla pari con la Montepaschi. Contro una Virtus Bologna che stavolta si è mostrata priva dei nuovi equilibri dopo il restyling di mercato e virtualmente senza americani (Lang inesistente, Douglas-Roberts acciaccato), Biella ha centrato la quinta vittoria nelle ultime sei gare, la terza consecutiva. Lo ha fatto con una grande prova di Coleman (23 con 5/8 da tre), che in attacco sembrava non poter sbagliare mai, e il solito Pullen che talvolta esagera e forza qualche soluzione ma sa essere decisivo come pochi giocatori della sua età appena sbarcati in Italia dalla NCAA.

L’ex Kansas State – protagonista anche di un bel duello con un Peppe Poeta vivace ma frenato da un ingenuo 4° fallo in attacco – sta segnando 17.2 punti di media in stagione, tirando col 44.3% da due, il 36.2% da tre e l’83% ai liberi, con l’aggiunta di 3.8 assist (e il neo delle 3.6 palle perse) ed ha messo la sua solita zampata sulla partita con un assist “no look” per la tripla dall’angolo di Coleman e poi con un gioco da 4 punti che ha sigillato la vittoria biellese. Ma è stato tutto il gruppo di Cancellieri a funzionare perché, oltre a poter contare sul talento, l’inventiva e l’esplosività realizzativa di una coppia di guardie con tanti punti nelle mani (3° e 4° miglior realizzatore del campionato), c’è sempre da mettere in conto l’affidabilità di capitan Soragna – che ha messo i liberi finali –, la coppia di lunghi DragicevicMiralles che ben si integra tra gioco dentro e fuori ed ha tenuto botta sotto canestro contro la squadra migliore nella classifica dei rimbalzi, e l’energia portata da Jurak e dal troppo sottovalutato Massimo Chessa, in campo nel break che ha rilanciato l’Angelico dopo la falsa partenza. E’ una squadra vera, quella di Cancellieri, forse con una panchina non lunghissima, ma che può dare fastidio a tante. Anche se fa bene il coach a tenere calmo l’ambiente prima che si cominci a soffrire di vertigini, però è anche giusto godersi l’ottimo lavoro fatto finora che ha portato a soli due punti da Siena.

Linton Johnson

Già, Siena. La Montepaschi è sempre in testa, perché sta dimostrando di avere basi di gioco talmente solide da dare ai suoi giocatori importanti certezze anche in un momento difficilissimo per via degli infortuni (fuori Kaukenas, Lavrinovic, McCalebb, ad Avellino non era ancora disponibile neppure il nuovo acquisto Bootsy Thornton) e i suoi interpreti stanno facendo il resto colmando le lacune con un cuore davvero immenso. Ma la gara contro la Sidigas, vinta solo dopo un supplementare, è salita agli onori della cronaca, soprattutto per le polemiche suscitate da un arbitraggio insufficiente, che ha scontentato molto gli irpini (il presidente Sampietro ha annunciato di voler farsi sentire in Federazione, per “evitare che questi episodi passino inosservati”), irritato i tifosi e fatto davvero imbestialire coach Vitucci, che in sala stampa praticamente non riusciva a parlare per la rabbia. A parte gli insulti agli arbitri e le mani messe addosso a Moss, che si attardava a salutare i propri tifosi, con l’intervento delle forze dell’ordine ad evitare guai peggiori, che hanno caratterizzato un finale totalmente da dimenticare, della serata non si può in ogni caso cancellare la grande prova di Avellino che, seppur con Green limitato dal sacrificio difensivo di Moss, ha condotto a lungo grazie ad un Golemac particolarmente efficace (18 punti in 25’), fino ai problemi di falli, e soprattutto ad un Linton Johnson dominante. Cifre da altri tempi quelle del nativo di Chicago, che non ha sfondato nella NBA perché, nato da ala forte, non ha la tecnica per giocare da numero 3, ma qui da noi si sta esaltando giocando da centro “undersized”, sfruttando un atletismo e una velocità superiore ai pari ruolo. Annichilito Andersen, 19 punti e 20 rimbalzi alla fine nel suo tabellino (in stagione: 13.8 punti col 58.7% da due e miglior rimbalzista assoluto a quota 10.4), con la gemma del tap-in acrobatico che ha mandato la gara all’overtime dopo il tiro libero volutamente sbagliato da Ferrara. Siena poi ha portato a casa la partita, perché ha comunque una rotazione e una qualità nel complesso superiore e sta inserendo sempre meglio nel proprio motore un Igor Rakocevic decisivo nella sua veste migliore, quella di scorer micidiale: ne ha messi 26, la sua miglior prova in biancoverde, determinanti soprattutto gli 8 rapidi che hanno riaperto la gara negli ultimi 3’ dei regolamentari. E adesso, sulla strada della truppa di Pianigiani, arriva il Barcellona in Eurolega.

Andrà invece a far visita all’Olympiacos una Bennet Cantù già alle Top 16 e tornata al successo contro Teramo (Dee Brown ne ha firmati 34, caldissimo ma troppo accentratore), trovando canestri di qualità da Markoishvili e Basile, ma vincendo soprattutto sotto canestro, dove Marconato ha dominato e si è visto anche il miglior Ortner della stagione. In attesa del sostituto di Scekic, del debutto di Gianella – rimasto in Spagna a fare il passaporto al figlio appena nato – e con Micov ancora non al meglio, stonano le percentuali di Mazzarino, solo 2/8 al tiro e una buona dose di stanchezza sulle spalle.

Milano
invece si giocherà le residue chance di passaggio del turno contro Charleroi ma sul campo di Venezia ha rischiato di replicare il gravissimo suicidio contro il Partizan che sta pesando tantissimo sul suo bilancio europeo. Brava a risalire da -7 a +11, l’Emporio Armani ha poi tremato e sono bastate due rapide palle perse contro il pressing per far svanire in un lampo le certezze acquisite in precedenza con l’ottima gara di Fotsis e i segnali di risveglio di Nicholas, non casualmente indicati una settimana fa in questa rubrica come i principali beneficiari della partenza di Gallinari. Manca ancora la solidità mentale alla truppa di Scariolo per giocare bene i palloni decisivi ed avere l’affidabilità degna di una grandissima squadra. Ma vincere fa sempre bene.

Drake Diener

I CUGINI ALLA RISCOSSA – Ispirati dal caldissimo pubblico sassarese e probabilmente anche da una sana rivalità familiare i cugini Diener hanno riportato al successo un Banco Sardegna che ha offerto una prova offensiva di assoluto livello (58% su azione). Travis e Drake hanno firmato in coppia 47 dei 90 punti di squadra, tirando con un clamoroso 16/20 da due e 4/8 da tre, confermandosi determinanti per coach Sacchetti. Infatti anche se le cifre dicono che l’uomo chiave è Quinton Hosley – che nelle vittorie segna 16.0 punti di media col 51.4% da 2, il 41.7% da 3 e l’85.7% ai liberi, mentre nelle sconfitte si ferma a 12.0 con un crollo delle percentuali (33.3% da 2, 31.8% dall’arco, 33.3% dalla lunetta) – Sassari non può prescindere dal contributo dei cugini Diener che, specialmente quando la difesa funziona come contro Varese (determinanti le 21 palle perse dei lombardi, con Rannikko meglio di Stipcevic, bene Diawara, Hurtt solo normale) e si possono lanciare ad alto ritmo in campo aperto, si esaltano: in stagione il loro fatturato combinato vale 31.3 punti, 7.9 rimbalzi e 5.6 assist.

Daniel Hackett

LE CRISI DI ROMA E PESARO – Dalla 10ª giornata emergono nella loro gravità le crisi dell’Acea, terza sconfitta nelle ultime quattro, e della Scavolini Siviglia, al 3° k.o. in fila (il 2° in casa). Roma non è mai riuscita, a parte una tardiva reazione di Tucker, ad offrire un’opposizione degna di questo nome ad una Benetton con problemi di organico, che però ha saputo trovare risposte importanti dai suoi giovani (in particolare dagli italiani, ma anche da Moldoveanu) e pure dall’esordiente Jobey Thomas. Troppo molli gli slavi, marginale Datome, non ha inciso neppure Mordente, il cui arrivo troppo presto aveva dato l’illusione di essere la cura a tutti i mali. La vittoria contro una Cantù affaticata dall’Eurolega a questo punto resta solo un lontano ricordo e smarrisce parte della sua importanza, mentre Lardo, che a fine gara non riusciva neppure a spiegarsi i motivi di una simile “non-prestazione”, è da considerare in bilico. Così come è tutt’altro che solida la posizione di Dalmonte a Pesaro: l’ambiente si è espresso chiaramente contro il tecnico, che non riesce a far giocare bene una squadra che pure avrebbe un potenziale offensivo ben diverso da quello mostrato finora e che vale un triste ultimo posto nei punti segnati (70.0), il 16° nel tiro da tre (30%) e il 15° nei tiri liberi (68.6%). La difesa non demerita (a Pesaro però non disdegnerebbero anche un gioco offensivo più gradevole), ma in generale la squadra non è più quella di un mese fa, capace di vincere con Milano e Cantù. Manca l’energia (la squadra si è spenta dopo aver controllato il derby con la Sutor per 34’), manca la lucidità e manca anche un leader: a questo proposito, che succede ad Hackett (3 punti totali nelle ultime 2 con 0/7 al tiro)?

Jerel McNeal

IL BIS DI MONTEGRANARO E IL RISVEGLIO DI CREMONA – Il lavoro di coach Valli a Montegranaro sta cominciando a pagare. Con la seconda vittoria in fila la Fabi Shoes, oltre a confermarsi autentica bestia nera di Pesaro, accorcia la classifica nella parte bassa. La difesa ha lavorato sempre forte, nella ripresa l’attacco ha ritrovato la strada migliore ed è arrivata al finale punto a punto, riuscendo a speculare sulle attuali fragilità pesaresi. Con Valli sta tornando ad essere una roccia sotto canestro Greg Brunner (seconda doppia-doppia consecutiva), cresce Karl ma la nota più positiva è il risveglio di McNeal: gli 8.1 punti delle prime 7 uscite, sono raddoppiati nelle ultime due (17.5). Altrettanto importante è il successo di Cremona, che contro Caserta ha dato una bella risposta nella prima gara senza Wafer: la squadra di Caja si è compattata (espulsione di Cinciarini a parte), ha giocato una grande partita difensiva, trovato subito buone cose da Lighty ma soprattutto i canestri decisivi da quel grande professionista che è Michalis Kakiouzis, col gettone in scadenza il 18 dicembre e le valigie pronte (già stasera arriva Tusek), decisivo per la prima vittoria interna della Vanoli.


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