È stata una gara intensa e contraddistinta da un finale che poteva giocare brutti scherzi alla sua squadra. Ma Frank Vitucci ha tratto tante buone indicazioni dal match contro l’Acea Roma: «La soddisfazione è tanta. Portiamo a casa una vittoria molto dura che conferma in parte i progressi che abbiamo fatto in queste due gare e stasera contro una squadra di buon livello, che ha variato vari quintetti come nel finale quando ha scelto un quintetto di tiratori. Abbiamo vinto con merito; anzi qualche punto sarebbe stato meritato. Sono contento per i ragazzi che mettono a frutto il lavori di queste settimane dove abbiamo lavorato insieme di gruppo . Il coach irpino sottolinea anche come quello di ieri sia un successo che ripaga la sconfitta di due settimane fa contro la Scavolini Pesaro: «Ripaghiamo i il pubblico con una bella prestazione dopo la prova mediocre della gara con Pesaro». La difesa è stata uno dei miglioramenti palesi rispetto al debutto: «Sicuramente siamo andati molto meglio. Non abbiamo cominciato molto bene, facendo qualche pasticcio. Nel finale abbiamo abboccato alle loro penetrazioni per provocar aiuti inutili e liberarle per i tre tiri da tre punti. Nel complesso sicuramente una partita di buona sostanza».
Vitucci evidenzia inoltre come la Scandone non dipenda soltanto da Lakovic, oggi autore di soli tre punti: «Ha fatto subito due falli, ha perso ritmo e non gli hanno dato due falli che potevano starci. Sa che dietro ha due giocatori su cui possiamo fare affidamento».
L’ex coach di Varese spende du parole anche per Dragovic e Richardson: «È entrato abbastanza avanti nel match. Bisogna aver pazienza. Non è possibile avere tutti i giocatori omogeneamente. Jeremy ha fatto una partita anonima ma finché la squadra regge ci possiamo permettere simili situazioni». Sul fallo antisportivo fischiato ad Ivanov nel finale:«Poteva compromettere. È un fischio che va a mettere nelle mani di un arbitro che forse nel finale di gara non va dato ma è meglio non pensarci»
Luca Dalmonte: «Stasera (ieri ndr) era un test per capire la nostra personalità, capire come comportarci in campo. Il risultato non mi soddisfa ma bisogna fare disamine corrette senza tener conto di tiri che entrano o escono nel finale. Abbiamo avuto buona interpretazione della partita dove in attacco avevamo ottenuto i ritmi che volevamo. Poi ci siamo affidati a conclusioni che non garantivamo le giuste soluzioni ed è stato prodotto il break di 12-0 che ha sancito il break decisivo. Nella rumba finale abbiamo trovato canestri dalle prestazioni altissimi col 7/10 da tre punti ma dovevamo evitare i due tiri come quello di Cavaliero o il terzo di Dean sul quale non siamo andati a toglierli la palla. Diversamente sarebbe cambiata la partita. Avellino ha comandato la partita ma noi siamo riusciti a stare nella gara, in un duro contesto. Dobbiamo andar a casa facendo tesoro degli insegnamenti avuti, avendo certezze su cui lavorare. È la terza gara di campionato ma sono tante le cose da migliorare».
Dalmonte precisa un altro aspetto: «Lo dico per cronaca: in otto gironi, da sabato a oggi quattro li abbiamo trascorsi in viaggio, sono ritmi ai quali dobbiamo abituarci. Abbiamo subito, inoltre, mobilità dei lunghi contro la staticità ei nostri. Al di là rimbalzi concessi dobbiamo dare più corposità ai nostri lunghi area». Sugli arbitri: «Odio entrare in casa di altri e farmi i fatti altrui, allo stesso modo degli arbitri non voglio parlare. Gli arbitri avranno la possibilità di rivedere le partite e valutare le giuste decisioni»