Szewczyk e Mazzon (foto Brandolini)

MESTRE – Partiamo dalla coda. Dal corridoio su cui si affaccia la sala stampa del Palasport Taliercio, che nei quaranta minuti successivi alla partita vede giocatori ed addetti ai lavori prendere la porta d’uscita. Una sola persona lo percorre nel senso contrario, verso gli spogliatoi: è il presidente dell’Umana Venezia Luigi Brugnaro, che ad un’ora abbondante dal suono dell’ultima sirena, quando di comune accordo tutti i rappresentanti dei media hanno lasciato la sala stampa, non è ancora riemerso dalla pancia del palazzetto. Con lui, unico effettivo ancora mancante all’appello, l’allenatore della Reyer Andrea Mazzon.

Che in laguna tiri aria di burrasca, ci vuole poco ad intuirlo.

Una situazione paradossale se si pensa ai propositi prestagionali degli orogranata; un po’ meno se la si relazione con il recente ruolino di marcia dei lagunari, giunti alla sfida odierna con una striscia aperta di due stop consecutivi in casa, intervallati solo dalla palliativa vittoria su Milano, altra malata cronica del campionato. Roma, dal canto suo, usciva sì da una sconfitta casalinga contro Siena, ma dalla quale era stata capace di trarre rinnovata autostima e vigore, presentandosi sì in laguna con i gradi della sfavorita, ma con la consapevolezza di avere tutte le carte in regola per giocarsela fino in fondo.

Al netto di un primo quarto che definire orribile risulterebbe un complimento, 9 a 6 il parziale in favore dei capitolini, con un complessivo 6/24 dal campo, la partita resta gradevole vivacchiando sull’equilibrio del primo tempo. È Szymon Szewczyk a suonare la carica per Venezia in apertura di secondo quarto, quando le due squadre iniziano finalmente a segnare: le sue tre triple valgono il primo e unico vantaggio significativo della Reyer, ma Roma è brava a reggere l’urto, rimanere a contatto e rispondere con un controparziale di 10-0 che scava il primo solco. Venezia si aggrappa ad eroi estemporanei, e se prima era stato il polacco, ora è Kee Kee Clark a mettersi in proprio per l’8-0 che colma il gap per la parità a quota 26.

All’intervallo lungo, con Roma avanti di 2, le compagini di suddividono quasi equamente le 23, e con loro i meriti ed i demeriti di una pallacanestro offerta tutt’altro che indimenticabile. Il punto di rottura arriva nella terza frazione di gioco, e vede fondersi in Gigi Datome, miglior giocatore azzurro di questo inizio campionato, la figura del mandante e dell’esecutore. Sono 12 i punti del riccioluto nativo di Montebelluna, con uno spietato 3/3 da oltre l’arco, e che trova in Lollo D’Ercole un socio all’altezza. Venezia pesca dal pino: prima l’energia di Ivan Zoroski, poi l’esperienza di Massimo Bulleri, capace quasi da solo di riportare a contatto l’Umana, precipitata a -11. Il guaio è che sono fiammate fugaci, buone per accendere la platea, ma non sufficientemente concrete per ristabilire un contatto duraturo in termini di punteggio. Ecco allora la tripla di D’Ercole e quella a rate, dalla lunetta, di Datome, che in un batter d’occhio raffreddano gli animi e riportano Roma alla doppia cifra di vantaggio.

Williams, Young e Bulleri tengono la Reyer aggrappata al match con le unghie ed i denti, più che con la ragione, ma la banda della capitale è spietata nel ricacciare indietro l’avversario ogni qualvolta questi entri nel territorio dei due possessi di distacco. Una tripla di Petar Lorant prima, una penetrazione di un Jordan Taylor in crescita poi, fino al fallo sistematico finale, dove Gani Lawal mette a nanna le residue speranze di rimonta dei padroni di casa.

Finisce 67-75 per la Virtus Roma; finisce con il silenzio di quel corridoio vuoto, in attesa della tempesta. Roma salpa dalla laguna con i punti che gli valgono la quinta piazza in classifica; Venezia, oltre, all’acqua alta, deve fronteggiare un avvio di stagione che stona tremendamente con i programmi.

Quintetti iniziali:
Venezia: Clark, Young, Diawara, Fantoni, Williams.
Roma: Goss, Taylor, Datome, Lorant, Lawal.

Venezia: Clark 13, Bulleri 15, Diawara 8, Marconato 0, Zoroski 7, Szewczyk 13, Young 2, Fantoni 0, Bowers 0, Rosselli 0, Magro 0, Williams 9. Allenatore: Mazzon.
Roma: Goss 8, Jones 0, Tambone 0, Tonolli 0, Gorrieri 0, D’Ercole 8, Dagunduro 3, Datome 20, Taylor 11, Lawal 18, Czyz 0, Lorant 7. Allenatore: Calvani.
Il tabellino completo.

Spettatori: 3509.
Arbitri: Massimiliano Duranti di Cascina (PI), Marco Giansanti di Roma, Enrico Sabetti di Termoli (CB).

Il migliore: Gani Lawal. Mentiamo sapendo di mentire: la partita la spacca in due Luigi Datome. Ma l’atletismo, l’energia, la potenza del nigeriano sono merci piuttosto rare nel campionato italiano, specie se spese con intelligenza sui 28 metri. Chiude con 18 punti, 7/9 dal campo, 5 rimbalzi e 5 stoppate in 31 minuti.
Il peggiori: Tim Bowers, Tommaso Fantoni, Alvin Young. Chi ne ricorda l’apporto cruciale nel corso della scorsa stagione farà fatica a riconoscerli. La stessa fatica che probabilmente fa coach Mazzon, che non li utilizza più con la stessa fiducia, minandone a sua volta il rendimento.