Coach Mazzon, pensieroso (Foto: Daniele Furlanetto 2013)

Coach Mazzon, pensieroso (Foto: Daniele Furlanetto 2013)

È visibilmente provato Massimo Cancellieri al suo ingresso in sala stampa, quasi commosso. Le sue parole sulla partita sono poche, ma è impossibile non constatare quanto il coach sia legato a questa realtà. La sua dichiarazione:

“Possiamo racchiudere il commento della partita di stasera in poche parole. Siamo una squadra in evidente crisi di risultati, non di mezzi. Quando le cose girano per il verso giusto ci riesce quasi tutto, ma quando c’è un parziale avversario succede quello che è successo oggi. In apertura di secondo tempo non abbiamo capito che per recuperare lo svantaggio avevamo due quarti a disposizione, ci ha preso l’ansia, che non si è trasformata in grinta bensì in sfiducia. Le facce ed il linguaggio del corpo erano molto indicativi. Abbiamo aperto il campo a Venezia, mettendo in ritmo praticamente ogni suo giocatore. Con la vittoria di Pesaro la situazione si è fatto pesantissima, dobbiamo guardarci dentro per bene. Non solo come allenatore e giocatori, ma come Biella intera.”

Di tutt’altro tenore le dichiarazioni di Andrea Mazzon, allenatore dell’Umana Venezia, che tra le altre cose si è anche lasciato andare ad una citazione illustre. Queste le sue parole:

“Innanzitutto faccio i complimenti ai ragazzi. Il 13-20 iniziale è stato figlio della tensione accumulata per le recenti sconfitte, ma dal nostro timeout in poi abbiamo concesso 42 punti in 32 minuti, difendendo alla grande. Davvero bravi tutti. Stiamo lavorando bene in allenamento, e lavorando bene possiamo costruire qualcosa di positivo, anche recuperando gli infortunati.Come disse Winston Churchill, ci si prepara alla guerra durante il periodo di pace, e il nostro periodo di pace sono gli allenamenti durante la settimana. Siamo usciti dagli spogliatoi nel terzo quarto con le facce giuste, abbiamo preso l’inerzia della partita e l’abbiamo controllata. A Biella va il nostro in bocca al lupo, sono una società importante nel campionato italiano. Veramente, in bocca al lupo.”

Su Jiri Hubalek finalmente protagonista, poi:

“È difficile da spiegare, ma è più semplice di quanto si creda. Arrivano giocatori abituati a grandi minutaggi e gli si chiede di dare qualcosa di importante in poco tempo, e di farlo subito. Non è facile. La chiave è abituarsi a questo e capire che la Reyer viene prima di tutti. Oggi ha fatto molto bene, si è guadagnato il quintetto ad inizio terzo quarto. Se tutti accettano questa mentalità sarà la squadra a guadagnarne.”

Infine, sull’esordio di Francesco Candussi:

“Siamo contenti del suo esordio. Dietro di lui c’è l’ottimo lavoro del settore giovanile, e anche noi proviamo a metterci del nostro. Io provo a lavorare su poche cose, senza riempirgli la testa di informazioni, perché per lui è meglio saper fare due cose molto bene, che farne dieci in maniera sufficiente. Per fare il salto di qualità servono cattiveria agonistica e farza mentale, quella che, per esempio, aveva Giacomo Galanda quando a 18 anni lo allenavo a Verona.”