La pallacanestro, la passione per essa: quali effetti è in grado di produrre? In che misura può arrivare ad incidere sulla vita di una persona?

E’ in corso in questi giorni, l’ultimo disperato tentativo per salvare e mantenere il basket di Serie a a Cremona. Migliaia sono gli appassionati che in questa città seguono letteralmente ora dopo ora l’evolversi della situazione con forte speranza e tanta trepidazione. Una di queste è Simona, una giovane e relativamente recente appassionata di basket; lo ha conosciuto a Cremona. Cosa ha significato per lei l’incontro con il nostro sport? Semplice svago domenicale, oppure qualcosa di più? Fino a che punto, qualcosa in più? E per quali ragioni?

Lasciamo che sia Simona stessa a spiegarci cosa ha ricevuto dal basket, dalla passione per esso e quali tipo di sostegno ha ricevuto da esso. Ecco il commovente resoconto della sua storia:

 

“Nel 2006 ho iniziato a seguire la Vanoli, casualmente una domenica mi sono lasciata convincere ad assistere ad un incontro ed è stato subito amore a prima vista. Anche se non capivo nulla di basket, ho immediatamente respirato l’amore e la passione del pubblico verso i ragazzi in campo e questo sport meraviglioso.

Da allora non ho potuto fare a meno di seguirla ogni domenica, anche quando purtroppo l’anno dopo ho dovuto combattere la mia personale battaglia contro il cancro. 

La malattia oncologica ha il potere di sconvolgerti l’esistenza da un giorno all’altro. Il cancro è una malattia che entra violentemente nella tua vita e ne interrompe bruscamente la continuità, inducendo un profondo senso di incertezza e di impotenza. Incertezza perché il domani  è rappresentato dall’incognita e la paura di soffrire e di morire, toglie le energie per riuscire a vivere la quotidianità. Impotenza in quanto gli eventi che si susseguono fin dal primo istante, in cui si scopre di essere passati repentinamente da uno stato di salute a quello di malattia, sembrano essere fuori da ogni possibile controllo e niente sembra essere affrontabile come lo era prima. È un’esperienza che investe tutte le dimensioni dell’esistenza: psicologica, fisica, umana, spirituale.

Per affrontare questa tremenda malattia bisogna farsi forza, avere coraggio e pazienza. Bisogna trovare la forza di reagire, ci si sente sempre stanchi, in tensione e confusione.

In un momento di grande sofferenza fisica e psicologica, causata dai tentativi di trovare efficaci risorse interiori per gestire e affrontare questo terremoto emotivo, ho tratto la forza, la grinta, il coraggio di accettare e superare la malattia dalla voglia di combattere che questa squadra mette in campo ogni volta. Per me è stata una vera e propria “linfa vitale”, uno stimolo continuo a non mollare, a credere che avrei vinto questa dura battaglia.

Anche durante le terapie salvavita, nonostante i dolori, la stanchezza, la paura, la passione che provo verso la Vanoli mi donava l’energia necessaria per andare al PalaRadi, sapendo che avrei trascorso due ore immergendomi nelle gioie e nei dolori della mia squadra del cuore, dimenticandomi totalmente del mio stato di sofferenza, perché sentirsi parte di un gruppo e non abbandonati al proprio destino, racchiude in sé una grande potenzialità di cura.

La Vanoli, il basket, significano questo per moltissime persone che purtroppo sono costrette a convivere con una malattia invalidante.

Proprio per il significato profondo che la Vanoli rappresenta per me, ma anche per moltissimi altri tifosi, resto attonita e incredula anche solo nell’immaginare che tutto questo possa finire. Non possiamo sottovalutare anche il ruolo sociale di questa squadra per la nostra città. Dobbiamo veramente fare tutto il possibile per consentire a questa squadra di rappresentare al meglio Cremona. Io continuo a crederci e a sperare nel miracolo”.

un miracolo in cui sperano tutti gli appassionati di basket!