Il rapporto tra la Cimberio Varese ed Aubrey Coleman è dunque ora cessato anche sul piano formale: lo scarno comunicato emesso oggi ufficializza la risoluzione del contratto con la guardia Usa, già  fuori squadra da dieci giorni. Si era in attesa di capire come le due parti si sarebbero salutate e l’uscita dal contratto da parte di Varese senza ulteriori esborsi di denaro soddisfa chi temeva un braccio di ferro con l’agente del giocatore sospeso. Il posto lasciato vacante dall’atleta di Houston è già stato rimpiazzato da Adrian Banks, il cui acquisto, al di là delle questioni di visto e di quelle regolamentari, è stato possibile solo in virtù della rinuncia all’ex Biella: la Cimberio ha esclusivamente la possibilità economica di sostituire giocatori non di aggiungerne e questo sarà il leit motiv di qualsiasi ulteriore intervento sul mercato. Perché le “sliding doors” in casa biancorossa paiono tutt’altro che ferme. La sconfitta di Pistoia, la decima in trasferta della stagione, ha cancellato i timidi sorrisi lasciati dalla vittoria su Pesaro, evidenziando per l’ennesima volta la quantità e la qualità dei problemi di una formazione che non sembra in grado, così com’è, di risollevarsi. Difesa colabrodo, attacco asfittico e statico, gap atletico nei confronti della maggioranza degli avversari, scelte non sempre azzeccate né dal regista in campo, né da chi guida in panchina, oltre ad un atteggiamento mentale al confine col pessimismo cosmico della maggior parte Hassell Eurocup 3degli uomini sul parquet. La stagione ha ormai preso una pericolosa china, viaggiando sul piano inclinato di una mediocrità costante che ha spento a poco a poco le speranze settembrine di essere protagonisti anche quest’anno. In uno siffatto scenario, l’allenatore Fabrizio Frates non sembra però in pericolo. Dalle colonne dei giornali cittadini, il presidente uscente Cecco Vescovi smonta sul nascere le voci di un suo avvicendamento, con buona pace di quella fetta di popolo che vorrebbe la testa del coach: “Cambiare l’allenatore è una ricetta fin troppo semplice che non risolverebbe i nostri problemi: avrà anche lui le sue colpe come tutti noi ne abbiamo in questo momento difficile, ma non è il principale imputato”. Traduzione per i giocatori: nessun alibi verrà contemplato. Traduzione per i tifosi: la società di Piazza Montegrappa sembra davvero credere ancora nella sua guida tecnica, al di là del fatto che sostituire un allenatore, quando si è alle prese con un portafoglio dalla capienza relativa, è passo da extrema ratio; se un giocatore può accasarsi altrove transando con la società e liberandola dall’obbligo di corrispondergli lo stipendio per il resto dell’anno, con un allenatore licenziato non si può fare altrettanto, almeno nell’arco della stessa stagione sportiva. Più facile concentrarsi dunque sul roster e gli imputati di taglio vanno cercati sull’asse play-pivot. La debacle in terra toscana ha messo in luce una volta di più l’incompatibilità tecnica tra Clark ed Hassell, sia a livello offensivo, sia soprattutto in retroguardia. Come spesso accade, i limiti di uno vengono amplificati da quelli dell’altro: Clark non è il regista in grado di attivare un centro statico come l’ex israeliano, il quale abbisogna, per colpire, di essere servito con costanza e ad una distanza minima dal canestro, in modo da far comunque valere il suo fisico all’altezza. La situazione si ripete dall’altra parte del campo, dove Clark non riesce a contenere le penetrazioni dei pari ruolo avversari e la scarsa mobilità del “diversamente atletico” Hassell non pone rimedio in fase di aiuto. E’ un cane che si morde la coda che ha come risultato una caterva di punti subiti sui giochi a due ed uno squilibrio difensivo che “sconvolge” anche il resto dei compagni. Avendo solo poche cartucce da sparare, il giocatore con la valigia in mano potrebbe essere il “big man” di Chasepeake, scelta che avrebbe una spiegazione di fondo fin troppo chiara: Hassell potrebbe avere più acquirenti di Clark. Si ritorna sempre all’esigenza sopracitata di non fare il fatidico “passo più lungo della gamba” nella gestione delle risorse, in un mercato che deve avere entrate ed uscite corrispondenti. I nomi di Drew Gordon, poco utilizzato al Banvit, di Benjamin Eze, per ora senza contratto, e di Tyler Cain, miglior lungo della Lega Gold, ora in forza a Forlì, sono solo “figurine”partorite da un ambiente che non condividerebbe appieno una scelta del genere, desiderando invece quel regista che Varese non ha e che Clark mai sarà. Per ora la società tace e lavora sotto traccia, essendosi spesa pubblicamente per la sola conferma di Frates. La situazione è fluida ed all’orizzonte, dopo “l’allenamento” infrasettimanale con Valencia, c’è l’ostico derby con Cantù: sotto il Sacro Monte è difficile immaginare una partita più decisiva per l’immediato futuro della squadra, sia nel bene che nel male.


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