Il gruppo dei partecipanti - Foto Luca Trovati

Il gruppo dei partecipanti – Foto Luca Trovati

CREMONA – Quando devi scrivere un pezzo sul “Telli” il rischio è che il lettore, ignaro di tutto ciò che il “Telli” è e rappresenta, si perda tra il banale e il melodrammatico. Ma dato che a non sapere cosa sia il “Telli” sono rimasti in pochi e quei pochi non meritano una gran considerazione (si scherza, è chiaro)  farò solo una, dovuta, breve, premessa per poi lasciar spazio al flusso di coscienza che ti rapisce il lunedì mattina, al termine di due giorni – per usar le parole degli Amici di Robi – “CLAMOROSI”.

Robi era uno di noi, amante della palla a spicchi, ragazzo non a modo, a “modissimo”, con un sorriso contagioso che da un lato ti faceva subito amico e dall’altro rubava cuori. Uno di quelli che incontri volentieri sia sul campo di basket che al bancone di un bar a bere una birra. Un bravo ragazzo.

Ci si mette di mezzo il destino, un 9 gennaio fatale. Robi ci saluta.telli

E in una Cremona grigia come non mai, che conta occasioni di ritrovo ed entusiasmo sulle dita di una mezza mano, ecco che “Gli Amici di Robi” creano dal nulla quello che nel giro di pochi anni passa dall’essere torneo all’essere evento. Unico, inimitabile, immancabile, inarrivabile (e tutta una serie di parole che cominciano con in- e finiscono con –ile).

Quest’anno ai nastri di partenza si sono presentate 48 formazioni senior e 14 under per un totale di 62 (sessantadue) squadre di maniscalchi pronti a sfidare caldo, cemento e “bozza alcolica”.

Gente che arriva da tutta Italia. E dalla Germania. E dalla Spagna. Gente che in prima persona o per sentito dire è consapevole del fatto che a prescindere dai km, dal lavoro il lunedì, dall’esame all’Università, dal matrimonio del fratello (e anche dal proprio), al “Telli” non si può mancare.

C’è il sabato delle eliminatorie che mette in mostra l’anima della manifestazione: venga chi vuole (e sono tanti), cestista o meno, basta che abbia lo spirito giusto,  una dose infima di considerazione per sé stesso e quel sorriso autentico, speculare a quello di chi, in realtà, è il motore di tutto.

Basket di buon livello, All Star Game di Baskin – altra disciplina inventata a Cremona, della serie quando ci mettiamo le cose le facciamo discretamente – 3 point shot contest e poi lei, la festa del sabato sera.

tellitargaIl trait d’union tra un sabato interlocutorio ed una domenica dove il tasso tecnico sale di tono e dal divertimento puro e semplice si passa alla competizione vera e propria.

Festa si diceva. Grande, grandissima, gigantesca. Di quelle che a queste latitudini si vedono poco e per sbaglio. Chi il torneo l’ha giocato e chi non l’ha giocato, chi c’era e chi inseguiva la sua chimera, alla sera sono tutti lì, con un numero spropositato (al cubo) di birre in mano, con la voglia di tirar mattina cantando a squarcia gola, ballando come ossessi, divertendosi nella convinzione che a Lui sarebbe piaciuto un sacco.

I superstiti (e anche i meno superstiti), la domenica mattina, si ritrovano sul cemento per andare a prendersi un titolo, da un lato relativo (la partecipazione è, sempre, la vera vittoria), dall’altro certificazione di qualità assoluta, perché se arrivi sul gradino più alto del podio in un torneo con oltre 150 giocatori, molti dei quali sparsi tra la serie A(1) e la C, vuol dire che con l’”arancia” in mano te la cavi discretamente.

Prima degli atti conclusivi una gara delle schiacciate – vinta da Mambeye Diallo –  dove capita di vedere un classe ’95 (Angelo Lorenzetti) che si appende al ferro dopo aver saltato due compagni di squadra e una finale agguerritissima del 3 point shot contest vinta da Matteo Crepaz su Matteo Ferrari (solo un omonimo…). Robetta?TelliDunk

Poi il gioco si fa duro e i duri cominciano a giocare. Prima gli under, con la vittoria dei “Oh ragazzi una birretta” composti dall’mvp Davide Speronello, Stefano Severgnini, Federico Rossi e Francesco Belloni che hanno avuto la meglio sui

“Meglio una gallina…” di Filippo Cocchi, Matteo Campanini, Riccardo Bodini e Manuel Antoniazzi. Poi è toccato ai grandi, con una finale da libro cuore, tirata all’inverosimile e risolta da una “magata” di Marco Galbarini che dall’arco ha chiuso i conti sul 21-17 per i “Chey Bei” formati da Gionata Zampolli (mvp del torneo, quest’anno alla Viola Reggio Calabria prima e alla EnoAgrimm San Severo poi in LNP Divisione Nazionale A) e Roberto Baggi contro i “Padovanal” ormai ospiti fissi della kermesse, composti da Angelo Albani, Erik Bertolini, Roberto Anzivino e Alessandro Ferri.

In mezzo a tutto questo noi, massa informe di cestisti o presunti tali, da Lollo D’Ercole ad Andrea Conti all’ultimo studente che, in nome di una passione viscerale e di un amico comune, o amico di un amico comune, o amico di un amico di un amico comune (che poi se sei amico di un mio amico sei mio amico), ci siamo trovati come tutti gli anni in Via dei Classici ai campetti “Roberto Telli” scambiando sorrisi e battute, crossover e birrette, “com’è andata quest’anno?” e “cosa fai l’anno prossimo?”.

Sopra a tutto questo Lui e Loro. “Gli amici di Robi”, anima e corpo, mente e braccia, voce e chitarra di quello che è stato, è, e sarà il “Memorial Robi Telli”. Due giorni che non si possono spiegare, che alla fine non sei uguale, che per merito loro ci sono e, per dirla con le parole di “Meda”: “Lui si sarebbe divertito un sacco”.