eurolega fenerSono la squadra da battere, se ce n’è una. Attrezzati, con un gioco efficace, dotati di una panchina lunga e di qualità. Lo scorso anno sono usciti in semifinale, contro il Real Madrd che sarebbe diventato campione d’Europa solamente due giorni dopo. Quest’anno sono stati rimodellati e hanno perfezionato dei meccanismi che avevano già iniziato il collaudo nella scorsa stagione, in un momento in cui già si trattava di una squadra temibile. A Berlino arrivano da candidati numero uno, insieme al solito CSKA di Mosca.

Zelimir Obradovic (Foto Fabrizio Stefanini)

Zelimir Obradovic (Foto Fabrizio Stefanini)

LA STAGIONE – Una partenza nel Gruppo A, probabilmente il più complesso da affrontare. Presenza ostiche, come quella dei campioni in carica del Real e quella del Khimki, campioni in Eurocup e con un roster completato da giocatori di livello assoluto. Tralsaciare la Stella Rossa di Belgrado e, in parte, il Bayern di Monaco risulterebbe una blasfemia, per non parlare di Strasburgo, in grado di sconfiggere proprio il Fener, oltre al Real e alla Stella Rossa. La squadra di Zelimir Obradovic ha concluso la regular season con un bilancio di 8 vinte e 2 perse, aggiudicandosi con distacco il primo posto. Nelle Top16 il cammino del Fenerbahce si è, paradossalmente, semplificato. Ottenendo il primo posto nel Gruppo A e sfruttando alcune congetture favorevoli, la composizione del Gruppo E ha favorito la scalata dei turchi verso i playoffs. 11 vittorie e 3 sconfitte, dopo aver inanellato un record di 7-0 per cominciare la fase. Grandi prove di forza e un andamento che ha lasciato trasparire come questa corazzata fosse la più indicata per centrare il grande obiettivo o, come minimo, la Final Four. Attacco fluido, difesa solida. Come Obradovic predica. In più, la possibilità di schierare un numero di quintetti senza eguali in Europa. Solo il Real Madrid, a livello di profondità, si è trovata al livello della squadra turca. E sono stati proprio i blancos a dover affrontare Datome e compagni nei playoffs, dopo aver rimediato un quarto posto nel Gruppo F. Di sicuro, non ci saremmo aspettati un secco 3-0, con l’exploit di gara-2 (100-78) e un controllo a dir poco notevole sulla serie. Campioni in carica eliminati senza pietà e sguardo alla Final Four. Non si sarebbe potuta concludere meglio la preparazione del Fener, nell’attesa di affrontare le altre migliori 3 d’Europa.

IL ROSTER – Il migliore d’Europa, per qualità e quantità. 10 giocatori di alto livello, tra cui ce ne sono almeno 5 di livello elevatissimo. Squadra che può giocare sull’asse play-pivot e che, come se non bastasse, può anche schierare esterni eccellenti come Bogdanovic, Datome e Kalinic. Vicino a canestro nessuno può vantare nomi come quelli del Fener: Antic, Vesely e Udoh. Se poi in regia si leggono nomi come Dixon, Hickman e Sloukas, allora per le avversarie il gioco si fa duro, se non impossibile. Mahmutoglu si è rivelato decisivo in alcuni match intricati, subentrando dalla panchina e seguendo gli ordini di coach Obradovic alla lettera. Se dovessero stare tutti bene, nessuno sarà forte come loro.

L’UOMO CHIAVE – La risposta è più scontata di quanto si possa credere, e non è guidata dal patriottismo tricolore: Gigi Datome. Durante i playoffs ha avuto una flessione, dovuta a più fattori, ma il suo apporto rimane comunque di valore inestimabile. Un giocatore essenziale, molto intelligente e con un margine d’errore ridotto all’osso. Uno dei migliori tiratori d’Europa, sia piedi a terra che in transizione. Sempre ordinato, realizzatore efficace e ragazzo dall’atteggiamento esemplare. Un elenco di ingredienti di prima qualità, mixati per dar vita ad uno dei migliori giocatori del continente. 54.4% da due, 45.6% da tre, quasi 86% ai liberi. Quando Datome gioca alla grande, anche il Fenerbahce riesce ad archiviare ogni avversario sul parquet. Il suo impatto è stato devastante, dopo un’esperienza NBA non di certo negativa, ma di sicuro che sarebbe potuta durare qualche anno di più. La sua scelta di tornare in Europa, da protagonista, è stata però più che azzeccata.

Bogdan Bogdanovic (Foto Stefanini 2015)

Bogdan Bogdanovic (Foto Stefanini 2015)

LA SORPRESA – Non è una sorpresa vera e propria, ma se si considera la prima parte di stagione, allora il concetto cambia. Bogdan Bogdanovic è salito di livello come in pochi sono riusciti a fare nell’ultimo periodo. La serie contro il Real Madrid ha segnato il suo ritorno ad altissimi livelli, con una media punti vicina ai 17 ad allacciata. Talento purissimo e prospetto che risulta sempre sotto i riflettori. Ha avuto una flessione che è coincisa con la prima frazione del cammino europeo dei turchi, ma è stato più che abile nel rialzarsi e ad alzare il livello, a partire dalle Top16. In una squadra come il Fenerbahce è normale non mettere nero su bianco un numero di punti da urlo, soprattutto per il numero di giocatori con punti nelle mani a disposizione di Obradovic. È vero anche che, in alcuni casi, bisogna affidarsi ad alcuni giocatori per mettere a segno canestri importanti. Quando riuscirà a ricoprire questo ruolo con regolarità, potremo parlare di sorpresa vera e propria. Ma dall’altra parte dell’Oceano.

COME GIOCA – La guida tecnica è il sogno di ogni giocatore. Un allenatore esigente, perfezionista ed estremamente efficace. Zelimir Obradovic ha costruito questa squadra negli ultimi due anni, nel tentativo di innalzarla al ruolo di squadra da battere. Ci è riuscito o, per lo meno, ci sta riuscendo. Ottimi difensori, in ogni ruolo, ed eccellenti attaccanti. Regia, reparto esterni e reparto lunghi. Tutti di primo livello, con difetti e lacune che si fanno fatica a trovare. È una macchina programmata per vincere ogni singola partita, disponendo di un grande numero di giocatori in grado di prendere per mano la squadra e portarla fino in fondo. Affrontandoli, risulta complesso identificare “il miglior metodo” per non soccombere, ma nella Final Four può sempre succedere di tutto, a maggior ragione quando ti ritrovi contro una grande incompiuta degli ultimi anni, una squadra che ha sorpreso tutti e un concentrato di solidità e talento. All’anagrafe: CSKA, Laboral Kutxa e Lokomotiv Kuban. Possono giocare in tanti modi e attaccare il canestro sfruttando grandi punti di forza. Dal perimetro sono notevoli, vicino a canestro sono più che temibili e in regia posseggono il giusto equilibrio tra quantità e qualità. Se riescono a difendere come sanno, il loro attacco risulterà ancor più efficace, come i fondamentali del basket insegnano.

AMBIZIONI A BERLINOVanno in Germania per vincere, senza mezzi termini. Devono stare molto attenti al Laboral Kutxa di Vitoria, un’avversaria a dir poco ostica, e a qualunque squadra dovesse presentarsi in Finale. Quest’ultima è tutto tranne che scontata e la storia dell’Eurolega insegna. In assoluto, il CSKA sembra l’antagonista numero uno. Non si sono mai incontrati in questa edizione e sarebbe veramente un finale da copione se potessimo assistere ad una Finale tra Fenerbahce e Mosca. Hanno avuto un percorso per certi versi speculare, ma sempre di altissimo livello, senza mai alzare il piede dall’acceleratore. Di sicuro, coach Zelimir Obradovic non sarà dell’idea di perdere due Final Four in due anni, a maggior ragione dando uno sguardo al suo palmares e conoscendo la sua personalità straripante.


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