Il CAP Genova Under 14

Il CAP Genova Under 14

Un risultato storico. Non può essere definito altrimenti quanto ottenuto dal gruppo Under 14 del CAP Genova, arrivato 6° tra le 20 partecipanti alle Finali Nazionali di Bormio. Infatti, un risultato all’apparenza nella media per molti contesti rappresenta il miglior piazzamento di sempre per una realtà genovese in una manifestazione nazionale. Ed è oltretutto la prima a cui partecipa la società creata dall’imprenditore genovese Andrea Giovannini che, in pochissimi anni, ripartendo dalle basi e costruendo un settore giovanile praticamente da zero, sta dando risposte sempre più consistenti al movimento cestistico ligure e, di conseguenza, a tutto quello nazionale. Perché ridare alla pallacanestro italiana contributi di pura energia da una piazza importante come Genova, che con il CAP sta vivendo una saggia crescita dopo essere stata testimone di diversi avventati tentativi di ingresso diretto nel basket che conta, può fare solo bene. Il risultato di Bormio “è un riconoscimento per tutti, per i ragazzi, ma anche per gli allenatori, la società e le famiglie che ci hanno dato fiducia”, come ci ha confermato Enrico Rocco, direttore tecnico della realtà genovese e guida della truppa Under 14.

Un cammino, nella settimana delle Finali, che ha visto cadere contro Genova vittime eccellenti come Brindisi, Pescara e Pesaro nella prima fase, oltre a Venezia campione di categoria nella fase di piazzamento, per una squadra che ha pagato realmente dazio solo contro l’Olimpia Milano poi laureatasi campione nazionale: “Se rigiochiamo altre 100 volte contro Milano, oggi perdiamo – ha commentato ancora Rocco – Sono una squadra più completa, hanno dimostrato di avere intensità e determinazione e poi giocando in 12 riescono, in queste competizioni, ad incidere molto di più. Le nostre migliori partite le abbiamo giocate con Pescara, contro cui siamo stati praticamente perfetti concedendo solo 35 punti, e Venezia, perché è stata una vittoria sudata, ma che abbiamo voluto fortemente per arrivare alla finale per il 5° posto. Rimane però un pizzico di rammarico perché nell’ultima partita con Ragusa non siamo stati molto presenti in campo. Ma essere entrati nelle prime 8 d’Italia è sicuramente molto positivo, per noi vale molto”.

Poteva arrivare anche qualcosa in più, ma è mancata un po’ di continuità soprattutto a livello mentale: “Un rendimento un po’ altalenante può essere comprensibile a quest’età. Ma i ragazzi hanno dimostrato di valere tecnicamente questo livello, rispetto ad altre realtà ci manca un pizzico di continuità, perché il campionato ligure non ci permette di allenarla in termini di intensità e di concentrazione”. Dunque, un’esperienza che può essere molto utile anche per il futuro di questo gruppo e che darà al CAP nuova linfa per farlo crescere ancora, anche andando fuori regione: “Giocare partite di quest’intensità è fondamentale e darà loro una spinta in più. Per alzare il livello competitivo, abbiamo fatto domanda di partecipare all’Under 15 Eccellenza nel girone lombardo: sarebbe un modo per fare un ulteriore salto di qualità, spingerebbe i ragazzi a restare concentrati e fare ogni settimana una partita di alta intensità e buon contenuto tecnico, dato che le lombarde a quest’età hanno sempre qualcosa in più”.

Federico Miaschi (foto "Pallacanestro Cap Genova" Facebook account)

Federico Miaschi (foto “Pallacanestro Cap Genova” Facebook account)

Ma intanto le qualità, seppur da sviluppare ancora, sono già buone, come confermato ad esempio dall’inserimento di Federico Miaschi, quasi 26 punti di media nelle 7 partite disputate, nel miglior quintetto delle Finali: “Sicuramente ha dimostrato qualità. Come altri, ha molte lacune da colmare, ma ha dimostrato di essere uno dei giocatori italiani di quest’età di maggiore prospettiva. – lo descrive coach Rocco – Ma mi piace ricordare anche come, nell’importante partita contro Pesaro, la squadra abbia reagito bene alla sua uscita per falli a 3’ dalla fine, si sia guadagnata i supplementari in rimonta ed abbia vinto senza di lui in campo. E’ un segnale importante, perché anche gli altri, Andrea Bianco, Federico Banchero, Matteo Renzone, Simone Pedemonte e tutto il resto del gruppo, hanno avuto un buon impatto tecnico, e uno come Andrea Gottingi ha dimostrato doti di leadership che hanno coinvolto tutti”.

Tutti protagonisti di questo risultato, a coronamento di una stagione positiva che ha visto i ragazzi migliorare tanto nell’arco dei 10 mesi di lavoro: “A quest’età abbiamo impostato un lavoro più individuale che di squadra. Abbiamo dedicato molto tempo al miglioramento fisico, seguendo programmi individuali per andare a costruire una struttura più adeguata. E’ stato fatto un lavoro importante, tramite il preparatore fisico Riccardo Mortara e il fisioterapista Luca Gottingi per dare ai ragazzi gli strumenti utili prima di poterli caricare dal punto di vista tecnico. Abbiamo dedicato molto tempo al lavoro senza palla, perché è determinante che i ragazzi imparino a giocare. I fondamentali individuali li puoi imparare sempre col tempo. Imparare a stare sul campo, capire gli spazi, le distanze, il tempo di gioco è importante farlo subito oppure farai sempre più fatica. Il lavoro è stato improntato su questo, chiaramente in parallelo con la tecnica individuale, cosicché i ragazzi capiscano perché devono fare un gesto tecnico, ma anche dove e quando lo devono fare”.

E i risultati si sono visti anche in termini di spirito di squadra, che non ha mai abbandonato neanche i quattro giocatori che, a turno, sono rimasti fuori dai 12 a referto: “Tutti hanno dimostrato grande passione e attaccamento alla squadra – ha detto Paolo Banchero, che ha seguito il gruppo nella doppia veste di dirigente accompagnatore, con compiti in particolare di gestione della logistica, e genitore – E’ stata un’esperienza speciale, che i ragazzi hanno vissuto con grande curiosità. Sono stati molto bravi, con i pregi e i difetti tipici dei 14enni, ma mai sopra le righe. E’ stato bello seguire mio figlio Federico, ma anche tutti gli altri che in questa settimana sono stati un po’ come miei figli. E per un genitore non vederli perdersi in attrazioni negative che il mondo propone è sicuramente confortante”. L’impostazione del CAP è molto seria e professionale e sta cominciando davvero a dare i propri frutti, scardinando una mentalità consolidata in Liguria che poco aveva prodotto cestisticamente negli ultimi decenni: “Il lavoro di coach Rocco – ha aggiunto Banchero – ha portato un’esperienza nazionale di qualità superiore rispetto al dilettantismo ligure. Una società che vuole essere protagonista a livello nazionale non può prescindere da questo. E il CAP ha idee molto chiare: il risultato di Bormio ha reso tutti contenti, ma non ha esaltato nessuno all’eccesso, c’è solo voglia di continuare a lavorare per migliorare ancora”.

Per riuscirci, purtroppo, sarà necessario giocare partite delicate anche fuori dal campo, andandosi a scontrare con uno dei problemi che maggiormente caratterizzano la Liguria, ovvero quello degli impianti: “E’ stata una stagione importante, la DNG ha fatto un buon campionato con gli stessi ragazzi che hanno raggiunto i playoff della C regionale, tutte le altre squadre giovanili hanno raggiunto la finale regionale. Ma ora stiamo lavorando nell’ottica di avere un impianto di proprietà, perché c’è qualche problema col Paladonbosco, a cui non sono state date tutte le garanzie da chi lo deve gestire. La società si sta muovendo perché abbiamo il diritto di giocare in impianti sicuri. E’ la maggiore lacuna di questa città. Cerchiamo di porvi rimedio” ha spiegato Rocco, sottolineando però che il movimento del CAP è vivo più che mai: “Abbiamo lavorato e continueremo a lavorare sui ragazzi, perché è fondamentale così come lo è aver aderito al progetto Novipiù Campus. E ringraziamo il dottor Guido Repetto per averci coinvolto, perché anche questo ha permesso ai nostri istruttori di crescere. Infatti, in tanti hanno trovato le motivazioni per continuare ad aggiornarsi, andare avanti nel loro percorso di allenatori e permetterci di creare una struttura sempre più qualificata”. Tutti segnali incoraggianti di una realtà che sta diventando sempre più patrimonio, non solo della Liguria, ma dell’intera Italia cestistica.