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Fa piacere ogni tanto imbattersi in qualche giovane rampante. E Michele Caverni giovane rampante lo è sul serio. Playmaker classe 1996, scuola Fano Basket ma cresciuto nella Vuelle Pesaro, Caverni è sbarcato l’estate scorsa a Senigallia, sponda Goldengas, e sin da subito tutti si sono accorti che non si sarebbe limitato a scaldare la panchina. Compreso coach Giorgio Valli per il quale, complice l’assenza per infortunio di Andrea Barsanti, Michele è ormai diventato un pezzo essenziale del suo mosaico. E domenica scorsa, a Falconara, il ragazzotto ha stupito tutti. Tranne se stesso…

 A Falconara, in casa dell’ormai ex capolista, è andato tutto bene, a quanto pare…
“Abbiamo affrontato la partita nel migliori dei modi, consapevoli di avere di fronte una avversario ben organizzato e con ottimi giocatori. Sapevamo che se avessimo lasciato giocare la Sandretto con il suo ritmo sarebbe stata una partita difficile da portare a casa. Grazie alla difesa a zona siamo riusciti a limitarli offensivamente, mentre in attacco è stato fondamentale il lavoro di squadra che ci ha permesso di restare sempre in partita. Nel finale siamo riusciti a trovare il vantaggio e a mantenerlo al nostro capitano (Mirco Pierantoni, n.d.r.), che ha stoppato il loro ultimo tiro. Due punti in classifica fondamentali per noi, visto che in futuro affronteremo altre squadre ben attrezzate”.
Sei stato uno dei protagonisti del derby: i tuoi tiri, quelli che poi sono stati decisivi, erano nel piano partita o hai seguito l’istinto?
“Le ultime azioni della partita sono state veramente concitate, ho seguito l’istinto anche perché in quei momenti non c’era tempo per pensare ed esitare. Sono felice di avere dato un contributo per il risultato finale, ma senza dubbio è stata una vittoria di squadra”.
Non avevate mai vinto fuori fino a domenica scorsa, non è paradossale che abbiate conseguito il primo successo esterno proprio contro una delle squadre più forti del girone?
“In effetti nessuno si aspettava che la prima vittoria in trasferta dovesse arrivasse proprio in casa della Sandretto, che non aveva mai perso in casa. Inoltre, voglio sottolineare il grande aiuto che ci hanno dato i nostri tifosi, che sono accorsi in numerosi per sostenerci: sembrava di giocare in casa!”.

Michele Caverni in palleggio

Michele Caverni in palleggio

Come mai così tanti problemi lontano dal vostro palasport, almeno fino a domenica scorsa?
“Le nostre difficoltà in trasferta derivano soprattutto dall’atteggiamento col quale affrontiamo le gare. E spesso le sconfitte sono state decise dalle nostre percentuali al tiro, molto più basse di quelle che riusciamo a esprimere al palaPanzini. Per fortuna adesso ci siamo sbloccati e abbiamo capito che per vincere fuori casa bisogna iniziare le partite con grande intensità e mantenerla per gli interi 40 minuti”.
Sei diventato un punto inamovibile del sistema di coach Valli, quando ti sei reso conto che saresti diventato uno dei suoi giocatori cardine?
“Con l’infortunio di Barsanti, uno dei nostri giocatori principali, sapevo che le rotazioni si sarebbero accorciate, soprattutto nel reparto esterni, e che dunque avrei avuto a disposizione un minutaggio più ampio. Nonostante tutto, devo dimostrare di meritare quei minuti e devo farmi trovare sempre pronto per dare una mano ai miei compagni di squadra”
Sei ancora giovane eppure stai bruciando le tappe. Quali pensi siano le tue qualità migliori? E quali gli aspetti sui quali puntare per migliorare?
“Di certo devo lavorare duramente sul fisico per riuscire a resistere ai contatti con giocatori che hanno più durezza di me. Poi devo migliorare nel tiro da tre punti, che deve diventare più veloce ed efficace. Una qualità che mi riconosco è la serenità con cui riesco ad affrontare giocatori molto più esperti di me, anche se a volte questo mi porta a commettere errori che col tempo devo limitare al massimo”.
C’è un giocatore al quale ti ispiri?
“Un giocatore particolare a cui mi ispiro non c’è, anche se il mio idolo è sempre stato Kobe Bryant. Comunque mi piace guardare qualunque partita e osservare giocatori, soprattutto nel mio ruolo, per cercare di imparare ogni volta qualcosa di nuovo”.
Stai ancora studiando, pensi che il basket occuperà una buona parte della tua vita in futuro? Più di quanto non lo faccia oggi?
“In questo momento il basket occupa la maggior parte del mio tempo e sono felice che sia così. Spero che accada anche in futuro perché non riesco ad immaginare i miei pomeriggi senza giocare a pallacanestro. Ovviamente devo proseguire anche gli studi, conciliando al meglio lo sport e l’università”.
Ti pesa la responsabilità di essere uno dei giovani più promettenti del girone?
“No, anzi: la giovane età deve essere uno stimolo per lavorare ancora di più. Quando entro in campo non devo assolutamente sentire la pressione di dover dimostrare qualcosa agli altri, piuttosto devo giocare il più tranquillo possibile facendo cose semplici e utili per la mia squadra”.