Foto di Marco Multari

Foto di Marco Multari

I tifosi di New York non hanno mai pace. Per la seconda volta (in due partite) dagli spalti del rinnovato Madison Square Garden sono partiti pioggia di fischi e di boo nei confronti di una squadra che non fa altro che indurre frustrazione ai suoi fan. Frustrazione per come subisce il gioco avversario e per come entra in gara, facendo sembrare possibile una rimonta anche sotto 24 punti. Tifosi delusi, staff tecnico preoccupato: arrabbiato infatti l’aggettivo più adatto alla conferenza stampa post partita di Mike Woodson, che analizza però con lucidità la differenza di prestazione fra primo e secondo tempo dei suoi, puntando il dito sull’aggressività mancante in gran parte dei titolari, sottolineato dall’abissale differenza nei tiri liberi tentati delle due squadre. Se poi hai di fronte un reparto lunghi formato da due eccezionali rimbalzisti come Kevin Love e Nikola Pekovic, allora devi scendere in campo con un atteggiamento opposto a quello di domenica sera. Non è andata proprio così.

I Knicks partono male, ma lo fanno confusamente e concedendo tantissimo all’intelligenza cestistica di Ricky Rubio, che guida i Timberwolves ad una grandissima partenza dai blocchi, aiutato certamente dalla fantastica prestazione, dominante a dir poco, di Kevin Love. E’ grazie soprattutto a lui che la squadra di Adelman chiude il primo quarto sul punteggio di 40 a 19, frutto di difesa, contropiede e della cortese collaborazione della squadra di casa (ben sei le palle perse il primo tempo, saranno 16 alla fine). Gli unici che ci provano sono Carmelo Anthony e Metta World Peace (che vede il campo soltanto negli ultimi attimi del primo quarto). È proprio l’ex Laker a suonare la carica e cercare con la sua determinazione, soprattutto difensiva in marcatura su un lungo come Love, di dare la scossa ai compagni. Il nostro Andrea Bargnani ha continuato ad essere incostante anche in questa occasione, facendo però vedere parecchie cose positive chiudendo con 12 punti nel primo tempo (14 alla fine). Nonostante gli sforzi e qualche scintilla, però, i Knicks riescono a malapena a limare lo svantaggio, chiudendo sul meno 15 il primo tempo. Sono stati 24 minuti eccezionali da parte della squadra di Rick Adelman, reduce da due vittorie di cui una contro Oklahoma City (che ha subito a Minneapolis la peggiore sconfitta nelle ultime tre stagioni).

Andrew Theodorakis/New York Daily News

Andrew Theodorakis/New York Daily News

Ad inizio terzo periodo, il pubblico sembra uscito dalla partita, in particolare dopo l’ennesimo parziale dei Timberwolves (7-2). Non resta che il cuore ai Knicks, che dopo essersi trovati sul -24 provano ad abbozzare una rimonta fatta di energia laddove il gioco e la tecnica nulla hanno potuto. Tim Hardaway Jr. scalda il pubblico con un paio di schiacciate spettacolari, Carmelo Anthony prova a mettersi la squadra sulle spalle e nonostante le risposte colpo su colpo dei ragazzi di Rick Adelman, New York si ritrova vicino all’impresa che avrebbe del clamoroso. La reazione è rabbiosa ed i Knicks arrivano addirittura a credere nella vittoria. Dopo un terzo quarto da 29-29, infatti, la squadra di casa costringe perdue volte l’ex coach di Houston a chiamare timeout: tre punti di Metta World Peace, il jumper di Melo e i 5 punti di Pablo Prigioni portano la gara sul -7, con Minnesota che non riesce più ad attaccare con quella tranquillità e sicurezza che l’aveva contraddistinta nel primo tempo. Il parziale è 14-4, interrotto soltanto temporaneamente dalla tripla del solito Love, visto che l’energia dei Knicks è adesso davvero incredibile e trascinante. La devastante schiacciata di Iman Shumpert segna il -3 sul 100 a 97  a soli quattro minuti e mezzo dalla fine, ma qui sembra proprio che i Knicks arrivino scarichi, avendo dato tutto nella rimonta: soccombono definitivamente grazie alla tripla del più sei di Kevin Martin, positivissimo con 30 punti tirando soltanto 12 volte, e al canestro quasi in acrobazia di Kevin Love, vero mattatore della serata con 34 punti con 19 tiri, 15 rimbalzi in 40 minuti di utilizzo e protagonista della “copertina” finale della serata, un high five con Spike Lee, in piedi di fronte a lui, che ha quasi dell’irriverente. Il finale dice 109 a 100 per gli ospiti, che con qualche brivido di troppo si portano tre vittorie e zero sconfitte in stagione.

Come detto, abbiamo visto un Mike Woodson costernato, ma soprattutto preoccupato della prestazione della sua squadra, con alcuni elementi che sono lontani dalla loro forma migliore: “Abbiamo perso tante palle, ma sono preoccupato dei canestri che abbiamo subito in contropiede, dopo aver segnato. Ci siamo fatti sorprendere troppe volte (dall’abilità di Love nell’outlet pass). Questa è una cosa di cui parlerò in allenamento, anche se posso dire di aver visto cose positive specialmente nel secondo tempo”. La migliore partenza da 12 anni mantiene Minnesota e Love con i piedi di piombo, vista la storia delle ultime stagioni: “Non vogliamo pensare troppo avanti anche a causa degli infortuni che abbiamo avuto negli ultimi anni, quindi cerchiamo di vivere alla giornata e pensare a Cleveland domani”. I Timberwolves non vinciamo contro i Knicks da quattro partite e si sentono finalmente competitivi per un posto nei playoffs. Ovviamente troppo presto per parlarne ma i presupposti ci sono tutti.

Doveroso, infine, ricordare il minuto di silenzio del nuovo Garden per l’hall of famer ed ex Knick, Walt Bellamy, morto sabato a 74 anni.

Foto di Marco Multari

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