Ettore Messina, 55 anni, ai tempi del CSKA (Usa Today Sports)

Ettore Messina, 55 anni, ai tempi del CSKA Mosca (Usa Today Sports)

Questa volta i riflettori erano tutti per lui. Ettore Messina è diventato il primo europeo a condurre una franchigia NBA durante la stagione regolare. Una notte storica per il coach catanese, che ha guidato gli speroni ad una vittoria non semplice nei confronti degli Indiana Pacers, in seguito al forfait del Gran Maestro, Gregg Popovich, che non ha potuto essere della partita a causa di non meglio precisati interventi medici. Ecco che il testimone è momentaneamente passato al pluridecorato allievo, alla prima stagione alla corte di Pop dopo l’esperienza ai Lakers nello staff di Mike Brown ma, soprattutto, dopo gli innumerevoli titoli conquistati nel Vecchio Continente. Un curriculum di tutto rispetto che ha convinto Buford e Pop ad accogliere Messina nella famiglia Spurs e ad inserirlo immediatamente nelle dinamiche della loro creatura, stroncando sul nascere ogni velleità di concorrenza da parte di quelle franchigie che avevano manifestato un timido interesse nei suoi confronti. Già lo scorso 16 ottobre gli erano state affidate le redini dei campioni in carica, nella partita di preseason persa contro i Phoenix Suns, a cui Popovich non aveva preso parte per motivi familiari. Ma era passato quasi sotto silenzio. La storia, ça va sans dire, si scrive quando le vittorie contano e la posta in gioco è alta. Prima dell’incontro con Indiana, Messina si diceva tranquillo circa le condizioni del capo allenatore: “Chiaramente non vorremmo essere in questa situazione, ma non è nulla di grave, altrimenti non sarei così rilassato”. Siamo certi, però, che nel nostro albergasse una buona dose di emozione nel pregustare l’importante traguardo, nonostante il “Pop europeo” (qualcuno lo chiama così) cercasse di concentrarsi esclusivamente sulla gara nel corso della conferenza stampa pre-partita: “Cerco di pensare a cosa vi direbbe Pop, non ci ho pensato onestamente (al traguardo ndr). Cerco di concentrarmi sulla gara, direi che è abbastanza. Il resto sarà solo un ricordo, una bella storia che racconterò ai nipotini davanti al caminetto”. Non era facile, “fare il Pop”. Che fosse durante i 48 minuti, che hanno visto i campioni in carica confrontarsi con dei Pacers gravati da mille infortuni ma, ciononostante, duri a morire, oppure nel corso di interviste e conferenze stampa (per la gioia, forse, di qualche giornalista). Ettore si è comportato bene, su entrambi i fronti, chiarendo che sarebbe stato lui a gestire la partita e a prendere le decisioni – “(Pop) ha fatto un grandissimo lavoro per mettermi a mio agio e farmi lavorare con tranquillità, senza alcun tipo di soggezione. È chiaro che ci si possa chiedere cosa farebbe lui o per chi chiamerebbe lo schema, ma credo che dovrò semplicemente cercare di essere me stesso, con i miei eventuali limiti, piuttosto che una brutta copia di Pop” – dimostrando anche di aver appreso qualcosa dal suo maestro: “Ho paura? Non ho paura? Scegliete voi”.

Ettore Messina a colloquio con Manu Ginobili nel corso della partita vinta dagli Spurs ai danni degli Indiana Pacers(Getty images)

Ettore Messina a colloquio con Manu Ginobili (Getty Images)

Poi il match. Il tabellone recita Spurs 106, Pacers 100 al termine dell’incontro. E un post-partita dedicato a Manu Ginobili, e chi sennò? “Ho detto a Manu che gli devo un’altra vittoria nella mia carriera. È stato incredibile, era dappertutto, il suo agonismo e la sua voglia erano contagiosi”. L’argentino non ha esitato a ricambiare le parole al miele del proprio allenatore, con cui, nel 2001 è salito sul tetto d’Europa: “È stato fantastico essere allenato di nuovo da Messina, sentirlo gridare e vederlo arrabbiarsi, mi sembrava di essere tornato indietro di 13 anni, sono felice per lui”.

E alla fine l’America si è accorta di Messina, esaltandolo come incarnazione di successo della cultura e del basket del Vecchio Continente, snocciolando i numeri ed elencando i trofei che hanno reso grande la sua carriera. C’è chi ancora lo conosce solamente di fama, come il suo collega e avversario di mercoledì Frank Vogel: “È una leggenda del basket internazionale; ad essere sincero non so dire molto di più, se non che è un personaggio estremamente rispettato”. E chi, come Jesús Gómez, sembra conoscere più nel dettaglio la storia di Ettore e in un blog dedicato agli Spurs, chiamato Pounding the Rock, stenta a trattenersi: “È difficile spiegare in maniera esaustiva cosa abbia fatto questa persona nel corso della propria carriera e quanto importante sia la sua presenza nello staff degli Spurs”.

L’entusiasmo è palpabile, ma Messina resta con i piedi per terra. Si è voluto rimettere in gioco, lasciandosi alle spalle i trionfi europei e ricominciando da zero, nel ruolo di assistente, con tanta, tanta umiltà. Forse proverà nuovamente l’ebrezza di guidare i campioni questa sera, quando all’AT&T Center arriveranno i Sacramento Kings. Intanto Ettore ha lasciato il segno, sperando, in futuro, di raggiungere un traguardo ancora più prestigi oso. Intanto può sorridere. E, dall’Italia, sorridiamo anche noi.


Dailybasket.it - Tutti i diritti riservati