Mike Conley

Mike Conley

Nelle ultime stagioni poche squadre sono state sottovalutate come i Memphis Grizzlies, eppure è ormai un dato di fatto: la squadra del Tennessee è destinata ad avere un posto nei playoffs ogni anno (se continua così poi…), e non c’è cosa che un “cultore” della palla a spicchi voglia di più che vederla al massimo livello, quello della Finale NBA.

Una squadra di sottovalutati, in tutto e per tutto. Dallo staff tecnico e manageriale (da Lionel Hollins, attuale allenatore dei Nets, passando per il GM Chris Wallace, fino all’attuale head coach, il 40enne Dave Joerger) ai giocatori. Dal fratello minore (e una volta anche più scarso) di Pau Gasol, Marc, al “riciclato” Zach Randolph, diventato uno dei migliori interpreti del suo ruolo dopo le esperienze non proprio eccelse a Portland e New York, fino ad arrivare a Mike Conley, certamente uno dei playmaker più forti e continui della lega, che non ha mai trovato il posto che gli spetta a livello di considerazione fra i fan, i giornalisti e tutti gli addetti ai lavori.

L’inizio di stagione della squadra di coach Joerger è stata da applausi. Nella gara fra il top della Western Conference contro gli Houston Rockets, giocatasi al FedEx Forum lunedì notte, abbiamo avuto una dimostrazione della forza di questo gruppo, unitosi e cementatosi negli anni nel suo “core” principale, con poche ma mirate aggiunte. La gara contro Howard e compagni è stata vinta di autorità, 119-93, ben 26 punti di scarto, che aggiorna il record della squadra sul 10-2 (la seconda sconfitta è arrivata nella gara di Toronto, dove Memphis ha giocato senza mezza squadra). E nemmeno a dirlo, il 18esimo attacco della lega riesce a sopperire le difficoltà offensive con una difesa mostruosa, la prima della lega a soli 91.5 punti concessi di media.

Questo grazie ad un giocatore entrato prepotentemente fra i migliori centri della lega, se non il migliore. Sono passati i tempi in cui Marc Gasol era soltanto il fratellino di Pau, perchè oggi, all’età di quasi 30 anni (li compirà a gennaio) è il vero catalizzatore dell’attacco, dove la sua convivenza con Zach Randolph sta producendo enormi dividendi per coach Joerger, e soprattutto della difesa, il regno di Marc. La 48esima scelta del draft del 2007 (dei Lakers che lo hanno mandato a Memphis in cambio del fratello), sta producendo infatti, a parte gli oltre 18 punti di media, 1.5 stoppate e quasi 8 rimbalzi a partita: sono certamente dati che sembrano quasi nella media, ma se i Grizzlies hanno la migliore difesa delle 30 il motivo è il numero 33 spagnolo, che non a caso è già al centro di “rumors” che lo vogliono ai Knicks e agli Spurs, quando la prossima estate diventerà free agent.

Il successo di questa squadra viene però anche dal mercato. Parlavamo di aggiunte, che ovviamente rappresentano giocatori sottovalutati: gente come Courtney Lee, già titolare fisso grazie alle sue doti difensive e autore di una partenza di stagione da 14.9 punti (conditi dal bellissimo e contestato canestro allo scadere contro i Kings). Non ci possiamo certo dimenticare di Vince Carter, che da Dallas in poi sta vivendo una seconda giovinezza e oggi sta aiutando i Grizzlies con la sua esperienza, dalla panchina ma come una sorta di chioccia (15 sono i minuti di impiego a partita per il veterano, che nella notte è stato premiato dai Toronto Raptors con un video tributo dal sapore amarcord). E infine, c’è Beno Udrih, un giocatore perso a New York e che da quando ha raggiunto i Grizzlies nel corso della scorsa stagione sta avendo lo spazio che più merita: oggi gira sui 7 punti di media a partita, ma nella gara contro i Rockets è stato anche lui decisivo, con 13 punti in 25 minuti di utilizzo. Una garanzia come backup di Mike Conley.

Già, Conley, un misto di tecnica e intelligenza cestistica da sempre fuori dai radar. Forse sarà l’anno buono, anche se sappiamo che a lui non interessa molto, per partecipare al suo primo All-Star Game. E’ lui la guida di questa bellissima realtà che, nonostante il cambio d’allenatore resta sempre quella: rognosa, essenziale e vincente. Anche per merito della quarta scelta del draft 2007, che spera che i Grizzlies siano vincenti più di prima e abbastanza da ambire ad un premio migliore del niente ottenuto finora.

Il ragazzo di Indianapolis è figlio di Mike Conley Sr., olimpionico di bronzo ed argento nel salto triplo e nipote di un vecchio linebacker dei Pittsburgh Steelers, Steve Conley. Dunque, da sempre attaccato al mondo dello sport, vivendo sempre con la pretesa di arrivare al successo e con pressioni piuttosto forti. Secondo posto dopo Greg Oden come “Indiana Mr.Basketball” all’High School, selezionato al McDonald’s All-American e numero due nelle lista dei giocatori più desiderati dagli scout di mezza America, andrà ad Ohio State dove nell’unico anno di “frequenza” registra 11.3 punti e 6.1 assist a gara.

L’NBA non lo sottovaluta subito, ma i Grizzlies non lo fanno giocare quanto vorrebbe. I primi anni infatti sono difficili, con l’esordio solo a gennaio e una seconda stagione deludente con Kyle Lowry davanti a lui a fare da regista in una squadra ben lontana da quella che è adesso. Ma il punto di svolta è l’inverno 2009: a gennaio Lionel Hollins diventa il nuovo head coach di Memphis e a febbraio Lowry viene scambiato lasciando così il posto da titolare a Mike Conley Jr., che non lo lascerà mai più. Grazie alla sua etica lavorativa, inculcatagli da genitori religiosi oltre che sportivi è oggi diventato il Grizzly più rappresentativo ed apprezzato dai tifosi locali. “Voglio essere un miglior leader per questa squadra, voglio essere quello su cui tutti contano. Mi piacerebbe andare all’All-Star Game, ma non più di tanto, io voglio vincere con questi ragazzi e, vincendo, spero che otterremo l’attenzione che ci meritiamo”.

Ecco, l’attenzione che Memphis merita. Ed è meritata sin dai playoffs del 2011, quando arrivò la prima postseason di questa “era”, in un inizio favoloso, contro i San Antonio Spurs numero 1 ad Ovest, battuti in sei gare grazie ad un immenso Zach Randolph. Negli anni successivi Memphis mantiene le posizioni migliori della Western Conference ma quel salto di qualità che tutti vorrebbero vedere ancora non è arrivato. Quest’inizio di stagione fa ben sperare tutti i tifosi che apprezzano la palla a spicchi e quindi, di conseguenza, i Memphis Grizzlies, che faranno in modo di non essere più i sottovalutati per eccellenza, ma i più temuti a livello di playoffs nella sempre terribile Western Conference. E con un Mike Conley così, reduce dalla sua migliore stagione (17.2 punti di media), a fare da guida e da leader, siamo sicuri che la crescita è ben lontana dal fermarsi.