I San Antonio Spurs (Photo by Noah Graham/NBAE via Getty Images)

I San Antonio Spurs (Photo by Noah Graham/NBAE via Getty Images)

Secondo episodio e secondo punto per gli Spurs. Questo il verdetto emesso dalla partita dell’AT&T Center, che ha mostrato, dopo la premiazione di RC Buford come dirigente dell’anno, ai Blazers cosa significa passare da difendere sugli uno contro uno di Harden e Howard a difendere contro una squadra completa. Sì, perché ancora una volta coach Popovich è riuscito a mettere in campo tutta la forza del proprio roster (19 assist nel solo 1° tempo, 27 alla fine con appena 9 palle perse) – sette in doppia cifra, con Parker ad ispirare – e a sfruttare il contributo portato da tutti i componenti della panchina per schiantare già nel 1° tempo Portland, staccata dal parziale di 23-6 in apertura di 2° periodo chiuso dalla tripla di Belinelli per il 52-34. I Blazers, con Lillard troppo vulnerabile in difesa e almeno inizialmente tolto dalle piste di Parker per dirottarlo su Danny Green, e Aldridge a fare fatica sotto i tabelloni contro Duncan e Splitter, sono apparsi meno spaesati rispetto alla sfida precedente, ma hanno dimostrato di avere ancora difficoltà a reggere l’urto dei migliori Spurs.

UPS

Il 1° tempo degli Spurs. Sta diventando una costante: i texani hanno tirato oltre il 55% nella prima frazione per la terza gara di playoffs consecutiva. Dopo il 68% della decisiva gara-7 con Dallas, hanno tenuto il 60% in gara-1 e si sono ripetuti in quest’occasione con il 57%, arricchito da un fondamentale 7/10 da tre. Con un 2° quarto da 41 punti, firmato dal ritmo altissimo del quintetto “small”, e frutto di un’estrema sicurezza nei propri mezzi, sono andati al riposo a +19 (70-51).

Kawhi Leonard. Spaventoso. Gioca con una fiducia devastante, segna 20 punti, sbagliando solo uno dei 9 tiri dal campo e chiude con un immacolato 4/4 dal campo. Ci aggiunge 5 rimbalzi e 2 recuperi, dimostrando una solidità invidiabile per un giocatore così giovane.

Marco Belinelli. Il sistema degli Spurs lo aiuta, lui si fa trovare pronto. Nella serie con Dallas ha faticato, adesso sembra aver studiato e imparato meglio la lezione. Dopo i 19 punti di gara-1, ne aggiunge 13, ancora una volta con ottime percentuali (4/5 dal campo, 3/3 ai liberi), frutto di eccellenti letture ed esecuzioni.

DOWNS

La difesa di Portland. E’ mancato ai Blazers un salto di qualità nella propria metà campo, peraltro non facile da fare contro una squadra che – come ha detto Stotts – è “una delle migliori nell’aggredirti e distruggerti, sono bravissimi ad arrivare ad ondate”. 41 punti subiti nel solo 2° quarto, 17 punti concessi in contropiede, alla fine sul groppone pesano il 53% concesso dal campo e il 60% dall’arco dei tre punti. Obbligatoria un’inversione di tendenza al ritorno a casa.

LaMarcus Aldridge. La difesa, in marcatura o in aiuto, di Duncan e Splitter gli ha creato moltissimi problemi, impedendogli di trovare ritmo in attacco. Ha finito con 16 punti e 10 rimbalzi, buone cifre, ma un negativo 6/23 su azione. Non è riuscito ad avere impatto, finendo per perdersi tra passi e falli in attacco, nemmeno nell’unico reale ritorno dei Blazers in partita, sul -9 nel 4° quarto.