Lo chiamavano Lupo ma era un lupo di quelli buoni.13_arexons__12

Era anche il giocatore di pallacanestro per molti versi più simile a Gigi Meroni: anticonvenzionale, allegro, di buon cuore, talentuoso ma allo stesso umile, con una grande passione per la buona musica, di sinistra e con lo stesso sfortunato destino in agguato.

Denis Innocentin era un eroe omerico.

Con quel profilo ellenico, il ricciolo che cadeva copioso, nero e ribelle sulla fronte e quella barba scolpita sul volto che si fece crescere negli anni in cui Cantù era targata Ford. E con omerico coraggio affrontò l’ultimo disperato viaggio verso la morte. A petto gonfio, con un sorriso, dispensando la certezza di guarire a parenti ed amici sino all’ultimo approdo.

Fu anche testimone attivo ed importante dell’ultima era della piccola e provinciale Cantù che dominava in Europa vincendo uno scudetto, due Coppe dei Campioni, una coppa Intercontinentale e tre Coppe delle Coppe.

in maglia Jolly (foto archivio fam. Allievi)

in maglia Jolly (foto archivio fam. Allievi)

E Denis era la personificazione della Provincia, quella più sana e genuina. Nato nel 1961 in Veneto a Fossalta di Portogruaro, crebbe però a Brugherio, nella Brianza Monzese. Se mai visiterete quelle zone vi accorgerete che i paesi si somigliano tutti, crescono attorno ad una chiesa e si sviluppano in casette e cascine che si ramificano verso la piatta campagna. Posti certamente noiosi e poco eccitanti, ma ricchi di dignità e di grande sincerità: poche promesse e sogni ma tanta genuinità ed impegno. Ed in questo modo crescevano i Brianzoeu… Lui comincia a giocare nel 1972 nel Circolo Giovanile Brugherese Basket e a 16 anni viene chiamato nella grande Cantù, quella che si alleva i campioni in casa nel suo College dove a suon di palloni e libri i giovani crescono secondo i dettami del sciur Aldo Allievi. Ci mette pochi mesi, il giovane Denis, a trovare un posto in prima squadra. Dopo qualche presenza simbolica in panchina il primo anno, viene inserito a pieno titolo nel 1978 assieme ad un altro giovane talento, di un anno più giovane, Antonello Riva. Con colui che diverrà il Bomber di Rovagnate passerà gran parte della sua carriera, rimanendo forse un po’ in ombra dietro all’esuberante talento dell’Antùnell, ma nei suoi primi due anni, in maglia Gabetti, Innocentin assorbe dal veterano Fabrizio “Ciccio” Della Fiori la capacità di piazzarsi in attacco nel punto giusto ed il micidiale tiro in sospensione dall’angolo che sarà poi il suo marchio di fabbrica. Non aveva un fisico esplosivo e non era velocissimo, ma era intelligente e sapeva sempre portare il suo apporto alla squadra.

Il suo apporto nello spogliatoio, poi, era ineguagliabile.

Gioioso e positivo, allegro e scherzoso ma molto intelligente, si sapeva far amare rapidamente dai compagni, solo con Pierluigi Marzorati non legò mai troppo. Niente di grave od eclatante ma erano proprio all’opposto: se il Pierlo era il campione affermato, convintamente cattolico, perfettino e pignolo, Denis era invece di sinistra, vestiva in maniera eccentrica e viveva la vita perennemente col sorriso.

Innocentin e Riva portano in trionfo Marzorati

Innocentin e Riva portano in trionfo Marzorati

Nella Cantù targata Arexons dell’86-’87 arrivò un fresco campione NCAA da North Carolina State di Jim Valvano, tale Lorenzo Charles, strepitoso atleta in grado di volare perennemente sopra il ferro ed autore del tap in sulla sirena che aveva dato la vittoria ai Wolfpack e che causò la folle e gioiosa corsa di Jimmy V alla ricerca di un agognato abbraccio che potete ammirare ogni mese di marzo sui canali americani. Charles, morto un paio di anni fa in un incidente sul lavoro mentre guidava un pullman scolastico fortunatamente vuoto, era afflitto da una timidezza epocale, e nei suoi primi due mesi non spiccicò una sola parola a Cantù. Denis lo portò allora a casa sua e gli offrì la cena, e da quel momento l’ala americana si aprì al mondo. Ma era diventato grande amico anche dell’altro americano Dan Gay, probabilmente in assoluto il miglior amico di Innocentin durante la sua vita.

Uomo anche di cultura non indifferente. Durante una trasferta nel 1984 a Limoges Innocentin durante la visita alla cattedrale di Notre Dame incantò tutti raccontando vita, morte e miracoli della basilica spiegando ai sorpresi compagni tutte, ma proprio tutte, le allegorie delle vetrate della basilica parigina.

Nel frattempo Antonio Farina, ex giocatore di Cantù ai tempi della Forst, era il general manager di Desio che aveva iniziato un programma di crescita per la squadra locale che aveva uno sponsor generoso come l’Irge e la volontà di inserirsi fra Cantù e Varese come altra realtà emergente del basket provinciale puntando forte sulla affiliazione di società satellite nelle giovanili e sullo scouting. Ma per la prima squadra fa un colpo a sorpresa ed acquista da Cantù proprio Denis Innocentin e Lorenzo Charles. La cessione fa scalpore a Cantù. Innocentin è amato da tutti. Quel ragazzo che amava dopo gli allenamenti andare a giocare a carte al centro anziani coi vecchi canturini era ormai un figlio della città. Ma Cantù vuole lanciare altri giovani ed ha sulla rampa di lancio Enrico Milesi e Nicola Foschini, all’epoca considerati ottimi prospetti, così decide di rinunciare al 26enne campione.

Denis esulta dopo aver vinto la coppa delle Coppe contro Bologna

Denis esulta dopo aver vinto la coppa delle Coppe contro Bologna (foto Archivio Fam. Allievi)

Innocentin arriva a Desio con grandi referenze ma fatica a rendere come ci si aspetta e viaggia sotto gli 8 punti a gara, provocando il classico disappunto dei tifosi in salsa brianzola: “L’è mort in pé… l’é molle… al giuga minga come a Cantù”. Ma Denis non sta bene ed ha mal di denti così va da un dentista che gli trova le ghiandole un po’ troppo gonfie e consiglia al medico sociale di Desio di fargli fare degli esami.

Arriva anche la domenica ed una partita quella contro Caserta, Innocentin avverte ormai chiara la sfiducia dei tifosi. In un impeto di orgoglio annulla Oscar Schmidt tenendolo, impresa letteralmente impossibile, sotto i 10 punti con una prestazione difensiva impressionante.

Denis non lo sa ancora ma è il suo canto del cigno.

Poche ore dopo arrivano gli esiti degli esami e Farina resta di ghiaccio dopo averli letti col medico: Innocentin ha un linfoma maligno in forma avanzata. Il suo cattivo rendimento, quella debolezza che lo affliggeva, era il Male che lo divorava.

Denis però non molla e non abbandona il suo spirito anche durante la chemioterapia, al matrimonio di Beppe Bosa, che per Denis era come un fratello minore, si presenta sorridente, pieno di gioia di vivere ed a chi gli chiede come sta risponde che sta meglio e che presto tornerà a giocare.

Denis Innocentin in maglia Arexons (foto Archivio Fam. Allievi)

Denis Innocentin in maglia Arexons contro George Gervin (foto Archivio Fam. Allievi)

Il 12 gennaio del 1991 però Denis Innocentin si spegne. Al suo funerale tutti i suoi ex compagni, ma proprio tutti non mancano, in primis un Dan Gay distrutto dal dolore.

Da anni il Basket Brugherio organizza un Torneo giovanile intitolato alla sua memoria ed al suo gioioso modo di vivere lo sport.

Vi lasciamo alle parole di Alberto Figliolia, poeta e narratore dello sport: “Quel che mi aveva molto colpito durante il corso della sua malattia era – così mi raccontavano persone che lo conoscevano bene e che gli erano state vicine (Marzorati e Gianni Corsolini compresi) – che lui contava di riprendere a giocare. Non si arrendeva. Era uno tosto, forte dentro, non solo sul parquet. Questo davvero commuoveva e muoveva a una condizione empatica nei suoi confronti. Anche da lontano, anche senza conoscerlo, ma lo si sentiva come un amico da seguire, assecondare, sospingere verso la guarigione, verso il gioco, verso una vita piena. Credo che la sua morte sia stata molto dolorosa – almeno io così l’ho vissuta – per tutto il popolo canturino e per gli appassionati di basket. Un dolore trasversale, universale, quando un giovane se ne va, prematuramente, dal mondo. Era un grande giocatore e una persona di immenso spessore morale.”

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Potete ascoltare l’incipit dell’articolo, letto dall’autore, su Tripla Doppia in onda il martedi sera su BM Radio dalle 21.30