Cent’anni e non sentirli. La federazione Pallacanestro festeggia il suo primo secolo in Lombardia, a Milano, dove il basket italiano ha avuto la sua culla e dove ha ricevuto i primi forti impulsi per avanzare sulla strada della popolarità.
Perché cent’anni e non sentirli? Perché fin dalla sua nascita nel primo dopoguerra ha sempre avuto la forza di rinnovarsi continuamente e di allargarsi a ogni categoria di persone. Mentre il calcio, per parlare dello sport numero uno in Italia, soltanto da non molti anni, ha dato grande spazio alle donne – il basket ha aperto fin dall’inizio le porte al genere femminile. Anzi, la prima partita di pallacanestro mai giocata in Italia è stata proprio fra donne, nel 1907 a Venezia, per iniziativa della senese Ida Nomi Pesciolini. Ancora: la prima Coppa Campioni europea vinta da una squadra femminile italiana di ogni sport fu quella conquistata dal Geas
Sesto San Giovanni guidata dalla grande Mabel Bocchi nel 1978.
Quel trofeo fu davvero storico anche perché è stata l’unica Coppa europea che una compagine italiana – in ogni sport, sia in campo femminile, sia in campo maschile – vinse senza l’apporto di stranieri.
Il primo secolo di storia della pallacanestro sono stati raccolti in un libro che ha per titolo “100 anni di basket in Lombardia”, autori Sergio Giuntini, Sergio Meda e Mario Zaninelli. “La Lombardia ancora una volta è arrivata prima – ha commentato Gianni Petrucci, presidente della Federazione Pallacanestro – Ora aspettiamo la celebrazione da parte delle altre regioni”. Lo sforzo degli autori è stato severo. “Nel nostro archivio non c’era praticamente niente – ha detto Giorgio Maggi, presidente del Comitato regionale lombardo – È nata così l’idea di pubblicare un libro con la storia del basket lombardo, che è anche una fetta importante del basket nazionale. A
Milano contemporaneamente festeggiamo i 60 anni del minibasket, concepito da Emilio Tricerri, la cui opera viene proseguita dal figlio Giorgio”.
Donne, bambini… non c’è altro? C’è, eccome. Il basket ha dato spazio anche ai nonni con il maxibasket, che è la pallacanestro giocata da atleti dai 40 agli 80 anni. Creato negli Anni Sessanta in Argentina, il maxibasket è arrivato tardi in Italia. Ma in pochi anni ha bruciato le tappe: i nostri azzurri d’epoca hanno vinto – nelle varie categorie – qualcosa come 10 titoli europei e 11 mondiali. Nel ranking mondiale l’Italia è al quinto posto dietro a Usa, Russia, Brasile e Litualia; e se ci limitiamo al solo basket maschile, è addirittura al terzo posto. E il Maxibasket Milano, nato nel 2017, ha già in bacheca una medaglia di bronzo nella categoria Over 55. Uno degli autori del libro sui 100 anni del basket in Lombardia è proprio un valido giocatore di maxibasket, Mario
Zaninelli, anni 60, che è anche sacerdote. E che è fra gli ideatori di una importante operazione: donare un campo di basket ad Aleppo, città siriana sfigurata da una guerra che si protrae da nove anni e non accenna a finire.
A ospitare la presentazione del libro è stato il Banco BPM nel suo splendido auditorium, dove erano presenti nomi storici del nostro basket, dagli assi Meneghin, Marzorati, Recalcati ai dirigenti, ai giornalisti, agli arbitri che hanno dato lustro al basket lombardo e nazionale. Il presidente Petrucci ha voluto sottolineare come il basket non sia uno sport minore, visto che nel mondo c’è una ventina di Paesi dove è lo sport numero uno. Eccesso di passione, più che comprensibile. Purtroppo per lui – e per il basket – l’Italia ha una civiltà sportiva paragonabile a quella del Gambia. Da noi il calcio si mangia poco meno del 90 per centro dello spazio sui giornali, compresi i quattro quotidiani sportivi, che di fatto sono quotidiani di calcio e di tifo calcistico. E tuttavia, stando alle cifre della SIAE, il basket in Italia viene dopo il calcio quanto a numero di biglietti venduti. Non è poco. Il segreto di questo successo sta nel fatto che non è mai stati fermo, e non ha mai esitato a sfornare novità.
Basta scorrere le foto decennio dopo decennio e vedere come sono cambiati le divise di gioco, i palloni, i canestri, i campi da gioco, le palestre, i palazzetti. Per non parlare dei regolamenti, che continuamente hanno aggiunto qualcosa, si sono adeguati ai tempi, ai gusti del pubblico, allo spettacolo. Questa è la forza del basket, che in Lombardia ha accumulato successi importanti anche in campo internazionale. A Milano è stata conquistata la prima Coppa Campioni, a Cantù è stata costruita una catena di successi internazionali che viene invidiata in tutta Europa. Il basket lombardo ha avuto la fortuna di cogliere le opportunità che dava l’Italia del boom economico nel periodo d’oro che va dal 1966 al 1988. Non è un caso che il boom del basket sia conciso in gran parte con il boom della crescita economica e sociale. Ha ragione Mario Zaninelli quando afferma che in questo libro si può leggere la storia d’Italia. E adesso, di fronte a un nuovo secolo? “Possiamo essere ottimisti – dice il presidente della Fip Gianni Petrucci – il futuro si presenta più roseo, il nostro basket ha ripreso a cogliere successi importanti, è diventato più autorevole. Avanti così”.
Mario Natucci