Non sono bastati tre quarti di orgoglio e concentrazione: l’Italia smette di giocare in attacco a metà terzo quarto e cede di 15 punti alla Serbia. Bene Gallinari (26), implacabile Bogdan Bogdanovic (31). Paghiamo l’assenza di alternative in panchina e nelle soluzioni offensive, e ben 17 palle perse. La differenza di valore resta, tutto sommato, quella vista nei match di preparazione.
Il primo quarto si riassume in un dato: 9-2 agli assist per i serbi. La loro organizzazione – con 4/5 su da tre e Bogdanovic che ci punisce sistematicamente sul pick & roll – contro il nostro talento individuale, soprattutto le penetrazioni di Gallinari e Belinelli. Jokic entra in campo troppo presto, dopo appena 3’, e comincia a fare sfracelli. Ci proviamo in difesa, ma i serbi segnano anche sullo scadere dei 24. Beli fa il bello e il cattivo tempo: sbaglia un passaggio ingenuamente ma poi si inventa la tripla che ci tiene a contatto. Fa peggio Vitali, con un antisportivo di frustrazione: da -1 veniamo rispediti a -7, e il play di Brescia torna in panchina. Giocano tutti e dodici i Serbi e Sacchetti è bravo ad adattarsi sempre coi cambi, anche con Tessitori a cui tocca il cliente Marjanovic.
Il secondo quarto, da parte nostra, è all’insegna di Alessandro Gentile, che è bravo ad trovare i falli per andare in lunetta e a segnare una tripla in faccia davanti a Marjanovic che ci riporta a -2. Gallo e Belinelli, invece, i liberi li sbagliano spesso. Errori che si sommano alle palle perse in attacco e al fatto che, quando la Serbia sente il nostro fiato sul collo, dà sempre la palla dentro a Jokic: sono due punti sicuri o scarico per la tripla. Andranno all’intervallo con 7/12 dall’arco, ma anche noi non scherziamo: 6/12. Gli exploit individuali di Beli e Gallo ci tengono a galla, entro la soglia psicologica del -10: 50-42 per gli uomini di Djordjevic, con Bogdanovic a 15 e Jokic a 12.
Il secondo tempoo inizia con Hackett che si fa subito soffiare palla da Bogdanovic, e non sarà l’ultima palla persa. In campo abbiamo un campione, che di nome fa Danilo Gallinari, unico faro offensivo. Mentre Bogdanovic fallisce in lunetta e Hackett continua a forzare, lui ci riporta a -2 grazie a due triple, frutto di un incessante circolazione di palla lontano da canestro. La fiducia della Serbia comincia a scricchiolare, ma commettiamo troppi falli in difesa e i nostri avversari riprendono ossigeno. La monotomia in attacco, i minuti in panchina di Belinelli e Gallo, la poca vena di Datome spengono la luce. Un libero dopo l’altro la Serbia torna a +8, allunga a +10 e poi a +13. Il quarto più lungo di questi Mondiali è una girandola di tiri liberi che fissa il punteggio a 70-57 per i Serbi. Peccato, perché poteva essere una grande occasioni.
L’ultimo quarto segue un copione simile al terzo, impreziosito dalle triple dei serbi e lo show di Bogdanovic show in difesa (5 rubate) e in attacco (31punti totali con 6/11 da tre). L’antisportivo di Gallinari, in reazione ai gomiti alti di Raduljca, è il campanello d’allarme verso la caduta agli inferi: la Serbia scappa a +20, e seguono 5’ di garbage time, con Hackett re delle palle perse (5 su un totale di 17) e protagonista con un nuovo antisportivo su Jokic, stavolta reciproco. Ora c’è da pensare alla seconda fase, dove incontreremo Spagna (il 6 settembre alle 14:30 ora italiana) e Porto Rico (l’8 settembre alle 10:30).
Nicola Accardo