Harlem AvellinoDivertimento doveva essere e divertimento è stato. Nella concezione più americana del termine s’intende. La musica, le schiacciate di Moore, gli scherzi di Firefly, il sorriso contagioso di Sweet J, le giocate spettacolari di tutti gli Harlem Globetrotters incantano la platea del PaladelMauro nel loro ritorno ad Avellino (2° tappa del tour italiano) a distanza di venticinque anni dall’ultima visita nel capoluogo irpino. Dinanzi a poco più di duemilacinquecento spettatori, il tanto atteso show ha inizio con la simpatia di Globie che scalda immediatamente la platea. E puntuali, come da copione, le note di Michael Jackson con “Thriller” accompagnano l’ingresso sul parquet della  squadra newyorkese che delizia sin dai primi istanti a suon di passaggi retroschiena, acrobazie col pallone, finte. Sparring partner la formazione di All Stars. I  ripetuti voli sopra il ferro di Quake, i numeri di Hot Shot, gli alley–oop di Firefly hanno contrassegnato il match interrotto dai siparietti col pubblico di quest’ultimo che ha attirato l’attenzione di tutti al grido di “ciao” all’indirizzo di Moore impegnato in lunetta per due tiri liberi. Protagonista a suo modo della serata anche l’arbitro, il cosiddetto referee, e i suoi duetti con gli atleti a stelle e strisce o le simpatiche segnalazioni. Alla vigilia si era detto di interazione di pubblico e numerosi sono stati i momenti che ha visto il pubblico irpino scherzare coi frombolieri statunitensi: dal lancio di acqua verso la tribuna Terminio, al balletto sulle note di “Gnam Gnam style” tra il solito Firefly ed un ragazzino scelto tra il pubblico. Schiacciate con due palloni in contemporanea, canestri realizzati col pallone in equilibrio su un dito, replay “umano” con tanto di azione rigiocata al contrario in slow motion e intermezzo musicale tra terzo e ultimo quarto sulle note di “YMCA” con tutto il pubblico coinvolto. La partita si chiude sul 98-94 per le stelle di Harlem, ma per una sera il risultato non interessa davvero a nessuno. E, al suono della sirena finale, fotografie ed autografi di rito non potevano non mancare.