I giocatori milanesi del maxibasket sono stati protagonisti di una evento singolare,
svoltosi presso il convento dei Carmelitani di via Canova nella loro città. Circa 40 di loro si sono ritrovati per sostenere la mensa dei poveri, che funziona dal 1932 e dopo tanti anni continua a trovare nuovi amici e finanziatori. Gli ultimi sono stati appunto i giocatori di Maxibasket Milano, che la loro partita l’hanno giocata a tavola con una singolare inversione di ruoli. Si sono seduti alla mensa al posto dei poveri, hanno cenato con lo stesso menù dei poveri, salvo poi pagare la cena con un’offerta generosa. Alla fine tutti soddisfatti, come dopo una partita vinta. E a proposito di partite vinte era presente un grande specialista, coach Charlie Recalcati, l’allenatore milanese più vincente di ogni epoca, che è un ottimo amico del maxibasket. Accanto a lui un altro personaggio di spicco del nostro basket, l’ex presidente FIP Fausto Maifredi, anch’egli esperto di vittorie e affezionato al maxibasket .
Tutti gli sport, quando organizzano la loro attività, cercano sempre l’appoggio di uno sponsor. Nessuno può ormai farne a meno, nemmeno le rappresentative nazionali. Il
maxibasket invece va controcorrente, nel senso che fa da sponsor. A favore di chi? Semplice, a favore di chi ha bisogno, di chi è in condizioni disagiate: i poveri, gli emarginati, i piccoli degenti dei reparti di pediatria, gli ammalati che soffrono di patologie rare … C’è solo l’imbarazzo della scelta. Si dirà che anche altri sport mettono in campo attività di beneficenza. Vero, ma la generosità nell’aiutare poveri e bisognosi è nata col maxibasket, è nel suo DNA.
Gli esempi sono tanti. In primo piano c’è la società Maxibasket Milano, che, appena nata, si è fatta promotrice di iniziative benefiche. Ha cominciato con la Befana benefica ai bambini ricoverati al Fatebenefratelli, un appuntamento che è già arrivato al secondo anno e sta diventando una bella tradizione. Poi i ‘maxi’ di Milano hanno in corso il progetto di finanziare un campo di basket in Terrasanta. Fra le ultime iniziative, quella della Mensa dei poveri, per la quale alcuni degli ‘Over’ milanesi prestano già servizio come volontari.
Sottolineato l’impegno di Milano, sarebbe ingiusto non citare le tante iniziative portate a termine dagli ‘Over’ in tutta la Penisola.
A cominciare dalle tante partite giocate in Italia dagli azzurri Over guidate dal compianto Alberto Bucci: Da Bra (Cuneo) giù giù fino a Rieti, a San Severo (Foggia) tutte le partite
amichevoli sono state giocare per beneficenza. Ponzoni, delegato Fimba per l’Italia, non si è mai tirato indietro quando una nazionale Over è stata invitata a giocare un’amichevole per beneficenza. Accanto alle iniziative ufficiali, ci sono poi quelle non pubblicizzate e ovviamente poco note. Pochi sanno, a questo proposito, che Giovanni Dalla Libera, azzurro pluri-vincente delle nazionali di Bucci, è stato per molti anni istruttore di basket nel carcere minorile di Nisida, attività non proprio semplice, visto che Nisida è un’isola e che il tragitto da Napoli – dove Dalla Libera abita – non è una passeggiata. Quello di Dalla Libera è solo un esempio fra quelli poco conosciuti, e chissà quanti ce ne sono.
Di regola le partite di beneficenza sono state giocate dalle rappresentative nazionali Over 40 – 45, capaci di mettere in campo un gioco spettacolare e di buon livello tecnico. Ma da quando alle competizioni FIMBA partecipa anche la nazionale Over 70, anche questa ha ricevuto inviti. Con qualche difficoltà, bisogna dire: perché non è facile trovare una squadra di pari età – o anche di Over 65 – da opporre agli azzurri vice-campioni d’Europa.
È il caso di chiedersi perché gli ‘Over’ del maxibasket siano sensibili a generosità e beneficenza. No, non sono migliori di rappresentanti di altri sport. Semplicemente
hanno la fortuna di far parte di un movimento in ottima salute, in continua espansione e capace di organizzare competizioni internazionali ogni anno. Non c’è nessuno sport capace di radunare nella stessa città 7 – 8 mila praticanti impegnati in gare per 10 giorni.
Questi giocatori più o meno attempati – ai mondiali in Finlandia sono iscritte anche formazioni Over 80 – realizzano un sogno, e di conseguenza si sentono appagati. E si rendono conto, più di quando erano giovani, che la generosità e sacrificio sono componenti essenziali dello sport. La generosità nell’impegnarsi e sacrificarsi in allenamento e in partita diventa una forma mentis che si riflette nella vita di tutti i giorni e si riversa su chi è meno fortunato. Certo, contano anche la saggezza e l’esperienza accumulate, doti che aiutano a capire quali sono i valori fondamentali. Ecco perché il maxibasket diventa sponsor di generosità. Torniamo agli ‘Over’ milanesi. C’è un motivo in più per cui sono fra i più attivi nelle attività benefiche: sono nati e vivono nella città che – secondo il detto popolare – ha il cuore in mano. Finiamo così con un ritratto simbolico del giocatore di Maxibasket Milano: nella destra tiene il pallone a spicchi e nella sinistra tiene il cuore. Applausi, please.
Mario Natucci