Cimberio Varese

Scekic 6,5: se non viene frenato dai conclamati limiti fisici, vederlo giocare è un piacere per gli occhi, perché è elegante nei movimenti, intelligente nelle scelte e preciso al tiro. Ma lo è oggi, dopo tante partite in cui è stato “costretto” a gestirsi e dunque per nulla produttivo. Ottimo primo tempo, cala nella ripresa in cui è anche colpevole di lasciare un rimbalzo offensivo decisivo agli avversari (nell’occasione è ad ogni modo molto sfortunato: il tiro generativo della carambola è una “preghiera” che non avrebbe dovuto prendere nemmeno il ferro…).

Sakota 6-: da un’altra partita in chiaro scuro per il serbo-greco emerge soprattutto una cosa: fa fatica in questo attacco a trovare gli spazi giusti per fare quello che gli riesce meglio, ovvero tirare sugli scarichi e nei giochi a due. Non è un giocatore che può attivarsi da solo, deve essere imbeccato. Oggi è presente e preciso solo nel momento migliore dei suoi, a fine terzo quarto. Il fatto che venga evocato (da una parte dell’ambiente) come il salvatore designato della patria, non lo aiuta e non lo aiuterà a ritrovarsi completamente.

Rush 5: nemo ad impossibilia tenetur. Più indizi fanno una prova: non è presentabile a questo livello, almeno per ora perchè probabilmente i margini di crescita ci sono. Se poi deve fare anche il titolare …

Clark 6: senza infamia e senza lode la prestazione dell’ex Venezia. O meglio: un po’ di infamia nell’1/8 da tre punti c’è, essendo la specialità della casa, ma si riscatta con sprazzi di voglia abbastanza convincenti, soprattutto nel secondo tempo. Non è però il leader che prende in mano dei compagni stanchi conducendoli verso i due punti: gioca bene nel sistema, quando funzionante, ma non fa giocare bene il sistema stesso come invece un playmaker dovrebbe.

De Nicolao 6: questo ragazzo dimostra non di rado una maturità inaspettata per la sua giovane anagrafe. Sorprende come spesso galleggi mentre gli altri affondano. Poi ha solo 22 anni e non è possibile pretendere che azzecchi tutte le scelte. Queste serate europee un po’ grame serviranno comunque a qualcosa, a lui ed a Polonara.

Hassell 5: Sassari ed Ulm segnano una certa involuzione per il Tank. Se in campionato ha sofferto la velocità dei lunghi isolani, contro i tedeschi patisce la stazza di Plaisted ed è semovente quando deve chiudere l’area in aiuto. La debacle a rimbalzo dei lombardi non lo vede tuttavia come unico colpevole: a far male sono soprattutto quelli presi degli esterni avversari (taglia-fuori questo sconosciuto).

Ere 6-: mezzo punto in più di quello che meriterebbe, per i rimbalzi (8) e per l’impegno sempre smisurato. E’un condottiero stanco, fisicamente (anche oggi quasi 35 minuti) e di testa (è sempre l’ultimo, nonché l’unico, a non mollare praticamente mai). Sbaglia il possibile tiro della vittoria, ma non è sembrata quella la soluzione migliore per portare a casa la partita.

Polonara 6: piace di più quando mette la palla per terra e prova ad attaccare il canestro piuttosto che quando imperversa con un tiro da fuori che va e viene. Il suo percorso verso l’evoluzione in ala piccola è ancora da compiersi, ma le defezioni lo costringono spesso in quella posizione. Anch’egli va lasciato libero di sbagliare.

Frates 6: non si può infierire, né con lui, né con i giocatori. La Cimberio Varese autunno 2013 è una squadra sulle gambe perché – incompleta per costituzione e dunque inadatta al doppio impegno – è ora ridotta ai minimi termini causa infortuni continui. In sala stampa il coach sembrava quasi sollevato al pensiero di uscire presto dalla coppa.

Ratiopharm Ulm

(Foto Claudio Devizzi Grassi 2013)

(Foto Claudio Devizzi Grassi 2013)

Guenther 6,5: è un folletto in maglia bianco-arancio che sfugge ai controlli della difesa varesina ed, in particolare, al suo marcatore designato, al secolo Clark Kee Kee. Poi, dal “basso” del suo metro ed ottantacinque (molto scarso, così ad occhio nudo) e del suo fisico leggero, tirare da sotto è abbastanza problematico, ma guida i suoi con raziocinio e senza andare mai fuori giri.

Theis 5,5: presente nello starting-five causa assenza del titolare Matt Howard, alterna buone cose ad errori marchiani, soprattutto al tiro. E’ il meno incisivo del Ratiopharm, come testimoniato dal plus/minus di -12, unico negativo di tutta la squadra.

Sosa 6: lo si rimembrava come realizzatore naturale e talentuoso, non certo per il saper dispensare fosforo in regia. La partita di ieri sera conferma la bontà dei ricordi: con lui in campo, Ulm fatica a trovare la fluidità di gioco che invece ha con Guenther, ma gode della sua capacità di inventarsi canestri alla bisogna.

Hess 6+: le cifre, modeste soprattutto al tiro, non riferiscono della sua notevole applicazione difensiva su Ere. I due rimbalzi offensivi (per quelli sì, carta canta) presi nell’ultimo quarto sono fondamentali nella rincorsa di Ulm.

Long 7,5: con spirito da Braveheart, si carica la squadra sulle spalle e la porta alla vittoria di prepotenza, in un ultimo quarto stellare. Oltre a tirare con ottime percentuali, non sbaglia le scelte nel finale infuocato: attacca in palleggio prima Clark poi Ere e va a conquistarsi i liberi decisivi per le sorti della contesa.

Clyburn 7: è un “microonde” che parte dalla panchina, pronto a scaldarsi in un amen ed ha rifornire i compagni con punti e rimbalzi. Soprattutto sotto le plance, è un enigma insoluto per i ragazzi di Frates che gli comcedono ben 4 carambole offensive, tutte decisive in una partita tirata come questa.

Plaisted 7: restando in tema di enigmi, l’ex Biella è una sorta di Sudoku diabolico per lo svogliato Hassell in versione continentale. Per altezza e spazio occupato, fa, nei pressi dei tabelloni, il bello ed il cattivo tempo.

Nankivil 6: partita poco appariscente la sua, se non fosse per il tambureggiante inizio di terzo periodo in cui segna tutti i punti personali alla fine a referto, abusando di una Varese rimasta con testa e gambe negli spogliatoi.

Maier e Schwethelm sv: entrano nelle rotazioni senza lasciare particolari segni sul match.

Leibenhat 7: ruota dieci giocatori dieci, e sotto questo punto di vista, ha un notevole vantaggio rispetto al suo dirimpettaio costretto alla conta degli uomini. La sua squadra, però, è concreta, umile e non molla di un centimetro: i meriti della vittoria sono anche suoi. Non lesina grinta ed “urlacci”, udibili nei non rari momenti di silenzio di un Palawhirpool piuttosto triste.