Cimberio Varese

Ere Eurocup 8Scekic 5,5: i problemi di falli di Hassell lo costringono ad un lavoro supplementare che svolge con abnegazione. Contro la fisicità dei lunghi sloveni è, però, sempre in difficoltà: la tecnica non accompagnata da una condizione fisico-atletica adeguata non basta nel basket di oggi, soprattutto se sei un lungo.

Sakota 4,5: è co-autore del disastro finale insieme a De Nicolao ed al suo allenatore: non doveva chiamare quel pallone ed in subordine poteva fermarsi invece di provare a palleggiare. Tutto ciò completa una partita da -8 di valutazione e senza canestri.

Coleman 2: “Aubrey! Alzati e cammina!” Non abbiamo visto macchine targate Nazareth nel parcheggio di Masnago, chissà dunque chi è stato il Redentore autore del più incredibile miracolo che la città di Varese ricordi. Domenica sera Coleman zoppicava in modo talmente vistoso da temere che una delle due caviglie gli si staccasse dal resto della gamba… Oggi, nel primo quarto, ha segnato 11 punti con una scioltezza di salto, di tiro, di corsa, da sembrare la persona più sana sulla faccia della terra. Che poi, nel prosieguo, abbia messo in scena un campionario di errori ed insipienza cestistica (attacchi uno contro cinque, spadellate contro il ferro etc) passa in secondo piano. Nulla di personale, ma, per risalire davvero la china, Varese abbisogna solo ed esclusivamente di giocatori responsabili, maturi e che si spendano per la causa.

Rush 5: torna a fare il cambio con la resurrezione di Coleman, ma il dividendo finale portato in dote è sempre quello, ovvero poco o nulla. A volte sembra l’unico in grado di opporre fisico ed atletismo nel contenere gli esterni avversari, qualità che tuttavia viene compensata da un’impalpabilità offensiva costante.

Clark 6+: 13 suoi punti di fila ridanno una partita a Varese nell’ultimo quarto e sono l’esempio lampante di cosa potrebbe essere Kee Kee se distribuisse il suo talento offensivo nell’arco di tutti i quaranta minuti. Poi ci sono la difesa e le capacità di playmaking: passare oltre, prego.

De Nicolao 5: l’errore decisivo è soprattutto ascrivibile a lui. Quella palla catturata nel finale andrebbe messa sotto la maglietta in attesa di subire un fallo che sarebbe arrivato puntuale. Andrea decide invece di lanciare lungo per Sakota e la disfatta si compie. Per il resto risente delle difficoltà generali della squadra, come ovvio che sia a 21 anni, pur cercando sempre di fornire qualcosa di positivo (oggi sono gli otto rimbalzi).

Hassell 5: i falli lo confinano in panchina per 30 minuti su 45. I quindici passati sul parquet sono trascorsi comunque in grande difficoltà, con mano ghiacciata ed avversari che abusano di lui.

Ere 9: le sue lacrime a fine gara sono un dardo tirato al cuore di chi ama Varese. E chi ama Varese ha imparato ad amare anche lui, il suo spendersi in campo senza risparmiarsi, la sua umiltà, il suo identificarsi con il ruolo di guida e con la storia di questa società, cosa non facile per chi non è nemmeno italiano. Gioca un’altra partita mostruosa per impegno e capacità emotiva. Solo la sirena lo obbliga ad arrendersi. Che tutti prendano esempio dal Capitano.

Polonara 5-: è testardo nel perseverare con un tiro da fuori che non è quello di inizio stagione e non può e non deve essere la sua unica fonte di reddito in campo. Soffre nel marcare giocatori più bassi e razzenti di lui. Ha in mano il tiro per dire basta già a fine regolamentari, lo sbaglia in modo un po’ banale.

Frates 4,5: quando vede il pallone scagliato dalle mani di Gailius infilarsi nella retina, si gira verso fondo campo, sconsolato, distrutto, disperato. Fa male, malissimo: sul cronometro ci sono ancora 3 secondi abbondanti e soprattutto Varese ha ancora un timeout da spendere. A nulla valgono i richiami degli assistenti. Errore grave per il coach milanese. Come errata sembra sempre la sua tendenza ad essere troppo fiducioso verso i suoi ( e quindi passivo) durante i break subiti dagli avversari: oggi succede nel secondo quarto. La quinta sconfitta consecutiva chiama in causa pesantemente anche Frates e non potrebbe essere altrimenti.

 Union Olimpia Lubiana

Deividas Gailius (foto Malpensi)

Deividas Gailius (foto Malpensi)

Jackson 6: la sua presenza è lieve nei meccanismi di Coach Pipan. Pur non demeritando in regia, non è certo lui ad avere le stigmate del protagonista in campo. Non trema nel finale dei regolamentari con due liberi che danno il pareggio all’Olimpia.

Joksimovic 6: trasforma un probabile voto negativo in uno positivo con un tempo supplementare giocato da prim’attore: risponde due volte ai tentativi di fuga dei padroni di casa, preparando il gran finale di Gailius.

Salin 6: molto rivedibile in difesa su Ere, a differenza dell’andata non incide sul match se non per un particolare tutt’altro che marginale: all’ultimo respiro recupera un pallone d’oro dalle mani di Sakota, servendo poi Gailius per la bomba della vittoria. E’ la giocata della partita.

Gailius 8,5: i punti a referto sono 31 e sono tutti di ottima fattura. Dimostra ecletticità e multidimensionalità da livello superiore rispetto a quello della seconda competizione europea, aggiungendo rimbalzi (10) e falli subiti (6) alla notevole prestazione in fase di realizzazione. Già a Lubiana era stato un rebus per Polonara e compagni; qui a Masnago “uccide” la Cimberio con una freddezza da killer consumato.

Vladovic 5,5: impalpabile in attacco, più incisivo dietro. Diciamo che si è riposato dopo l’incredibile canestro che è valso la vittoria contro Buducnost in Adriatic League (http://www.youtube.com/watch?v=xKN96BMKJJw). Con quello di oggi, fanno due “buzzerbeaters” in tre giorni per i bianco verdi.

Omic 8: è un marcantonio dalla mano morbida e dal grande senso della posizione. Fa penare una Cimberio leggera già di suo e addirittura costretta per alcuni tratti del match a giocare con tre ali. La sua partita monstre è sottolineata dalle cifre: 15 punti, 67% al tiro, 9 rimbalzi, 6 falli subiti e 25 di valutazione

Drobnjak 6: nella scorpacciata dei lunghi sloveni contro i nanetti in biancorosso, è il meno famelico, pur restando molto in campo (37 minuti). Si fa però trovare pronto quando viene servito in post ed annulla Hassell sotto il proprio tabellone.

Stepheson 6: è largo come una porta da calcio e fa valere il suo fisico nei 13 minuti in campo. Vederlo “sportellare” contro Sakota e Polonara, pari ruolo, farebbe venire voglia di chiamare il Telefono Azzurro: un gigante contro due “bimbi”.

Pipan 7: alla fine i conti tornano per il canuto generale dell’Olimpia. Ha l’abilità di svegliare i suoi dopo il pessimo primo quarto (-15) e trova una vittoria fondamentale che mantiene intatte le speranze di accedere al secondo turno.


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