Logo Champions LeagueI primi quattro ottavi di finale hanno dato i loro verdetti, senza offrire grandi sorprese visto che sono passate ai quarti le squadre favorite e più forti sulla carta: Atletico Madrid, Bayern Monaco, Barcellona e Paris Saint Germain. Andiamo a vedere cosa è successo a partire dalle partite di martedì.

Il Milan si presenta a Madrid contro l’Atletico per provare il tutto per tutto, vista la sconfitta di San Siro dell’andata. I colchoneros però partono come delle furie e il pressing asfissiante esercitato nella metà campo avversaria da il via all’incubo del Calderon. Dopo soli 150” Koke riceve un pallone che mette in mezzo per Diego Costa il quale, sfilandosi alle spalle di Rami come all’andata, insacca l’1 a 0 con una grande spaccata. I rossoneri non possono far altro che prendere il pallino del gioco e al 27’ acciuffano il pareggio: cross perfetto di Poli per Kakà che di testa non sbaglia, se il Milan segna il secondo gol ha la qualificazione in pugno. Il possesso palla milanista tocca il 65% e Kakà va vicino alla doppietta personale, ma Arda Turan al 40’ libera un tiro innocuo che, deviato da Rami, diventa imprendibile per Abbiati. Emblematica l’immagine di Balotelli che si piega su se stesso dallo sconforto, da qui in poi il Milan viene sovrastato dall’Atletico sotto ogni punto di vista. I colchoneros creano tante palle gol e nella ripresa segano 3 a 1 e 4 a 1 grazie a Raul Garcia e a un muostroso Diego Costa. Risultato umiliante per il Milan che ha certamente dovuto fare i conti con la sfortuna, soprattutto all’andata. La squadra del Cholo Simeone ottiene meritatamente la qualificazione grazie al cinismo, all’intensità di gioco, all’ottima connessione tra i reparti e a un grande collettivo senza superstar. L’Atletico torna ai quarti dopo 17 anni. La brutta notizia per l’Italia è che, come nella stagione 2008/09, non presenta nessuna squadra oltre gli ottavi di finale, situazione critica.

Nella passata edizione, il Bayern Monaco rischiò di uscire agli ottavi proprio contro l’Arsenal perdendo 0 a 2 all’Allianz Arena, quest’anno certamente cercherà di evitare di soffrire ancora. Come previsto, dominio dei bavaresi che creano tante occasioni, ma senza costringere Fabianski a miracoli. Vengono insidiati solo da qualche sgroppata del velocista Chamberlain. I gol arrivano nel secondo tempo. Al 55’ Ribery vede l’inserimento di Schweinsteiger in area che, servito, sblocca il risultato. La qualificazione sembra al sicuro così il Bayern si rilassa e viene punito due minuti più tardi dal gol dell’ex Podolski, il quale spara sul palo di Neuer, dopo aver rubato palla a un distratto Lahm. I londinesi vanno addirittura vicini all’1 a 2 ma, superato questo spavento, riprende il tiki-taka degli uomini di Pep Guardiola. Al 91’ rigore per i padroni di casa e Muller sul dischetto si fa ipnotizzare da Fabianski, bravo nell’allontanare il pallone fermatosi sulla linea con un guizzo prima del tedesco. Il Bayern è troppo forte per i soliti Gunners, squadra ancora immatura per un palcoscenico del genere. La truppa di Pep si ferma a 14 vittorie consecutive ma poco importa, è una squadra con 1000 risorse e consapevole dei propri mezzi come non mai. La vedremo in finale anche quest’anno?

Mercoledì invece sono maturati due 2 a 1 casalinghi.

Al Camp Nou si svolge una partita molto simile a quella dell’Allianz, Barcellona contro Manchester City (privo del tecnico Pellegrini, squalificato dall’UEFA). I citizens si trovano a correre a vuoto disperatamente sin dai primi minuti, cercando di rubare il pallone al rapido giropalla blaugrana. Il Barça si vede negare un rigore e un gol regolare annullato per fuorigioco, mentre Il City fa ciò che può,. Lascia perplessi la scelta di schierare come prima punta Aguero, visto che i continui lanci lunghi e cross diventano puntualmente facili prede per Piquè e Mascherano, ben più alti del Kun. Nella ripresa le squadre si allungano e la partita si infiamma. Esce Aguero (problema muscolare) e subentra Dzeko il quale, con un’incornata, costringe Valdes a un intervento prodigioso. Un quarto d’ora di fuoco del City mette in apprensione, soprattutto con i cross di Kolarov, il Barcellona che però al 67’ trova il gol del vantaggio: invenzione di Fabregas per Messi che con un perfetto scavino archivia la qualificazione. In seguito manca un rigore agli inglesi, cosa che manda su tutte le furie Zabaleta, espulso (doppio giallo) per proteste. Il gol di Kompany all’88 non serve gran che e conferma la difficoltà sulle palle alte dei catalani, si poteva sfruttare di più questo punto debole. Così come non cambia la sostanza il 2 a 1 segnato da Dani Alves al’91 come all’andata. Ai primi ottavi di Champions della propria storia, il City dimostra di non esser abituato a queste partite e mostra i soliti difetti d’approccio al match. Il Barcellona è il solito Barcellona, ma forse più vulnerabile degli anni passati.

Al Parco dei Principi si gioca Paris Saint GermainBayer Leverkusen. Lo 0 a 4 dell’andata lascia tranquilli i parigini e il gol al 5’ di Sam non preoccupa più di tanto, soprattutto perché al 12’ Marquinhos pareggia i conti. Inoltre la qualità tra le due squadre in campo è ben diversa. I tedeschi ci tengono a far bella figura e ottengono un rigore che però Rolfes si fa parare da Sirigu. Dopo la pausa, il PSG segna grazie a Lavezzi, imbeccato da Verratti. Manca ancora più di mezz’ora e il Paris non ha l’esigenza di premere sull’acceleratore, così controlla la partita fino alla fine, rischiando di subire il pareggio solo una volta a causa di un gran destro dell’ex Inter Donati. Non so se Blanc riuscirà a portare il PSG in finale di Champions League, ma l’equipe è sulla buona strada: mai un pallone buttato via, solidità difensiva, gioco bello e divertente e un Ibrahimovic che sembra nella stagione di grazia. Al Bayer rimane da difendere il terzo posto in Bundesliga per qualificarsi in Champions anche la prossima stagione, con la speranza di fare una più bella figura.

Emanuele Prina