Premessa: È stato un inizio di settimana travagliato, sono ancora destabilizzato dalla gara del Mile High e stasera* mi han rubato il portafogli. Che poi l’abbia anche ritrovato non cambia le cose, perché non so se a voi sia mai successo ma è una roba che ti fa stare davvero male.

So che non ve ne frega niente, ma alla fine sto cercando di tirarla più lunga possibile, perché se da una parte c’è da esaltare la grandezza dell’attacco dei Broncos e della difesa di Seattle, dall’altra bisogna anche parlare di chi ha perso, di come ha perso e di perché ha perso. E le risposte a molte di queste domande, ve lo assicuro, non le avrei mai volute dare.

*la Vostra rubrica preferita sull’NFL viene scritta il martedì sera, ndr. 

THE RISE, THE FALL: Legacy starts, legacy ends

(1) Denver Broncos – (2) New England Patriots 26 – 16

 Tra l’altro, cominciare dal Championship dell’AFC non aiuta. Se avete visto la partita, sapete benissimo quanto il punteggio non renda l’idea di come i Broncos abbiano letteralmente vivisezionato i resti dei New England Patriots, riuscendo ad andare a punti in 6 delle 7 occasioni a disposizione. Ricordate che settimana scorsa dicevamo che l’avrebbe vinta chi sarebbe riuscito a correre meglio?

Ecco, mi (e ci, perché non ero l’unico a dirlo) hanno gabbato alla grande. È stata una partita giocata quasi esclusivamente via aerea, facendo fare al buon Peyton (guantato anche sto giro, nonostante l’insolito “caldo” nel quale si è giocato) un altro passo verso il titolo di Best Ever, grazie ad una partita perfetta nel quale ha avuto il tempo di fare qualsiasi cosa volesse. Come lanciare per 400 yds, ad esempio. Bravo lui, a guidare l’attacco migliore che si sia mai visto su un campo da football, ed a sfruttare tutte le defezioni di una difesa che dopo l’uscita di Talib ha patito ancora di più le straordinarie qualità dei ricevitori di Denver. Non voglio nemmeno soffermarmi sull’azione che ha visto l’infortunio del miglior CB a disposizione dei Pats, perché a prescindere da tutto, il problema non è stata la sua assenza, bensì il fatto che Manning non sia stato messo sotto pressione una volta fosse una. A quel punto dietro puoi avere chi vuoi, cambia obiettivamente poco.

Ma questa è solo una delle ragioni della sconfitta di New England, e credo l’altra sia (purtroppo) palese. Dicevamo, i Patriots non sono più quelli di una volta, ed è vero. Il fatto è che Tom Brady non è più quello di una volta. Annichilito, impreciso, al punto da far sembrare che nel corso degli anni il ruolo dei due QB migliori dell’ultimo decennio si sia pian piano invertito. I numeri parlano di una buona gara, tutto sommato, ma se andiamo a vedere quante occasioni ha sprecato, vien veramente da pensare che forse l’ultimo treno sia già passato per il marito di Gisele. Diamo atto delle assenze di Gronk e dell’altro TE che ora sta in gabbia, sul quale Belichick aveva puntato tutto al punto di lasciar andare Welker. Diamo atto che Slater, Collie e Thompkins non siano proprio ricevitori di prima fascia, forse neanche di seconda, ma quando lanci lungo in 3 occasioni che avrebbero potuto valere 6 punti, allora capisci che il problema sta alla base, non in cima alla piramide. Chissà se con Wilfork la O-Line avversaria avrebbe avuto più problemi, chissà se con Gronkowski Brady sarebbe stato più fluido, chissà se i Patriots avrebbero creato più problemi alla difesa dei Broncos se avessero giocato più tempo in no-huddle (ambedue i TD sono arrivati su drive giocati up-tempo).

Ma coi se e coi ma, non si va distante.

A freddo, è un risultato inevitabile, viste le qualità a confronto. A dir il vero i Patriots han fatto un miracolo ad arrivare fino a qui, anche le la scarsa qualità nella American ha dato una grossa mano. Denver va meritatamente a New York, mentre New England deve fermarsi, per i secondo anno consecutivo, ad un passo dal Grande Ballo.

UNLEASH HELL: Crush, everything

(1) Seattle Seahawks – (5) San Francisco 49ers 23 – 17

Non per cattiveria, né per pigrizia, ma non ci dilungheremo molto sulla vittoria degli Hawks. Semplicemente per il fatto che non sono riuscito a vedere la partita, visto il fuso sfavorevole e la sveglia pronta a suonare. Ma forse rende meglio l’idea di come sia andata: mi sono addormentato sullo 0-10, dopo aver visto Kaepernick correre sulla miglior difesa della lega, in casa loro. Sapevo che non sarebbe stato semplice, ma ho creduto, visto anche il primo gioco di Seattle risultato in un fumble, che i Niners, come avevo previsto, sarebbero riusciti a sfruttare le debolezze dell’attacco di Seattle, e a colpire con le molteplici armi a disposizione la loro difesa. Però avevamo anche detto che il QB di San Francisco non avrebbe dovuto commettere errori, ed è sempre sbagliato assegnare le colpe ad un solo giocatore, ma i suoi 3 turnover negli ultimi 3 possessi sono costati il Super Bowl ai suoi. Vero è che dall’altra parte ci sono alieni, perché Sherman deve fare un gesto atletico pazzesco per salvare il TD, è vero che la pass rush deve forzarlo quel fumble, è vero che Chancellor deve saltare 4 metri per intercettare il passaggio per Boldin. Anche per Harbaugh era il terzo Championship di fila, e come Belichick, arriva la seconda, cocente sconfitta. A differenza dei patrioti però, la squadra è guidata da uno che ha appena concluso la sua prima stagione da titolare, che ha dimostrato, come nel TD pass (un terra-aria, letteralmente, tra l’altro effettuato in salto) di essere capace di grandi, grandissime cose. Questa resta in ogni caso una sconfitta decisamente meno dolorosa rispetto a quella del 2011, perché subita contro la miglior difesa vista negli ultimi 5 anni, tra l’altro nell’inferno del Qwest Field. Merito a Seattle, che ha saputo capitalizzare sulla debole secondaria di San Francisco, oltre che al solito, meraviglioso Marshawn Lynch, che corre contro una delle migliori prime linee della nazione come se nulla fosse.

Ci risparmiamo di commentare, o previeware quella porcheria del Pro Bowl, che consente a chi è da un mese in ferie di andare un paio di giorni al caldo e a chi ha perso i Championship di cercare di smaltire l’amarezza a colpi di gin tonic.

Ci diamo appuntamento a venerdì 31 gennaio, come sempre a mezzogiorno spaccato, per il preview di quello che si preannuncia come uno dei migliori SB mai disputati, tra il più grande attacco di sempre e una difesa che se non lo è, poco ci manca.

Nel frattempo fate i bravi, mi raccomando, e non spaccatevi di interviste post-gara a Richard Sherman.

Enciclopedia del trash-talking.


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