Logo ATPDopo due settimane di tennis femminile, questa volta si parla finalmente degli uomini dell’ATP. In questi passati sette giorni, i tennisti si sono cimentati nei campi asiatici di Pechino e Tokyo, i primi tornei importanti dopo gli US Open. Entrambi sono due 500.

Considerando il livello delle teste di serie, il fatto che sia un torneo “combined” con il Premier Mandatory delle donne e il montepremi più elevato fra i due, ci concentreremo maggiormente sul più ambito torneo di Pechino.

La capitale cinese è sicuramente un luogo in cui l’attuale numero 1 del mondo Novak Djokovic si sente a suo agio. Trova condizioni favorevoli al suo gioco ed è decisamente molto ispirato. Perché?  Il serbo è l’unico giocatore, dalla prima edizione del torneo, a vincere ben cinque titoli presso questi campi. Non ha fatto eccezione quest’anno. Djokovic ha lasciato le briciole ai suoi avversari, mostrando un’ottima condizione; fino alla vittoria di questo quinto titolo a Pechino, il serbo non ha mai perso un set e, più in particolare, solo uno di questi è andato oltre il quinto game (contro il canadese Vasek Pospisil al secondo turno). Particolarmente impressionante è stato proprio l’ultimo atto, la finale, dove ha surclassato con un netto 6-0, 6-2 il ceco Tomas Berdych, che proprio qui vinse nel 2011.

Chi si aspettava la tipica finale tra Djokovic e Rafael Nadal è sicuramente rimasto deluso. Il maiorchino, di ritorno da un infortunio al polso che l’ha tenuto lontano dai campi per diverse settimane, è caduto al cospetto del folle slovacco Martin Klizan. Il nome e le gesta di Klizan non sono nuovi nel circuito; anzi, il giovane di Bratislava già fece vedere in diverse occasioni di essere un tennista pericoloso, altamente incosciente ma dannatamente talentuoso. Senza alcun timore reverenziale, Klizan ha sempre affrontato i top players, Nadal incluso, ma solo stavolta è riuscito a spuntarla, nei quarti di finale con 6-7(7), 6-4, 6-3. Sarà poi proprio Berdych a sconfiggerlo in semifinale abbastanza nettamente con un 6-4, 6-1.

Dopo l’intervento alla schiena di fine 2013, Andy Murray fa ancora fatica a trovare la forma e i risultati. Dopo un difficile primo turno contro il polacco Janowicz, lo scozzese ben fece sperare i suoi fan in seguito alle convincenti vittorie contro il risorto Pablo Cuevas e il neo campione degli US Open Marin Cilic. Tuttavia la furia serba di Djokivc non ha lasciato scampo a un Murray ancora troppo poco competitivo, che dall’ultimo slam dell’anno ha dovuto salutare la top ten per la prima volta dall’estate del 2008. Tempi duri per il britannico, che tra un corpo ancora traballante e una mente estremamente insicura, sta affrontando la peggior stagione da quando divenne un “big four”.

Tuttavia non è Murray quello che ha deluso in questa settimana pechinese. Lo scozzese visti i suoi trascorsi è giunto addirittura oltre a quel che fu pronosticato. Il cattivo studente di Pechino è Marin Cilic. Fresco del suo primo slam, durante il quale ha sorpreso per le sue vittorie su Berdych e Federer, il croato ha sbattuto proprio contro il britannico in due set, contro il quale era favorito nonostante i precedenti. I più esigenti addirittura si aspettavano che Cilic, finalista su questi campi nel 2011, potesse quantomeno mettere in piedi una buona partita contro Djokovic nelle semifinali. Il torneo 500 di Pechino, alla fine, sembra voler far risaltare un solo nome su tutti: quello di Novak Djokovic.

Vittorio Orlini


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