Villanova è la prima finalista del Torneo NCAA 2016 e ha ottenuto l’accesso alla partita più importante dell’anno con una prestazione, conclusasi col risultato di 95-51 contro gli Oklahoma Sooners di Buddy Hield , a cui la definizione di “perfetta” sembra stare persino stretta, dato che per certe realtà impressionanti alla vista il vocabolario non permette una altrettanto efficace riproduzione a parole, motivo per il quale ci possiamo solo limitare ad un breve riassunto e ad una analisi di una partita che però vi consigliamo di recuperare se siete interessati ad un clinic su come si debba giocare una partita di pallacanestro su ambo i lati del campo nel momento più importante della stagione.
Se ancora vi era qualcheduno che avesse dubbi sul fatto che quella odierna sarebbe stata una partita ben differente da quella svoltasi tra le due squadre lo scorso 7 dicembre a Pearl Harbor (vinta 78-55 dai Sooners) è stato certamente sciolto da tale nodo sin dai primi minuti della sfida, immediatamente tanto equilibrata quanto quella precedente era stata a senso unico: se zero erano stati i cambi di fronte della prima tenzone, in questa assistiamo a undici cambi alla guida della partita con ancora più di undici minuti sul cronometro della prima frazione. Dopo un inizio all’insegna della parità quello che si presenta però davanti agli spettatori è un vero e proprio ribaltamento rispetto alla sfida del 7 dicembre, dato che è Villanova questa volta a prendere il deciso controllo della contesa: i Wildcats chiudono le maglie in difesa costringendo Oklahoma a perdere palla per cinque azioni consecutive, recuperi che i ragazzi di Wright fanno fruttare con un attacco metodico e preciso, per nulla inficiato nelle percentuali dalle dimensioni dello stadio che tanto avevano fatto preoccupare alla vigilia, specialmente visti i tragici ricordi della finale 2011 in questa medesima location. Una tripla di Jenkins ed un suo successivo layup intermezzato da uno 0 su 2 ai liberi di Spangler chiudono un parziale di 12-0 per Villanova che, nonostante il timido tentativo di rientro di Oklahoma, allargherà il proprio vantaggio fino alla massima separazione tra le due compagini a quattro minuti dal termine con il 37-21 suggellato da due dei 15 punti della frazione di un incontenibile Josh Hart. Hield dopo aver segnato la tripla che per prima ha sporcato il tabellino dei marcatori della partita diviene sempre più avulso dalla manovra di attacco dei suoi ed eccezion fatta per una penetrazione a settanta secondi dal termine risulta davvero straordinariamente limitato dai continui cambi difensivi di Nova che lo tiene a tre canestri dal campo e altrettante palle perse nei primi venti di gioco. In maniera coerente con l’andamento della gara si va negli spogliatoi dopo un fallo in attacco di Hield seguito da una tripla di Hart che fissa momentaneamente il risultato sul 42-28 per gli uomini in blu: le nove palle perse forzate agli avversari e un eccelso 6 su 11 da tre (contro il 4-32 della prima partita) indirizzano una prima frazione che già rasenta la perfezione per i Cats.
La seconda frazione, come la prima, è aperta da punti di Hield, tuttavia Oklahoma pare continuare ad avere tutti quei problemi al tiro che invece non paiono toccare Villanova: non sappiamo se a causa delle dimensioni dell’NRG Stadium o se più probabilmente per il lavoro difensivo degli avversari, ma i Sooners sbagliano cinque delle prime sei conclusioni da tre nonostante alcune siano con metri di spazio e solamente l’iniziale controllo dei rimbalzi (9 a 2 nei primi quattro minuti) e sette punti consecutivi di Woodard, in grado anche di inventarsi “jordanescamente” un layup riparatore ad un libero sbagliato, permettono a Oklahoma di tornare alla singola cifra di svantaggio sul 46-37 con ancora 16′ da giocare. Teoricamente tempo e occasioni per recuperare ci sarebbero anche per gli uomini di Kruger, ma le differenze nell’efficienza offensiva arrivano al parossismo col passare dei minuti: i Sooners ormai prosciugati della propria fiducia al tiro dall’uno su sei da tre in apertura arrivano fino ad un 1 su 11 col quale è davvero complicato sperare un qualsivoglia recupero, mentre dall’altra parte Nova continua a trovare un Josh Hart straordinario che con 12′ ancora sul cronometro ha 22 punti e un 10 su 12 dal campo che fa disperare i tifosi Sooners costretti invece ad osservare un Hield che allo stesso punto della partita (e poi anche al termine della stessa) è fermo a 9 punti con 4 su 12 al tiro ed un poco incoraggiante 1 su 8 da tre e così Villanova riprende ampiamente il controllo della gara. Un passaggio tutto campo direttamente dalla rimessa di Jenkins per la schiacciata con fallo di Bridges dà a Villanova il massimo vantaggio sul 59-41 con 11’53” sul cronometro a cui fa seguito una tripla di Phil Booth che col +21 chiude definitivamente ogni discorso per l’accesso alla finale nazionale, con la partita che complice la fiducia di Nova e la depressione di Buddy e compagni diviene un vero e proprio massacro sportivo terminando su un 95-51 sinceramente inconcepibile alla vigilia.
Come detto in apertura è difficile rendere giustizia con le parole al lavoro svolto dai Wildcats in questa partita: contro i Sooners l’unica critica che forse si potrebbe muovere loro è quella di aver giocato la partita perfetta con un turno di anticipo, dato che una prestazione del genere in finale avrebbe assicurato il titolo a Villanova contro qualsiasi squadra e senza il minimo problema. Che dire quindi dei Wildcats? Perfetti in difesa dove hanno costretto a 17 perse degli avversari tenuti al 31% dal campo, al 22% da tre e al minimo stagionale per punti, con una marcatura su Buddy Hield che non si era vista da parte di nessun altra squadra in stagione e che ha impedito al bahamense di entrare in ritmo in un qualsivoglia momento della partita; perfetti in attacco, dove ai vantaggi dati dal proprio lavoro difensivo hanno aggiunto una perfetta esecuzione offensiva ritrovando delle irreali percentuali al tiro chiudendo con il 71% dal campo e un 11 su 18 da tre; assolutamente perfetti in tutto, in una partita che merita di rimanere nella storia dell’ateneo insieme a quella del titolo del 1985 e, chissà, magari anche quella della prossima finale che i Wildcats andranno ad affrontare lunedì notte. La verità è che Villanova ha giocato straordinariamente tutto il torneo e quello contro Oklahoma è stato il picco assoluto di un torneo che se dovesse chiudersi con una vittoria in finale contro la vincente di North Carolina-Syracuse sarebbe davvero da ricordare come una delle corse più memorabili della storia della March Madness non tanto per la sorpresa che costituirebbe quanto per l’accumularsi di una serie di prestazioni a dir poco eccelse che forse mai si erano viste in una singola corsa al titolo.
Oklahoma chiude invece una grande stagione nel peggiore dei modi e così Buddy Hield che vede finire la propria gloriosa carriera collegiale con i già citati 9 punti e 4 su 12 al tiro: l’unica consolazione per lui ed i compagni (con il solo Woodard in doppia cifra per punti) è quella di essersi trovati davanti ad una squadra che oggettivamente in data odierna sarebbe risultata ingiocabile per chiunque, probabilmente anche per molte grandi squadre del passato.