Pietro Aradori in escursione acrobatica contro il Besiktas (foto galatasaray.org)

Pietro Aradori in escursione acrobatica contro il Besiktas (foto galatasaray.org)

Dopo un avvio difficile, con coach Ataman costretto al turnover degli stranieri e con Nolan Smith preferito a Pietro Aradori, le cose iniziano ad andar meglio per il bresciano. Con il taglio dello statunitense per motivi disciplinari, chiamato in panchina nel finale della gara giocata col Banvit gettò addosso al coach un asciugamano segnando il suo destino, l’ex canturino ha potuto fare il proprio esordio anche in campionato e, grazie anche agli infortuni di Pocius e Micov, è riuscito a ritagliarsi minutaggi importanti. Nelle ultime gare 15 punti, 7 rimbalzi e 6 assist nel derby col Besiktas e 20 punti, 8 rimbalzi e 6 assist a Valencia, numeri che certificano il buon momento personale, dell’azzurro. All’orizzonte però le nubi tempestose dei problemi finanziari del club possono destabilizzare uno spogliatoio fin qui solido, e la partenza di Furkan Aldemir, miglior rimbalzista del campionato turco dopo sette giornate, è la prima avvisaglia di quello che può succedere nelle prossime settimane.

Q – Come giudichi, a tre mesi di distanza dal tuo arrivo ad Istanbul, la tua prima esperienza all’estero?

A – Sicuramente sono solo all’inizio e, anche se in mezzo a tante difficoltà per quello che sta succedendo in società, sono convinto sia un esperienza super positiva. Per la città, per la possibilità di giocare in Eurolega ad alto livello, in un campionato molto molto duro come quello turco e per la possibilità di confrontarmi con un altra cultura e un altro modo di vivere, soprattutto ed anche aldilà della pallacanestro.

Aradori contro il Fenerbahce (foto galatasaray.org)

Aradori contro il Fenerbahce (foto galatasaray.org)

Q – Quali sono le sostanziali differenze tra Serie A e TBL?

A – Nel campionato turco ci sono molti giocatori che provengono dal campionato italiano o spagnolo o da altri campionati di alto livello e, grazie a loro, negli ultimi anni il livello si è molto alzato. Penso che la sostanziale differenza sia che in Italia si giochi ancora un basket basato su velocità e transizione, mentre in Turchia prediligano il gioco controllato e uomini d’area più imponenti. Il trend sta però cambiando anche qua, ci sono meno giocatori d’area statici rispetto al passato ed il gioco si sta allargando.

Q – Cosa ti ha portato a scegliere l’estero, e come mai secondo te molti italiani preferiscono la sicurezza dei nostri campionati invece di mettersi in gioco su nuovi palcoscenici?

A – Io posso parlare per me stesso, e dico che la scelta di giocare all’estero era un esperienza che volevo fare nella mia carriera per confrontarmi ad alto livello e con i migliori. Quando è nata l’opportunità di venire al Galatasaray non ci ho pensato due volte. Ognuno fa le scelte che meglio crede e capisco che non sia facile prendere e lasciare il proprio Paese, ma se vogliamo essere più rispettati in Europa, bisogna farlo. Altrimenti tutte le squadre europee preferiranno sempre un giocatore serbo, croato o lituano, anche se non per forza migliore di un italiano. Bisogna mettersi in gioco per avere più rispetto.

Dopo le fatiche iniziali le cose iniziano ad andar bene anche in Eurolega (foto Turgut Dogan)

Dopo le fatiche iniziali le cose iniziano ad andar bene anche in Eurolega (foto Turgut Dogan)

Q – I tuoi ultimi 4 allenatori: Pianingiani, Trinchieri, Sacripanti ed Ataman. Quattro step importanti nella tua crescita. Quali sono le differenze tra di loro?

A – Direi che ognuno ha una suo modo di giocare e di vedere il basket. Sicuramente posso semplificare dicendo che Pianigiani e Trinchieri prediligono uno stile di pallacanestro più basato sul gioco ragionato e a metà campo, prestando grande attenzione sulle letture tattiche in fase di pre gara. Sacripanti ed Ataman invece danno più spazio e libertà al talento dei giocatori. L’importante per un giocatore è saper adattarsi al modo di giocare dell’allenatore e a ciò che gli viene chiesto.

Q – Al Galatasaray hai trovato un pezzo di Cantù: Vlado Micov. Vi capita di parlare dell’esperienza in Brianza?

A – Si, spesso. Abbiamo passato entrambi dei gran belli anni a Cantù, anche se non abbiamo mai giocato insieme. Ma i ricordi miei sono fantastici e, da quello che mi dice Vlado, anche i suoi lo sono stati.

Q – La stretta attualità ha visto il Galatasaray in mezzo a fatti di cronaca che hanno poco o nulla a che fare con il campo. Come hai vissuto la notte della gara con la Stella Rossa?

A – L’ho vissuta come una gara normale perché, fino a due ore dopo la fine
della gara, nessuno sapevo cosa fosse successo. Io ho appreso della morte del povero ragazzo dai media locali. E, ad essere sincero, c’è ancora parecchio mistero intorno ai fatti che sono successi. Non è tutto semplice come l’hanno fatto uscire.

Pietro Aradori durante il match con la Stella Rossa (foto Turgat Dogan)

Pietro Aradori durante il match con la Stella Rossa (foto Turgut Dogan)

Q – I problemi finanziari del club. Ataman ha detto pubblicamente che siete liberi di trovarvi un altro club.

A – Si, queste sono state la parole del coach. Vedremo che succederà, ma la mia intenzione è di restare per continuare a migliorare il mio gioco misurardomi con questo livello. I soldi sono importanti, ma non sono tutto nella vita.