Daryl Morey è al timone di comando degli Houston Rockets dal 2007 ma non è un General Manager qualunque: dal 2006 è tra i promotori e organizzatori della “Sloan Sports Analytics Conference”, il panel sul mondo delle statistiche applicate agli sport che si svolge ogni anno al MIT di Boston, è uno dei precursori dell’utilizzo delle statistiche avanzate e il suo approccio analitico al gioco – ispirato dal successo del libro “Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game” pubblicato da Michael Lewis nel 2003 che narra del successo ottenuto dagli Oakland Athletics di Baseball nell’assemblare con un budget ridotto una squadra competitiva basandosi sull’uso di statistiche avanzate, che nel 2011 è divenuto un film di culto interpretato da Brad Pitt e Jonah Hill – ha rivoluzionato il modo di gestire una franchigia NBA.
Ha ereditato una franchigia che stava andando alla deriva in quella sorta di limbo che nella NBA tutti cercano di evitare, ovvero troppo forte per fare tanking, troppo debole per competere per l’anello, ha aspettato che si chiudesse il ciclo dei vari Yao Ming e Tracy McGrady ed ha ripulito il salary cap.
Nel 2012 ha piazzato il suo primo colpo da General Manager prendendo James Harden e cambiando la geografia della Western Conference. L’estate scorsa ha piazzato il secondo colpo trionfando sulla corsa a Dwight Howard e per poco non è riuscito a formare un nuovo terzetto di stelle con la firma di Chris Bosh, sfuggito in extremis dopo una lunga e serrata corte. Sarebbe stata la ciliegina sulla torta, il giocatore in grado di far fare il salto di qualità definitivo di una squadra studiata e progettata a tavolino per impersonificare in tutto e per tutto la “visione” di gioco del proprio G.M., ribattezzata “Moreyball” e che si può riassumere in questi 4 concetti fondamentali:
- Alzare il ritmo del gioco. Alzando il numero di possessi per partita è alquanto probabile un incremento dei punti realizzati.
- Abolizione il tiro dal midrange. Il tiro da media distanza è il tiro più contestato nella NBA, vale “solamente” due punti, ed ha la più bassa percentuale di realizzazione della lega. Molto meglio fare 1 o 2 passi indietro e prendersi un tiro da tre smarcato.
- Il miglior tiro da tre è quello dagli angoli. Il tiro da tre meno contestato nella NBA è la cosidetta “Corner Three” ed è il tiro da tre punti più ravvicinato dato che viene scagliato da 6.72 metri dal canestro anzichè i canonici 7.25 metri.
- Il tiro migliore è il tiro libero. Attaccare il canestro è cosa buona e giusta. Nella restricted area la percentuale di realizzazione è la più alta della lega e con maggiore frequenza si può guadagnare un fallo che ti porta a guadagnarti un tiro libero. Ogni viaggio in lunetta permette di mettere punti a referto a gioco fermo.
Premessa: al momento in cui scriviamo i Rockets sono terzi nella Western Conference grazie ad un record di 13 vittorie e 4 sconfitte e stanno facendo i conti con gli infortuni che hanno decimato il loro quintetto base (Beverley, Howard e Jones sono out a tempo indeterminato). Per questo motivo sono ancora in rodaggio, in attacco giocano spesso in modo ridondante abusando del pick & roll e del tiro da tre punti e devono ancora trovare la propria quadratura del cerchio.
Ma intanto, dopo un mese di regular season e quasi 1/4 di stagione già disputata, possiamo farci un’idea del perchè i Rockets sono una delle squadre più particolari della lega.
I Rockets sono l’8° squadre della lega per PACE (possessi per 48 minuti) con 96.8, che è il dato di riferimento per quanto riguarda il ritmo del gioco. Solo 7 squadre “corrono” più di loro, 4 di queste sono team da lottery (Sixers, Celtics, Lakers e Timberwolves), 1 è una squadra senza nè capo nè coda in cui la “baruffa” tecnica è all’ordine del giorno (i Nuggets) mentre solo Warriors e Suns sono “programmati” per correre. L’attacco non brilla come lo scorso anno e l’attuale “OffRtg” di 100.5 per 100 possessi proietta i razzi come 23° team NBA.
Nessuna squadra tira tanto come loro da tre punti: il 44% del loro volume di tiro avviene oltre l’arco, e se questo trend durasse per tutta la stagione, sarebbe il record ogni epoca NBA battendo il precedente primato detenuto da New York della stagione 2012/2013 con il 35%. In una squadra in cui la coppia Harden/Howard monopolizza oltre il 50% dei possessi e che fa del pick & roll centrale il proprio marchio di fabbrica, spaziarsi bene in campo è fondamentale. Ad onor del vero non sono precisissimi oltre la linea dei tre punti (35%, 50% di eFg%, poco al di sopra della media complessiva) ma le percentuali nude e crude passano in secondo piano visto la produzione di oltre 36 punti a partita da oltre l’arco – quasi 35 tentativi a partita, 8 in più dei Trail Blazers secondi in graduatoria e oltre 12 bersagli a sera, unica squadra NBA a scollinare le 10 triple segnate a gara – ovvero più di un terzo del loro fatturato complessivo. I Rockets sono altresì la squadra che tenta più “Corner Threes” della Lega con 167, che equivalgono a un 15% dei loro tiri complessivi. E’ un dato pazzesco, perchè i Suns, la seconda squadra in graduatoria è distanziata di oltre 40 triple tentate dagli angoli per non parlare del fatto che nessun’altra squadra, ad eccezione degli Heat (10%), tira con così tanta frequenza da quelle zone del campo.
Viceversa, i Rockets sono la squadra NBA che prende meno tiri dal midrange, appena 175 ovvero il 16% del loro volume di tiro complessivo, che convertono con un misero 33%, unica squadra sotto i 250 tiri tentati e sotto il 20% del volume di tiro totale. Evitando il “MidRange” e allargando quanto più possibile il campo viene spianata l’area all’1 vs 1 di James Harden, che segna oltre il 70% dei suoi punti creandosi da solo il tiro, è l’8° assoluto per penetrazioni chiuse al ferro con 9.3 a partita ed è l’unico giocatore a roster a cui viene consentito di tirare in palleggio arresto e tiro (circa 2/5 dei tiri presi dal midrange sono suoi). Ringrazia Dwight Howard, il destinatario preferito del barba (ogni 3 passaggi che Harden fa a Howard producono 1 assist, il dato più alto, per coppia, nella lega) che spesso viene pescato con la testa oltre il ferro per un alley-oop schiacciato. Howard è molto più a suo agio che in passato in un attacco che non gli crea molte opportunità dal post basso in 1 vs 1 ed è molto ben disposto a portare blocchi sfruttando quella formidabile combinazione di fisico e agilità che lo porta a segnare su assist il 57% dei propri canestri. Per rendere l’idea, solo nel suo unico anno ai Lakers e nel 2008 ai Magic era così dipendente dai compagni.
Con due giocatori che attaccano molto il ferro è naturale che i Rockets siano tra le squadre che subiscono più falli e che tirano più tiri liberi. Sia Harden che Howard sono responsabili di oltre il 55% dei tiri liberi tentati dai Rockets e sono gli unici 2 giocatori in NBA ad andare in lunetta almeno 9 volte a partita. Peccato che, complice la presenza di Howard al minimo storico in lunetta con una percentuale del 46%, tirini i liberi con il 70%, 28° squadra NBA nella specialità.
Ma i Rockets non sono solo Howard e Harden. Nonostante la perdita di Chandler Parsons che lo scorso anno era assorto come 3° violino dell’attacco, Trevor Ariza e Kostas Papanikolau, ovvero i suoi sostituti, non sono da meno. Ariza è stato preso essenzialmente per due motivi: la sua duttilità difensiva e la sua capacità di essere uno dei migliori tiratori da tre della lega che lo rendono il “3&D” perfetto per questa squadra. Guida la lega in triple tentate da entrambi gli angoli con 38, ed anche se le % non sono entusiasmanti (quasi il 40% da quelle posizioni), è una minaccia costante che serve a dare ulteriore spazio alle scorribande in area di Harden e Howard. Il greco è invece una sorta di “anomalia”. Non c’è nessuna stats avanzata che possa spiegare il motivo per cui è tra i più utilizzati (ed è un rookie!!!) da coach McHale, ma il suo impatto va oltre le cifre e si traduce in intelligenza cestistica al servizio della squadra e temperamento. E’ tra i migliori passatori della squadra e benchè non serva molti assist, il suo ruolo di facilitatore nel ruolo di 3/4 è molto importante per la fluidità offensiva dei Rockets.
Chi invece sta andando ben oltre le aspettative è Patrick Beverley che, dopo aver vinto la scorsa stagione il posto di titolare contro Jeremy Lin, è tra i candidati al premio di Most Improved Player. Di lui si sapeva che fosse un difensore arcigno, uno dei primi 5 playmaker sulla palla, ma nessuno, a parte quel volpone di Morey, si aspettava un contributo del genere in attacco. Segna quasi 13 punti a partita in meno di 30 minuti, tira giù quasi 4.5 rimbalzi a sera ma sopratutto è il miglior tiratore da tre dei Rockets ed uno dei migliori 5 della lega. Il 47% è il suo career high (in tre anni nella lega non è mai andato oltre il 37%), che è impressionante considerando gli oltre 6 tiri a sera che prende (anche se ha giocato solo 7 partite finora) per uno che non è mai stato conosciuto per le sue doti di tiratore. C’è di più, perchè è uno dei migliori tiratori di “corner threes” della lega, che realizza indistintamente da destra e sinistra con oltre il 60% e una eFg% (effective Field Goal percentage) del 92%.
Il vero salto di qualità però i Rockets lo hanno fatto in difesa. Secondo John Schuhmann, il guru delle stats di NBA.com che ha accesso ai dati di SportVu i Rockets sono una delle squadre più migliorate nella propria metà campo concedendo quasi 8 punti in meno per 100 possessi (94.5 contro i 103 della scorsa stagione) che li posiziona al primo posto per Rating Difensivo nella lega. Mantenendo questo rating fino all’ultima gara di regular season stabilirebbero il record NBA ogni epoca da quando le statistiche difensive vengono conteggiate. Sono inoltre la miglior squadra a difendere il pick & roll concedendo 0.88 punti a possesso, di gran lunga al di sotto della media NBA che è di 1.02 e sono i migliori nel difendere sui tiri da tre che gli avversari segnano con un misero 29.8%. Concedono inoltre il 41% al tiro da due agli avversari (2° nella lega), sono tra le prime 10 squadre a rimbalzo nella lega, sono 5° per stoppate date e sono 3° per recuperi a partita. Il tutto nonostante Dwight Howard e Patrick Beverley, i migliori difensori a roster, hanno passato più tempo in infermeria che in campo. In questo senso fondamentali fino ad adesso sono stati, ancora una volta, Trevor Ariza e Kostas Papanikolau: quando sono in campo assieme il loro Rating difensivo è di 93.1 punti per 100 possessi e tengono gli avversari sotto al 25% da tre punti. In particolare l’impatto di Papanikolau è dato dal 17% al tiro che concede ai tiratori da tre punti quando esce ad ostacolarli.
Il loro è uno stile di gioco che divide: non piace ai puristi del gioco ed ai cultori della vecchia scuola, ma è un dato di fatto che nella NBA odierna, ogni squadra che punta a qualcosa di importante si sta allineando, magari senza gli eccessi dei Rockets, sulla solita linea di pensiero dei Rockets. Un esempio? I San Antonio Spurs ed i Miami Heat, ovvero i vincitori degli ultimi 3 anelli NBA, sono tra le squadre che hanno usato con maggiore frequenza il tiro da tre punti ed hanno avuto i migliori attacchi della lega.
Dopo anni di delusioni ed uscite premature ai Playoffs, che questo sia finalmente l’anno buono per puntare al titolo per i Rockets? Secondo i calcoli di Daryl Morey sì!