Turno pirotecnico di Eurolega che sancisce la superiorità del Fenerbahce che vince in casa dell’Efes pur senza brillare, rimanendo a punteggio pieno, mentre le grandi di Spagna, incluso l’Unicaja, sono in grande difficoltà, a differenza di Vitoria che agguanta il primato del Gruppo F, in compagnia di Khimki e CSKA.

AndreaTrinchieri (foto S. Paolella 2013)

Trinchieri porta a scuola Pascual nella vittoria del Bamberg sul Barça (foto S. Paolella 2013)

CASA DOLCE CASA – Continua la marcia del Bamberg di Trinchieri che si mantiene in corsa per i playoff ed inguaia un Barcelona mai così male nelle Top16 negli ultimi 10 anni, già alla quarta sconfitta su 6 gare. E pensare che soli 15 giorni fa stavamo esaltando il carattere dei blaugrana per il successo in volata nel clasico contro il Real. In Germania la squadra di Pascual non riesce mai a mettersi in ritmo, lascia spesso e volentieri l’inerzia del match in mano agli avversari e si scioglie non appena il Bamberg alza i giri del motore, riuscendo a limitare solo i danni nel finale con la difesa press a tutto campo e qualche piccolo errore dei ragazzi di Trinchieri. Che da parte loro continuano a sognare e a regalare serate di grande basket, soprattutto tra le mura amiche, dove hanno perso una sola volta e dove giocano quasi a memoria. La partita gira ad inizio ultimo quarto, quando Trinchieri si gioca la carta dei tre esterni più Melli in campo e proprio l’italiano, dopo una gara al di sotto delle sue prestazioni, fa due-tre giocate decisive in difesa all’interno del 15-4, che spinge sul +14 i tedeschi,  frutto del lavoro offensivo di tutta la squadra, da un Zisis come sempre chirurgico, ad un Strelnieks sempre bravo nel costruirsi il tiro, fino ad un Miller (15 punti con 9 tiri) vero valore aggiunto in attacco. Pascual dovrà lavorare molto, soprattutto a livello mentale per recuperare giocatori come Tomic, Samuels e anche Navarro, che sembrano in un momento di crisi profonda, perché il solito immenso Doellman (altra serata da 19 punti e 7 rimbalzi) da solo non può risolvere i problemi blaugrana.

 (Foto Savino Paolella 2014)

Daniel Hackett grande protagonista nel ritorno al successo dell’Olympiakos (Foto Savino Paolella 2014)

Lo avevamo anticipato nel preview che la Peace&Friendship Arena poteva essere taumaturgica per i problemi dell’Olympiakos ed i biancorossi firmano una vittoria che potrebbe svoltare la loro stagione europea, rifilando un pesante +12 ad un Khimki che per oltre 25′ ha accarezzato la possibilità di compiere l’impresa, soprattutto dopo aver guidato spesso e volentieri in doppia cifra. Printezis vive una serata da cinema scrivendo 30 con 12/18 e 9 rimbalzi, ma ci fa piacere sottolineare come nella vittoria dell’Olympiakos ci sia lo zampino di “Lazzaro” Hackett, dato infortunato e che è assoluto protagonista sia nel secondo quarto, quando dal -12 fa rientrare negli spogliatoi la squadra sul -5, ma soprattutto nel terzo quarto quando dal 44-56 è tra i protagonisti del 18-4 che gira definitivamente il match. Non sono tanto i 14 punti, con 4/8 al tiro e 3 assist a fare la differenza, quanto il +27 di plus/minus.

CASA…BRUTTA CASA – A memoria non ricordiamo una contestazione così fragorosa alla Martin Carpena per l’Unicaja, letteralmente presa a schiaffi nel secondo tempo dalla tranquillità e nervi saldi di chi ha solo certezze, come il Lokomotiv di Bartzokas. Ed il time-out chiamato da Plaza, sul -19 a 4′ dalla fine, chiedendo ai suoi giocatori di reagire davanti al pubblico di casa e non alzare bandiera bianca, è la cartina di tornasole di una squadra che ha perso i punti di riferimento dopo l’infortunio di Markovic e si perde alla prima difficoltà. Giovedi sera è arrivata la terza sconfitta consecutiva, la seconda in casa che rende pesantissima la classifica e molto difficile il cammino verso i playoff. Dall’altra parte una squadra che gioca quasi a memoria, che tira con il 47% da 3 anche perché in grado di costruire sempre e comunque il miglior tiro, poi quando hai un giocatore come Malcolm Delaney (21 punti, 6/10 da 3, 7 assist) diventa tutto molto più facile.

Altra squadra che in casa fa una fatica terribile, anzi forse preferirebbe giocare sempre in trasferta, è il Cedevita Zagabria. Questa volta a banchettare in Croazia è l’incerottato Panathinaikos di Sasha Djordjevic, che recupera in extremis Diamantidis, ma non serve quando hai un Raduljica (21 con 9/11 al tiro) in formato Mondiali 2014 ed un Calathes da doppia-doppia. Il Cedevita, senza Babic, può poco e la partita va agli archivi già a metà secondo quarto quando proprio Calathes è protagonista del 14-2 che fa scappare i greens  sul +17. Nel terzo quarto la gara assume i contorni di una mattanza, con il Panathinaikos che arriva a toccare il +30 prima che Djordjevic regali minuti un pò a tutti e permetta al Cedevita di limitare i danni.

(Foto di Savino PAOLELLA 2015)

Mike James e Vitoria vittoriosi anche a Madrid (Foto di Savino PAOLELLA 2015)

DO IT AGAIN – Alzi la mano chi, alla vigilia delle Top16, avrebbe detto che la migliore squadra spagnola sarebbe stato il Laboral Vitoria. Possiamo anche raccontarcela ma nessuno avrebbe puntato molto sulla squadra di Perasovic, bella da vedere, capace di mordere in difesa, con un Bourousis monumentale, ma che difficilmente avrebbe fatto strada in un girone con CSKA, Real e Barcelona. Ebbene i baschi hanno battuto tutte e tre queste squadre, three in a row come dicono gli americani, e con 4 vittorie si ritrovano addirittura in vetta al Gruppo F. Quella di Madrid è una vittoria ancora più eclatante di quella di Barcelona di sette giorni fa, perchè Adams e compagni dominano dal secondo quarto in avanti, toccando anche il +15 in avvio di terzo quarto, poi subiscono la rimonta del Real, spinto più dalla carica agonistica e dal furore cieco che non dalla tecnica, oltre che da un Willy Hernangomez (13 punti e 8 rimbalzi, più 3 stoppate) in trance agonistica. Ed infatti non appena Perasovic sistema due tessere in difesa, Bourousis ritorna il padrone degli anelli (solo 7 punti ma ben 14 rimbalzi), Adams e Blazic riportano un pò di ordine in attacco, la gara gira definitivamente chiudendosi quasi in goleada, con un +9 pesantissimo in vista del ritorno.

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Il solito show a bordo campo per Obradovic, che alla fine riesce a vincerla (foto di Fabrizio Stefanini)

MESSAGE IN A BOTTLE – E’ quello che arriva dal Bosforo, inviato da Zelimir Obradovic a tutta l’Europa dei canestri. Il suo Fenerbahce non è solo genio e sregolatezza, ma sa essere anche brutto, sporco e cattivo, all’occorrenza. Tre qualità che di solito sono nel DNA di chi può vincere una competizione come l’Eurolega. In una serata in cui Dixon, Datome e Vesely vanno a corrente alternata, Bogdanovic ha bisogno di due-tre strigliate di Obradovic e Pero Antic e Sloukas sono comodamente seduti in abiti borghesi a guardarsi la partita, serve tutta la fantasia del coach slavo e turchi affamati di successo per portare a casa una vittoria che tiene il Fener a punteggio pieno ed in fuga nel Gruppo E. L’Efes impacchetta bene il match nei primi 27′, soprattutto grazie alla gran difesa di Osman (15 punti nei primi 20′ e poi il buio) su Datome ed al buon lavoro nel pitturato di Dunston e Tyus, tocca anche la doppia cifra di vantaggio ma poi Obradovic decide di cambiare marcia, in difesa ed in attacco. Opta per i tre piccoli, butta nella mischia Mahmutoglu e Ugurlu, che finora avevano giocato 40′ in due nelle Top16, ottiene finalmente qualcosa da Bogdanovic ed 8′ minuti di pura intensità da Kalinic, gira il match e lo porta a casa. Non vorremmo portare sfiga ma queste vittorie a volte vogliono voler dire molto di più dei due punti in classifica.

(Fabrizio Stefanini 2015)

Tanto Teodosic nella vittoria del CSKA a Kaunas (Fabrizio Stefanini 2015)

LE ALTRE – Facile facile come previsto la vittoria del CSKA Mosca sullo Zalgiris, che allunga a 16 la striscia vincente dei russi sui lituani in Europa, ma soprattutto rappresenta il primo successo esterno nelle Top16. Partita in archivio praticamente dopo 10′, con De Colo che parte in quintetto ma sono i 10 punti in 6′ in uscita dalla panchina di Teodosic a fare la differenza nel 26-11 esterno alla prima sirena. Ancora Teodosic e De Colo (20 punti il primo, 19 il secondo, 14/25 al tiro combinato) producano il nuovo break in avvio di terzo quarto che dilata il margine fino al +25, facendo partire un lunghissimo garbage time.

Si gioca invece fino alla fine, sbucciandosi ginocchia e gomiti alla Volkswagen Arena di Istanbul, dove il Darussafaka trova il primo successo della storia nelle Top16, contro un Crvena Zvezda del non pervenuto Quincy Miller (5 punti in 18′). L’ultima azione è l’emblema di tutto il match, giocato con grandissimo agonismo e sul filo dell’equilibrio per tutti i 40′. La decidono la difesa di Mahmuti che tiene senza punti i serbi negli ultimi 4′ del match e la tripla di Arslan a poco più di 1′ dalla fine. Negli ultimi 60″ succede tutto ed il contrario di tutto ma nessuno riesce a segnare.

MVP – Premio speciale, perché speciale è stata la sua partita e perché probabilmente il Fenerbahce senza i suoi 11′ di trance agonistica non avrebbe vinto. Melih Mahmutoglu, ovvero “la classe operaia va in Paradiso”, ne mette 14 (5/7 con 4 triple) in meno di 16′ in campo, ma di fatto segna il primo canestro ad 1′ dalla fine del terzo quarto, una tripla che fa partire il sorpasso gialloblu, che sarà definitivo. Da quel momento non si ferma più, difendendo con il coltello tra i denti e bucando la retina ogni volta che la palla passa dalle sue mani, inclusa la tripla del +7 a poco più di 1′ dalla sirena.


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