Diversi spazi vuoti anche durante la finale alla O2 Arena

Una finale da 188 punti complessivi tra due grandi storiche del basket europeo, il back to back storico di un’Olympiacos mai così operaio, lo show di Spanoulis nel secondo tempo. Il campo della O2 Arena ha dato ampi riscontri agli spettatori presenti durante queste final 4 sotto il Big Ben, fornendo uno spettacolo in linea con le aspettative della massima espressione del basket continentale.

La macchina organizzativa dell’Eurolega tuttavia ha decisamente peccato in questa occasione, con gli ampi spazi vuoti tra gli spalti anche durante la finale a dimostrarlo. La scelta di Londra ha creato non pochi problemi dal punto di vista logistico innanzitutto, l’O2 arena è infatti una struttura fantastica, ma pur essendo collegata dalla Jubilee line al centro della città necessita dai 30 minuti all’ora per essere raggiunta, in una città dove il traffico delle ore di punta rende gli spostamenti in bus ed in macchina assolutamente proibitivi. All’arrivo al palazzetto tutti costretti al deposito delle monete presenti nei portafogli e di eventuali mazzi di chiavi per la policy di sicurezza, fatto che ha creato code interminabili all’ingresso ed all’uscita delle partite

Capitolo a parte merita il torneo giovanile, organizzato in una tensostruttura adibita al calcetto su erba sintetica, dove sono stati costruiti due campi provvisori in parquet. La comodità di assistere alle partite contemporaneamente era però compensata dall’inadeguatezza del fondo, della struttura e del contesto, con i fischi degli arbitri di un campo ad interrompere il gioco in quello antistante. Anche la schedule degli eventi poteva essere meglio gestita, senza concentrare gli eventi in un intervallo temporale molto ridotto, quantomeno nelle giornate di giovedì e sabato. In questo modo il meglio del basket giovanile europeo è stato relegato ad un contesto da torneo estivo di infima fattura.

Dal punto di vista commerciale la scelta di Londra è chiara espressione della volontà dell’ULEB di aprirsi al mercato inglese, depositario di un enorme potenziale dal punto di vista del bacino di utenti e come movimento. Tuttavia la macchina promozionale ha peccato in maniera significativa, con prezzi dei biglietti a livelli esorbitanti per gli standard europei. Il risultato è stato un mercato nero al ribasso a tratti imbarazzante, con biglietti del valore di 400 sterline venduti anche ad un decimo del loro valore originale fuori dall’arena prima della giornata finale. Per promuovere l’evento in un mercato emergente probabilmente sarebbe stato più opportuno una politica di prezzi più aggressiva, con sconti per le famiglie, i giovani, le società, prassi consolidata in mercati più maturi come quello italiano. Il risultato è stato di conseguenza molto freddo con un messaggio di elitarismo e scarsa presenza proveniente dall’organizzazione.

Gli accordi prevedono un altro anno alla O2, con le parti ad avere un altro mese a disposizione prima di suggellare l’ufficialità. Dall’ULEB si dichiarano consci delle difficoltà incontrate, ma dal punto di vista strategico viene visto come un investimento futuro. Sul piano pratico questo dovrà però assolutamente passare attraverso un significativo miglioramento di alcuni aspetti pratici ed organizzativi, infatti l’evento di questi giorni è stato salvato solo dallo spettacolo e dai significati del back to back dei biancorossi.

DAVIDE BORTOLUZZI