eurolega cskaMai dire mai, verrebbe da dire. Il CSKA Mosca si presenta alle Final Four per il quinto anno consecutivo, tredicesima volta nelle ultime quattordici edizioni, squadra più presente di sempre all’atto finale dell’Eurolega. Eppure solo due vittorie, l’ultima nell’edizione 2008, da allora solo altre due finali e le ultime 3 edizioni che si possono tranquillamente definire un fallimento, con i russi arrivati da favoriti e respinti sempre in semifinale.

Dimitris Itoudis, sempre sotto controllo alla guida del CSKA (Fabrizio Stefanini 2015)

Dimitris Itoudis (Fabrizio Stefanini 2015)

LA STAGIONE – Il CSKA ha giocato una stagione strana, dando spesso la sensazione di giocare con gli avversari ma nelle Top16 ha dovuto mettere le marce alte in un paio di occasioni per uscire indenne dalle secche di un gruppo complicato e conquistare il primo posto. Inseriti in un gruppo D rivelatosi alla fine più complicato ed equilibrato del previsto, i russi hanno accusato una inaspettata sconfitta interna contro l’Unicaja Malaga, lanciatissima nella prima fase, salvo poi infilare 5 vittorie consecutive, compresa quella in Spagna, che sono valsi un tranquillo primo posto che, ironia della sorte, ha regalato ai ragazzi di Itoudis gli avversari peggiori nella seconda fase. Nelle Top16, dopo un avvio altalenante (2-2 nelle prime 4) il CSKA ha messo il turbo con 5 vittorie consecutive, tra cui il sacco di Madrid, ed 8 nelle ultime 10 che le hanno dato agilmente e con due giornate di anticipo il primo posto nel girone ed un avversario più che abbordabile ai playoff. Dove è tornato il CSKA giocherellone che ha dato l’impressione di giocare al 50-60 %, accelerando nei momenti importanti e lasciando al Crvena Zvezda solo gli applausi, chiudendo la serie in 3 partite nonostante solo l’ultima sia stata agevole come da pronostici.

IL ROSTER – Come al solito senza punti deboli, almeno in apparenza, il CSKA ha cercato in estate di correre ai ripari per la partenza di Sasha Kaun, portando all’ombra del Cremlino un giocatore come Freeland, giocatore grande, grosso e con le mani morbide, ma purtroppo injury prone. Il lungo britannico, di fatto unico centro di ruolo di Itoudis, ha giocato solo 12 partite ed ha chiuso la sua stagione il 24 marzo. Fortuna per il coach greco che Kyle Hines non smette mai di stupire e nei playoff ha dimostrato tutta la sua classe in mezzo all’area nonostante i suoi 198 cm. Rispetto alla passata stagione il volto nuovo è Cory Higgins che ha virtualmente preso il posto di Sonny Weems, anche se per ora siamo lontani dall’efficienza del’ ex Raptors. Per il resto è cambiato poco a livello di nomi, qualcosa in più come rotazioni e responsabilità, con Nando De Colo diventato il vero leader e Teodosic meno responsabilizzato rispettoal passato. La crescita di Vorontsevich e Kurbanov è stata molto importante, soprattutto a metà stagione, mentre Aaron Jackson sembra aver patito un po’ troppo l’infortunio alla mano di inizio stagione. I “vecchietti” inossidabili Khryapa e Fridzon completano un roster come sempre infinito ma che, ironia della sorte, proprio in questa quantità potrebbe avere un suo punto debole.

Nando De Colo, glaciale ai liberi con un 12/12 (Fabrizio Stefanini 2015)

Nando De Colo (Fabrizio Stefanini 2015)

L’UOMO CHIAVE – Lo dicono i numeri e lo dice il campo, Nando De Colo è diventato l’uomo imprescindibile per Itoudis. Il francese ha giocato una regular season da urlo e delle Top16 se possibile migliori, abbassando il suo livello di gioco solo nei playoff dove ha giocato la sua unica partita non in doppia cifra della stagione (7 punti in gara-1), finendo comunque in crescendo e dimostrando la sua capacità di saper cambiare passo anche in incontri ravvicinati. Candidato numero uno al titolo di MVP della stagione, il suo impatto è stato importante anche per Milos Teodosic, che ha avuto la possibilità di giocare spesso e volentieri off-the-ball aumentando la sua pericolosità da fuori ma anche nell’attaccare il ferro, sia per la capacità di calamitare falli ma anche per la sua bravura nello smazzare assist, dove proprio De Colo era uno dei suoi obiettivi principali.

LA SORPRESA – In un roster di questo livello trovare una sorpresa è impresa titanica, così la scelta cade su un giocatore che è cresciuto lentamente mese dopo mese, fino a diventare nella parte finale delle Top16 e nelle tre gare di playoff quasi fondamentale nel limitare i problemi nel pitturato del CSKA. Parliamo di Nikita Kurbanov, giocatore non più di primo pelo, tornato al CSKA dopo aver girovagato per 4 anni tra Kazan, San Pietroburgo e Kuban. Giocatore dotato di una mano interessante sia dalla media che dalla lunga distanza, capace di tirare con oltre il 55% da 2 punti e sopra il 42% (con quasi 100 conclusioni) da dietro l’arco, Kurbanov ha garantito con la sua doppia dimensione (oltre 5 rimbalzi a partita) la protezione dell’area in difesa ma soprattutto la capacità di allargare il campo in attacco ed è spesso stato utilizzato come 4 tattico da Itoudis, per lasciare l’area libera per le scorribande degli esterni.

COME GIOCA – Prima per Index rating (106 a partita), prima in punti realizzati (oltre 90), prima per assist (quasi 20), prima nel tiro da 2 punti (quasi il 58%) e nel tiro da 3 (oltre il 42% a partita), tra le migliori per rimbalzi concessi agli avversari (solo 30 a partita). Se il basket si giocasse solo con i numeri a Berlino le altre squadre potrebbero anche non andarci, ma siccome il basket non è solo numeri e soprattutto in questo giochino 1+1 non fa mai 2 ecco che dietro questi dati scintillanti si nasconde altro. Senza dubbio una squadra che quando gira ad alti regimi sa far divertire e lascia a bocca aperta per la qualità del gioco, la capacità di trovare sempre le giuste spaziature, di alternare il tiro da fuori alle giocate interne e alle penetrazioni e di saper interpretare al meglio lo spartito creato da Itoudis. Ma è proprio qui il problema, perchè i russi hanno dimostrato nel corso della stagione che possono rischiare tanto, anzi tantissimo, quando la partita va fuori dai binari a loro più consoni, quando gli avversati, per dirla alla romana, la buttano in caciara, facendo perdere il filo del discorso a De Colo e compagnia. Nonostante i cervelli fini di cui dispone Itoudis, il CSKA non sempre riesce a giocare di letture, ha dimostrato di faticare i ritmi alti e soprattutto la fisicità e non sempre i nervi rimangono saldi. 

AMBIZIONI A BERLINOOvviamente un unico obiettivo. Vincere. Il CSKA ha ampiamente dimostrato di essere, nelle ultime tre edizioni, squadra da regular season, ma forse poco propensa a giocare le gare secche magari proprio per quello che si diceva poco prima, l’incapacità di calarsi nella battaglia, di sporcarsi le mani e sbucciarsi le ginocchia. Da questo punto di vista la sfida di semifinale contro il Lokomotiv, se da un lato rappresenta forse l’impegno sulla carta più comodo, dall’altro è la classica partita in cui Teodosic e compagni hanno tutto da perdere. La sensazione, però, è che quest’anno almeno all’atto finale il CSKA ci arriverà e lì, comunque andrà l’altra semifinale, si troverà di fronte una squadra complicata, con accoppiamenti e sistema di gioco difficili da digerire. Itoudis vuole riuscire laddove anche Ettore Messina ha fallito, ma per riuscirci dovrà essere lui per primo bravo a leggere le situazioni e non far deragliare i suoi alle prime, inevitabili, difficoltà.


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