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(Foto di Savino PAOLELLA 2015)

Mike James, dalla A2 italiana alle Final Four di Eurolega (Foto di Savino PAOLELLA 2015)

MIKE JAMES – Siccome di Ioannis Bourousis abbiamo parlato anche troppo durante questa stagione, mettiamo questa volta l’accento su un giocatore che in Italia, per quanto lo sia visto solo nelle minors e per un anno solo, conosciamo bene. Ma forse non troppo, visto che dall’Italia lo abbiamo lasciato scappare, prima a Rodi e poi a Vitoria, in uscita da Omegna dove aveva giocato, impressionando per il suo atletismo ed il suo fiuto del canestro, nel 2013/2014 in DNA Silver. Chi lo aveva visto giocare all’epoca non poteva certo immaginare che sarebbe arrivato, da protagonista, alle Final Four di Eurolega ed invece Mike ci è riuscito, diventando il simbolo di una squadra normale, l’emblema del motto “la classe operaia va in Paradiso”, a testimonianza che in questo sport il talento conta, ma anche il lavoro giornaliero in palestra. Dopo una regular season da protagonista con oltre 10 punti a partita, 3 rimbalzi e 2.6 assist, James ha mantenuto cifre quasi identiche nelle Top16 giocate nel girone di ferro, per poi esplodere clamorosamente nelle tre gare di playoff contro il Panathinaikos, in cui ha viaggiato a quasi 15 punti a partita, tirando con oltre il 46% da 3 punti, con quasi 6 rimbalzi e 4 assist a partita. Ma le statistiche non raccontano il suo impatto in ciascuna singola gara, come ad esempio in gara-3, dove al suo ingresso in campo la gara è completamente cambiata e Vitoria ha iniziato a volare via. Le Final Four saranno un bel banco di prova ma lui e Vitoria rappresentano una bellissima favola.

DIMITRIS DIAMANTIDIS – E’ ovviamente un Up alla carriera, una carriera leggendaria che negli ultimi 12 anni si è intrecciata con quella della stessa Eurolega. Tre vittorie con il suo Panathinaikos (2007, 2009, 2011), due premi di MVP delle Final Four nel 2007 e nel 2011, anno in cui fu eletto anche MVP stagionale, segnando cifre da oltre 12 punti e quasi 7 assist a partita. Assist questa parola magica, diventata quasi un tutt’uno con Diamantidis che detiene il record all-time dell’Eurolega, con 1255 assist in 278 partite, un record che difficilmente qualcuno potrà togliergli in questa vita. Probabilmente in tanti hanno sognato per lui un commiato diverso e più poetico, magari con un’ultima passerella alle Final Four. Ma il basket, come la vita, sa essere crudele e così il suo addio è coinciso con una sconfitta casalinga amara, che chiude una stagione in cui, in ogni caso, Diamantidis ha continuato a predicare basket dando, ad una squadra costruita male e senza una grande identità, una chance per sperare nel viaggio a Berlino, con le ultime due gare della serie giocate in modo sublime. Ciao Genio, ci mancherai.

DOWNS

panathinaikosPANATHINAIKOS (società) – Il down non è per la squadra, né tanto meno per Sasha Djordjevic che, secondo noi, non è un allenatore così scarso come in tanti hanno descritto nelle ultime ore sui social. Anzi, a guardare bene il roster del Panathinaikos, forse arrivare ai playoff quest’anno non era poi così scontato. Un pizzico di fortuna che ha portato il Pana nel gruppo di Top16 più facile, ma anche una bella seconda fase con un secondo posto sfuggito per poco. E nonostante gli innesti in corsa la squadra é comunque rimasta di un livello inferiore e sicuramente una sua partecipazione alle Final Four non avrebbe rispecchiato i reali valori. Ecco perchè, a maggior ragione, non capiamo la scelta dirigenziale (che supponiamo sia arrivata per volere del proprietario Giannakopoulos e non dal presidente Papadopoulos) di cacciare il terzo allenatore in 3 anni, e sempre per gli scarsi risultati in Eurolega. Prima di Djordjevic era toccato a Pedoulakis (che aveva portato anche il Real poi finalista a Milano fino a gara-5) e poi ad Ivanovic, ed entrambi non è che avessero tra le mani una fuori serie. Insomma una scelta insensata e soprattutto senza troppo stile, presa a caldo e pochi secondi dopo che lo stesso Djordjevic aveva parlato in conferenza stampa, ed in una serata in cui forse sarebbe stato meglio celebrare l’addio di Diamantidis.


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