Tava Alessandra

Da Broni a Ferrara via Castelnuovo Scrivia. Alessandra Tava ci accompagna nel viaggio della sua Libertas attraverso la settimana che precede uno dei match più importanti della stagione rossoblù. Si parte ovviamente dalla sconfitta di Broni, un ko che se da un lato non ha regalato la gioia dei due punti e della qualificazione ai play off, dall’altro ha visto la compagine bolognese uscire dal campo a testa altissima, consapevole di aver fatto quasi il massimo e soprattutto di aver lottato fino alla fine. “A Broni ci può stare di perdere, loro sono una squadra molto forte e con una panchina lunghissima. Noi siamo arrivate là con qualche acciacco di troppo (Nori e la stessa Alessandra con problemi alle caviglie, più Tassinari che si è scavigliata in corso d’opera. NdR) e per giunta gli abbiamo regalato l’intero secondo quarto giocando molli in difesa e poco efficaci in attacco. Serviva una gara quasi perfetta per vincere, ma non ci siamo riuscite, anche se ci abbiamo provato in tutti i modi.”

Per lei sarebbe stata di sicuro una gioia doppia, visto che proprio a poca distanza da qui Alessandra ha mosso i primi passi nel mondo della palla a spicchi, per la precisione a Castelnuovo Scrivia, dove dall’età di quattro anni ha iniziato a giocare a basket e calcato anche -giovanissima- i primi campi senior. “Castelnuovo è una società a cui sono rimasta legatissima, e che mi ha dato tantissimo. Sono rimasta in contatto con allenatori e dirigenti, che mi avevano detto che in occasione di quella trasferta qualcuno sarebbe venuto per vedermi, ma come sempre hanno esagerato!”

Già, perché quel “qualcuno” si è trasformato in oltre una dozzina di ragazzine provenienti dai gruppi giovanili (più accompagnatori al seguito) vocianti e festanti ad ogni canestro della loro beniamina. E non sono stati pochi, visto che a fine partita il tabellino parlava di 17 punti di cui ben 15 nella ripresa. Tutto questo entusiasmo però ha radici ben più profonde della classica simpatia per l’idolo di casa che ce l’ha fatta. Fosse solo per quello, non ti assalirebbero letteralmente all’uscita dagli spogliatoi per abbracciarti e scattare foto insieme. Dov’è il trucco le chiedo? “Nessun trucco.. In realtà quest’estate sono stata per una settimana al camp organizzato dalla società per i gruppi under 13 nelle veci di istruttrice e di, diciamo così, ospite d’onore (diciamo così noi, perché lei tiene basso il profilo e alto il sorriso..). Così è stato facile instaurare un rapporto più stretto con le ragazze. Mi hanno preso in simpatia e con molte ci sentiamo tuttora. Vogliono sempre sapere come vanno le cose e come ho giocato, e questo mi fa un enorme piacere. Oltretutto, ogni volta che ne ho l’occasione, quando rientro a casa anche solo per qualche giorno mi faccio vedere in palestra per salutare tutti e, se capita, dare anche una mano. Vederle tutte lì mi ha fatto un piacere enorme oltre a darmi una grande carica in più. Peccato solo non avergli potuto dedicare la vittoria.”

A proposito di vittorie, le sue in carriera sono già diverse, tra campionati giovanili, promozioni e pure una coppa Italia, ma un paio vengono alla mente più di altre: quella in semifinale di coppa Italia (poi conquistata) a Chieti nel 2011 e quella nello spareggio per salire in A1 del 2012. Vittima sacrificale sempre la stessa squadra, proprio quella Libertas Bologna che l’ha ingaggiata all’inizio di questa stagione. Per la serie: se non puoi batterle, alleati con loro.. Alessandra ride ancora di gusto, cosa che evidentemente le riesce bene, ma glissa con nonchalance sull’argomento. “Non so se il motivo sia quello, anche se in entrambi i casi si tratta di episodi legati a ricordi per me molto belli, ma una cosa su questa squadra te la posso dire. Qui per ambiente, clima e soprattutto compagne di squadra, persone super con cui è un piacere stare insieme dentro e fuori dal campo, ho ritrovato quella voglia di giocare e quello spirito che lo scorso anno, per una serie di motivi, erano un po’ sparite. Quindi, qualunque sia stata la ragione del mio ingaggio, ringrazio veramente di cuore coach e dirigenza per avermi portata qui. E ci tengo a sottolineare che non è una frase di circostanza” -dice usando in realtà un “francesismo” che per non intaccare la sua immagine con le sue piccole fan preferiamo non riportare- “ma la pura verità.”

È già la seconda volta (su due “interviste”) che me lo sento dire, e mi pare sempre più evidente che questo sia un elemento di grande rilevanza negli equilibri e nei risultati di questa stagione. Adesso però mancano due partite, e il destino di Bologna resta legato tanto saldamente quanto esclusivamente ai propri risultati. “Sappiamo bene che a Ferrara sarà durissima, perché anche loro come Broni hanno elementi di grandissima qualità e talento, un quintetto molto forte ed un allenatore che conosco e stimo e che sa il fatto suo. Noi però dopo la sconfitta dell’andata abbiamo una gran voglia di rifarci, e soprattutto di chiudere il prima possibile tutti i discorsi sulla seconda fase. Vogliamo vincere e stiamo lavorando duramente in settimana per arrivare a sabato preparate al meglio.”

Mentre parliamo le luci del PalaMassumatico iniziano a spegnersi, segnale che anche per Ale, attardatasi per chiacchierare con me, è ora di rientrare a Bologna. Mi viene in mente che anche a Broni la luce si è spenta quando Alessandra è uscita dal campo, per problemi di falli, nel primo tempo. Forse questa è la chiave per la prossima trasferta. Oppure è solo una delle tante stronzate che saltano in mente a chi vi scrive. In questo caso godetevi pure il “francesismo”, che tanto io di piccole fan da preservare non ne ho nemmeno una.


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