In esclusiva per Dailybasket.it, con la collaborazione dell’ufficio stampa della A.S. Vicenza Basket, abbiamo raggiunto Anna Zimerle per rivolgerle qualche domanda.

Anna Zimerle4Trentasette anni, playmaker vicentina, neo assistente allenatrice della nazionale, Anna Zimerle non ha certo bisogno di presentazioni: colonna e bandiera del Famila Schio per 7 stagioni (1997-2004), ha vestito poi le maglie di Valencia, Maddaloni, Taranto e -dalla scorsa stagione- Vicenza. Per quasi 10 stagioni è stata il play della Nazionale Italiana. Nella sua bacheca 1 scudetto, 2 coppe Ronchetti, 2 coppe Italia, 1 supercoppa Italiana, 1 Supercoppa spagnola, medaglia d’argento con la Nazionale ai giochi del Mediterraneo del 2001 e alle Universiadi di Daegu nel 2003, il premio come miglior giocatrice italiana nel 2001 e l’Oscar del basket “Pietro Reverberi” nel 2002, riconosciuta come una delle migliori giocatrici di sempre della pallacanestro italiana.

Buongiorno Anna, innanzitutto grazie per la disponibilità nel trovare un po’ di tempo fra i tuoi innumerevoli impegni.

Come ti sei avvicinata al mondo della pallacanestro?

Anna Zimerle1La scoperta della pallacanestro è stata per me molto casuale. Un corso di minibasket vicino a casa, poi gli addetti ai lavori dell’allora Primigi Vicenza mi invitarono ad andare ad allenarmi da loro e da lì una formazione tecnica e mentale che ha poi segnato il mio percorso.

Ripercorrendo la tua carriera, ricca di soddisfazioni personali e di squadra, riesci ad individuare una partita, un momento e un’emozione più forte rispetto alle altre? 

Mi ritengo assolutamente fortunata per le innumerevoli esperienze che la mia carriera mi ha offerto. Se devo provare a sottolineare una partita direi la finale della prima Ronchetti vinta a Schio! Un momento.. lo scudetto vinto con Taranto! Un’emozione: il ritorno in campo dopo la malattia.

Nella stagione 2004-05, nel pieno della maturità, la decisione di lasciare l’Italia per approdare in Spagna (a Valencia): tornando indietro, rifaresti la stessa scelta?

Senza ombra di dubbio la rifarei! Per molti aspetti: a Schio stavo benissimo, il feeling con società ed ambiente era idilliaco, ma era la seconda volta in un anno che una società come Valencia mi offriva l’occasione di misurarmi con qualcosa di diverso e di uscire dalla comfort zone. In Spagna ho riempito il mio bagaglio tecnico e professionale di nuove e preziose idee, che hanno inciso molto nel mio ulteriore passo verso una maturità cestistica. E’ un’esperienza che consiglierei a una giovane, confrontarsi con metodi di lavoro di Paesi come Spagna, Francia ecc. che in questo momento potrebbero avere qualcosa da insegnarci potrebbe diventare un trampolino di crescita, non soltanto tecnica.

Capitolo Nazionale: per quasi 10 anni playmaker e pedina fondamentale; poi, andando a giocare all’estero si sono un po’ dimenticati di te. Come giudichi la tua esperienza?

Nazionale.. non nego che al momento dell’esclusione l’amarezza abbia avuto il sopravvento, ma semplicemente perché in Nazionale ci si vuole andare! Ovvio che poi si è abbastanza ragionevoli da capire che la concorrenza esiste, che ogni C.T. ha le sue idee tecniche e la sua filosofia cestistica e che quindi abbia tutto il diritto di fare le sue scelte. Il dispiacere c’è stato e c’è quando ci ripenso, ma certamente ricordo con emozione le competizioni giocate e le medaglie vinte a fianco di giocatrici che tuttora sono al top del basket italiano ed europeo.

Hai avuto la fortuna di giocare con alcune delle più grandi giocatrici della pallacanestro italiana, chi ricordi in modo particolare?

Anna Zimerle2Potrei elencarne veramente molte e di epoche diverse. Delle attuali ho avuto il piacere di giocare con Masciadri e Macchi che sono l’emblema del basket italiano di oggi. Ho avuto il privilegio di allenarmi e giocare con cestiste di quel Vicenza che ha fatto la storia del basket del nostro Paese e rimanere per così dire marchiata da una mentalità indelebile. Se devo fare un solo nome dico Catarina Pollini con la quale ho condiviso l’avventura valenciana.

Dopo una lunga militanza nella pallacanestro “che conta”, all’interno di grandissime squadre, l’anno scorso la decisione di ritornare al basket giocato -dopo una pausa- in un campionato non di primissimo piano: cosa ti ha spinto a rientrare?

L’amore per la pallacanestro, credo. Mi piace troppo, quasi una droga. La voglia di rientrare e rimettermi in gioco credo arrivi dall’orgoglio in questo caso. Lo stimolo e la spinta me li ha dati Michela Voltan. Rientravo da lunga, quasi interminabile, convalescenza. Riprendere ad allenarmi era più che altro una scommessa con me. Non l’avrei fatto, era un libro che avevo faticato a chiudere per quanto mi era piaciuto seppur con un finale imprevisto, ma la richiesta arrivava da Michela, che stimo e conosco da tempo.

Vicenza è una delle piazze storiche del basket italiano, una delle società più titolate: come sta rispondendo la città al ritorno della pallacanestro di alto livello dopo anni di assenza?

Vorrei poter dire che la città risponde alla grande, purtroppo rispondono i “fedelissimi”, quelli che non hanno mai mollato la squadra e la società nemmeno nei momenti meno lucenti. I risultati sportivi degli ultimi mesi credo possano definirsi entusiasmanti e ben promettenti per il futuro. Grazie a questi c’è la speranza che i tifosi siano sempre più numerosi e che la città dal punto di vista delle amministrazioni guardi anche al basket al femminile.

Quest’anno, all’esordio, una sconfitta di misura con una prestazione non molto convincente soprattutto dal punto di vista mentale. Poi la scossa: vittoria contro Udine davanti al vostro pubblico e -dopo il turno di riposo- tre vittorie consecutive, fra cui quella sul campo di Muggia, una delle grandi favorite della conference Nord-Est: ti aspettavi un inizio di campionato così?

Sì, credo potesse essere prevedibile. Il primo incontro fuori casa contro Trieste, che si sta dimostrando per ora la migliore del girone, è stato utile a capire chi siamo e dove siamo. Una categoria superiore lo è di fatto e avevamo bisogno di capire come muoverci e prendere consapevolezza dei nostri mezzi. Ora siamo in un buon momento e vogliamo e possiamo crescere da qui alla fine della stagione.

Zimerle, Benko, Ferri ma anche Martelliano, Colombo e Prospero: un roster che ha il giusto mix di esperienza, talento e gioventù.

E’ interessante e stimolante avere una squadra di questa composizione. Permette di avere varie carte da giocare e di trovare sempre e comunque un equilibrio.

Anna ZimerleGrazie ad una serie di vittorie, vi si aprono prospettive importanti: cosa pensi della formula in cui è articolato il campionato?

Credo che la formula fosse stata strutturata per agevolare le società dal punto di vista economico e quindi ridurre il raggio delle trasferte nel primo giro di campionato. Probabilmente il doppio girone sarebbe stato sufficiente, ma non si può esprimere un’opinione ad opera in corso. Magari alla fine della stagione scopriremo che la formula funziona . Noi ora siamo in una buona posizione, che vorremmo mantenere e perché no, migliorare.

Obiettivo per questo campionato?

Obiettivo dichiarato è mantenere la categoria. Obiettivo innato di questo gruppo è sorprendere!

Prima del ritorno al basket giocato, avevi iniziato la carriera da allenatrice. Ora sei nello staff di coach Ricchini. Come pensi di conciliare i due ruoli (giocatrice e allenatrice)?

Rientrare in azzurro con una veste nuova è assolutamente emozionante e stimolante! Far funzionare i due ruoli è per me molto divertente e un modo soft di vivere il passaggio da dentro a bordo campo!

Che differenze vedi fra il periodo in cui hai esordito tu e questa pallacanestro? Cosa ti senti di consigliare alle giovani di adesso, dall’alto della tua esperienza?

E’ sempre difficile confrontare due epoche diverse, la pallacanestro è cambiata nel frattempo e proprio la mia generazione ha vissuto nel mezzo di questo cambiamento. Il gesto tecnico ha lasciato molto più spazio all’aspetto fisico, portando così ad una più scarsa predisposizione della lettura del gioco, che invece io considero la linfa di questo sport. Ad una giovane suggerirei di spostare l’asticella sempre un po’ più in là, e di lasciarsi sorprendere di come sia raggiungibile ogni traguardo che ci si ponga. Certo, non senza il lavoro e la cura del dettaglio!

Un’ultima domanda: com’è essere allenata da un’altra grande ex giocatrice come Michela Voltan?

Michela come coach è molto esigente e molto preparata. La sua esperienza nel basket giocato di alto livello ha portato o riportato a Vicenza la mentalità che a questa società compete. Ritengo il suo ruolo molto importante, essendoci in squadra delle giovani e delle molto giovani, sulle quali inciderà tantissimo per la formazione come giocatrici e anche e soprattutto come persone.

Grazie di nuovo per la disponibilità, Anna. In bocca al lupo per la stagione.

Grazie a te. Crepi il lupo

 


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