Libertas Bologna

Quando nasci a San Remo, viene da pensare che al palcoscenico ci devi essere abituato per forza, come se la questione fosse legata ad una naturale evoluzione Darwiniana del DNA e non al lavoro duro, alla dedizione e pure a una più che discreta dose di talento naturale. Sara Crudo, ala piccola alla seconda stagione con la Libertas Bologna, il palcoscenico quest’anno se lo è preso -cestisticamente parlando- con la forza. I numeri parlano chiaro: prima della squadra per punti segnati (13,8 di media), percentuale da due (52,4%), percentuale da tre (37,8%), minuti giocati (354, quasi 30 a gara), rimbalzi (6,3), stoppate (0,9) e recuperi (3,0). Seconda di pochi centesimi nella percentuale ai liberi (83,3%).

Sara, si può dire che sei l’MVP della prima fase della Libertas? “No no, io non mi permetto.. Se vuoi fallo tu.” Ci risponde trincerandosi subito dietro un sorriso un po’ imbarazzato. Pensando però al fatto che addirittura, nelle ultime tre uscite, abbia ulteriormente alzato il livello di gioco viaggiando a 18 di media col 58,6% da 2 e il 54,5% da tre, se non lo dice lei, non abbiamo neanche bisogno di dirlo noi. Ci pensano le cifre da sole. Ma se siete tra quelli che non si fidano delle statistiche, guardatela giocare. Non c’è -semplicemente- una sola maniera in cui non sia in grado di segnare.

Migliorata tra l’altro in tutte le categorie statistiche rispetto allo scorso anno, chiediamo a Sara di raccontarci quale sia il segreto di questa crescita. “Come dice coach Scanzani, è il lavoro che alla fine paga sempre. Io ho solo cercato di dargli ascolto, lavorando tantissimo in palestra e migliorando soprattutto nel tiro da fuori, cosa che mi ha permesso di essere più pericolosa poi anche nelle altre zone del campo. Sento la fiducia del coach e del gruppo, non è questione di avere più spazio, anche perché comunque pure l’anno scorso giocavo molti minuti.”

Tira in ballo spesso coach Scanzani, e non è un caso, visto che tra le tre stagioni di La Spezia e le due di Bologna, il filo conduttore dell’ultimo lustro per lei è sempre stato proprio l’attuale coach delle rossoblù. Ma quanto conta Maurizio nei tuoi passi avanti? “Tantissimo. D’accordo con lui, a La Spezia ho iniziato un percorso di crescita che mi ha spinta poi a seguirlo anche qui a Bologna, e devo dire che nel miglioramento del mio gioco e specialmente delle letture in campo, la sua mano si sente eccome. Credo che sia uno dei migliori allenatori in circolazione a questo livello in Italia.”

Sarà contento il coach di saperlo. Più contento sicuramente di sabato dopo la sconfitta contro la capolista. Che cosa non ha funzionato per voi? “Beh, premettendo che loro sono una squadra davvero molto forte, con individualità di altissimo livello, e che Zanoli ci ha veramente fatto a fette, noi abbiamo difeso troppo male per sperare di vincere. Ci hanno colpite sei volte in contropiede nel solo primo quarto, e dire che quelle giovani che corrono dovremmo essere noi! Invece i nostri equilibri difensivi sono saltati spesso, e se aggiungi percentuali bassissime sia da due che dalla lunetta, contro squadre così non puoi vincere. Peccato aver mollato negli ultimi due minuti, perché quindici punti di scarto sono un passivo un po’ troppo severo.”

E adesso che inizia la poule promozione cosa vi aspetta? “Ci aspettano partite ancora più difficili, contro squadre almeno a livello della Vassalli, se non addirittura superiori. Chiaro che per noi ora non c’è più pressione perché abbiamo raggiunto l’obiettivo minimo, ma questo non vuol dire che ci rilasseremo, anzi. Cercheremo di toglierci ancora delle soddisfazioni e soprattutto di alzare il nostro livello di gioco per lottare alla pari con tutti e dare ancora delle gioie al nostro pubblico.”

Pubblico che riceve ad ogni partita un sostanzioso contributo “numerico” dalla famiglia Crudo, che oltre a mamma e papà può contare anche su un teorico “quintetto” rigorosamente di sole donne formato da Sara e dalle sue quattro sorelle. Ma una famiglia così numerosa influisce tanto per te nella pallacanestro? E in che maniera? “Assolutamente sì. Quando a 14 anni mi sono trasferita a La Spezia mia madre e due delle mie sorelle, Paola (che tra l’altro gioca con la Fortitudo Rosa) e Roberta, mi hanno seguita, venendo a vivere insieme a me e accompagnandomi poi anche qui a Bologna. La loro presenza e il loro sostegno per me sono stati insostituibili, soprattutto i primi anni. All’inizio non me ne rendevo conto, perché sei giovane e a certe cose non dai peso. Ma poi oggi vedo ragazzine della stessa età in foresteria senza la famiglia vicino, e capisco quanto io sia stata fortunata. Anche perché lasciarsi sostanzialmente tutto dietro per cambiare città e vita è un sacrificio davvero grande, e non le ringrazierò mai abbastanza. Mio padre poi, anche se è rimasto a vivere a casa per questioni di lavoro con le altre due sorelle Palma e Francesca, non manca mai a nessuna delle mie partite, a costo di farsi ogni volta più di cinquecento chilometri solo per vedermi giocare. Il premio di MVP lo darei a loro, altroché! La famiglia prima di tutto.. Spero che quando lo leggeranno gli faccia piacere..”

E sinceramente stavolta non credo ci possa essere il minimo dubbio. Anche senza bisogno di sfoggiare nessuna statistica.


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